Continua il confronto tra Governo e Sindacati sulla riforma pensioni che entrerà dal 2023, e sul tavolo tecnico presenti nuove proposte.
Il prossimo appuntamento tra Governo e Sindacati è previsto il 7 febbraio, e si valuteranno nel concreto il bonus contributivo per irrobustire le pensioni future. Anche l’OCSE ha segnalato il rischio dell’Italia, sul sistema previdenziale per i giovani che vedranno la pensione non prima dei 70 anni di età. Ma le proposte sono varie e riguardano anche le madri e la flessibilità in uscita.
Le ultime proposte presentate sul tavolo tecnico nel confronto tra Governo e Sindacati sono finalizzate ad irrobustire le pensioni future con un bonus contributivo per coloro che hanno avuto carriere discontinue. In questo modo si copre almeno in parte i periodi di disoccupazione, formazione e di lavoro di cura. Inoltre, l vaglio anche accorgimenti per agevolare le lavoratrici madri, con la copertura di contributi figurativi di dodici mesi per ogni figlio.
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Il restyling del sistema previdenziale ha l’obiettivo di creare un provvedimento mirato che dovrà essere pronto per la partenza, prevista dal primo gennaio 2023. Precisiamo che da gennaio 2023, Quota 102 si sarà esaurita per lasciare posto alle nuove misure allo studio.
Il prossimo incontro di verifica politica è previsto tra il Governo Draghi e i leader dei Sindacati (Cgil, Cisl e Uil), fissato il 7 febbraio dopo un primo round del 3 febbraio.
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Si valuta una pensione di garanzia per i giovani, una proposta che era già stata contemplata nell’intesa raggiunta nel 2016 tra governo e sindacati. Proposta che era stata inserita in un pacchetto i misure a cui aveva contribuito anche l’attuale presidente della Commissione bicamerale, Tommaso Nannicini. Questa proposta è rispolverata e presa in considerazione per tutelare i giovani.
In effetti, tra le opzioni valutate nei primi due incontri, è emerso il bonus contributivo figurativo per garantire ai giovani, a cui sarà applicato il sistema contributivo di calcolo della pensione (attività dal primo gennaio 1996). Tale bonus permetterà di raggiungere il montante contributivo richiesto e ridurre i periodi costellati di buchi (disoccupazione, formazione, eccetera). Il bonus figurativo potrebbe scattare per ogni anno di lavoro, con 1,5 -1,6 anni di versamenti a carico dello Stato, accreditati in modalità figurativa per periodi definiti. Rientrano in questi periodi, oltre il periodo di disoccupazione e formazione, anche quello per la cura della persona, il “caregiver”.
Per questa misura, al momento resta l’incognita dei costi, infatti, il ministero dell’Economia rimane cauto e chiede di quantificare con precisione l’impatto che tale misura ha sulle casse dello Stato.
Tra le tante idee, un bonus contributivo figurativo per coprire i periodi di maternità e per periodi di assenza forzata dal lavoro. Questa misura è finalizzata a garantire una copertura pensionistica adeguata. Inoltre, sul tavolo è presente anche la possibilità di un bonus di dodici mesi di contributi per ogni figlio.
La vera difficoltà da superare la flessibilità in uscita, i sindacati insistono sul rendere possibile l’uscita anticipata dal lavoro a partire da 62 o 63 anni di età, anche considerando una penalizzazione. Il Governo ha più volte sostenuto che il sistema di calcolo della pensione è quello contributivo senza sforamenti dei conti pubblici. Un’altra alternativa proposta è la quota 41 aperta a tutti con 41 anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica.
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