Riforma pensioni in alto mare dopo la caduta del Governo: cosa succederà nel 2023?

Con la caduta del Governo, la riforma pensioni vive nuovamente una fase di stallo e verosimilmente non è possibile immaginare concreti sviluppi e nuove norme nel 2022. Esse però eviterebbero il ritorno alla legge Fornero. Intanto sono tanti i provvedimenti a rischio in caso di voto anticipato.

Le parole dell’ormai ex Presidente del Consiglio Draghi erano piuttosto chiare, serve una “riforma che garantisca meccanismi di flessibilità in uscita e un impianto sostenibile ancorato al sistema contributivo”. Si tratta di quanto indicato nell’ambito del discorso fatto il 20 luglio scorso a Palazzo Madama, dopo le dimissioni.

riforma pensioni
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Tuttavia i partiti politici hanno preferito non accettare la proposta di rifondare il patto di maggioranza, con le conseguenze che ne sono derivate nelle ultime ore: addio definitivo del Governo Draghi e imminente ritorno alle urne. Se vi fosse stato accordo, la riforma pensioni sarebbe rimasta in agenda e sarebbe stata uno degli obiettivi da cogliere entro l’anno, ma così non si è verificato.

Ci si domanda allora quale sarà il futuro della previdenza in Italia, almeno nel breve termine. Si tornerà all’applicazione tout court della legge Fornero? Oppure c’è qualche spiraglio per una riforma pensioni strutturale, nonostante le ultime vicende politiche? Proviamo a fare un po’ di chiarezza.

La riforma pensioni nel 2022 è ormai un miraggio?

Certo che uno dei capisaldi della riforma pensioni resterà comunque il percorso progressivo verso il sistema contributivo, siccome da più parti è stato rilevato che il sistema previdenziale retributivo ha prodotto nel tempo delle problematiche difficili da risolvere e che hanno attirato le critiche delle istituzioni UE. Si tratta peraltro della linea dell’ex Presidente del Consiglio, ma ora con un Governo attivo per il disbrigo degli affari correnti, pensare alla prosecuzione immediata di un dialogo produttivo sulla riforma pensioni, pare del tutto improbabile.

Tutti i principali osservatori ed esperti in materia previdenziale paiono concordi su un punto: difficilmente vedremo una riforma pensioni entro il 2022. E ciò pur essendo auspicata da tutti, specialmente coloro che temono il ritorno alla legge Fornero dal prossimo anno.

Il punto è che se si voterà ad inizio autunno, il nuovo Esecutivo avrà pochissimo tempo per pensare di riprendere in mano il progetto di riforma. Insomma, spazi per escamotage e soluzioni dell’ultimo minuti non sembrano esservi.

La sola alternativa resta, con il tramonto del regime transitorio di Quota 102 (come già l’anno scorso fu per Quota 100), il ritorno dal primo gennaio del 2023 all’applicazione della legge Fornero, ovvero un provvedimento che dispone l’uscita dal mondo del lavoro a 67 anni e un’uscita anticipata con 42 anni e 10 mesi di contributi (uno in meno per le donne).

Sempre in materia previdenziale, vi sono ombre anche su una possibile nuova proroga per Opzione Donna, nonostante il Ministero del Lavoro si sia recentemente espresso positivamente a riguardo. Quasi sicuramente Ape Sociale invece proseguirà anche nel 2023, con Quota 41 per i lavoratori precoci.

Non solo riforma pensioni 2022: tanti le questioni e gli argomenti che meritano una risposta da parte delle istituzioni

In questo periodo le istituzioni hanno discusso anche di riscatto gratuito degli anni di studio passati all’università, dell’ipotesi Quota 41 vista con favore dai sindacati e da alcune formazioni politiche e dell’ipotesi ’64 anni’, ma come sopra accennato tutto appare ora in alto mare.

Insomma, c’è molta incertezza su quello che succederà nei prossimi mesi dopo l’assai probabile scioglimento delle camere. Difficile fare pronostici, specialmente prima delle elezioni anticipate, le quali andranno a cadere in un periodo chiave per la messa a punto della Nadef e della manovra. Andare a toccare e disciplinare anche il complesso e articolato argomento della riforma pensioni pare al momento una vera e propria impresa.

Rimarchiamo che il prossimo 31 dicembre scade Quota 102, oltre che l’Ape Sociale e Opzione Donna. Vero è che questo Governo aveva valutato di prorogare questi due ultimi meccanismi e stava elaborando un nuovo regime per permettere una maggiore flessibilità in uscita. Ma ora il cantiere si ferma e, senza specifici interventi nel breve termine, assisteremo ad un ritorno secco alla riforma Fornero in versione integrale nel 2023.

Non soltanto la riforma pensioni è in bilico e sempre più incerta, ma tanti altri temi ora si trovano in una fase di transizione tra questo Esecutivo e quello che verrà. Perciò verosimilmente è molto difficile ipotizzare soluzioni dettagliate a livello normativo nei prossimi mesi, non soltanto in materia di pensioni, ma anche di lavoro, fisco, giustizia, bonus e agevolazioni e quant’altro.

Ci si interroga soprattutto sull’iter dei principali provvedimenti in tema di riforme e obiettivi del PNRR. Pensiamo al fatto che il finanziamento legato alla seconda rata da 21 miliardi, che l’Italia ha già chiesto, manca ancora di 55 obiettivi, da cogliere entro fine anno. E pensiamo anche ai provvedimenti di conversione dei decreti legge attualmente pendenti alle camere.

E non bisogna dimenticare poi la questione dell’adozione dei decreti legislativi attuativi di riforme, che hanno già ricevuto l’ok dal parlamento (ad es. le riforme della giustizia e del codice degli appalti). Non resta che attendere i futuri sviluppi, auspicando la maggior collaborazione di tutte le forze politiche.

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