Continua la riforma del catasto con emendamenti e riformulazioni da approvare.
La maggioranza di governo sta progressivamente approvando il Catasto italiano secondo un processo graduale che sarà utilizzato dall’Agenzia delle Entrate a partire dal 2026.
Il Catasto è l’archivio di tutti i beni immobili, sia terreni che fabbricati, presenti in un Comune o in una Provincia. Un documento contenente le informazioni sulle caratteristiche dell’immobile: localizzazione, estensione della proprietà, destinazione d’uso etc.
Il Catasto quindi registra tutte le proprietà e gli eventuali cambiamenti dell’immobile nel tempo utili a determinare il valore dell’immobile. L’Agenzia delle Entrate gestisce la banca dati catastali e li utilizza per calcolare una serie di tasse come l’Imu.
Fra le novità di cui si terrà conto per il valore dell’immobile, l’articolazione del territorio comunale e la rideterminazione delle destinazioni d’uso. Queste saranno distinte in ordinarie e speciali. In questo modo saranno superate le attuali categorie A1, A2, A3 ovvero signorile, civile, economica. Le nuove categorie saranno invece comprese in due macro gruppi: gli immobili abitativi e quelli industriali-commerciali.
Riforma del catasto; le modifiche del criterio per la ridefinizione delle imposte
Il terzo criterio per la ridefinizione delle imposte si rifà a quella che tecnicamente viene definita unità di consistenza, che coincide con il “vano catastale” per le abitazioni e i metri quadrati o cubi per le altre tipologie, come i fabbricati industriali. All’articolo 6 vengono poi aggiunti due commi: una quota dell’eventuale maggiore gettito derivato dall’emersione di immobili fantasma è destinata alla riduzione dell’Imu, con priorità ai comuni dove si trovano gli immobili.
Il cambiamento comporterà un allineamento dei valori catastali rispetto agli attuali valori di mercato. In questo modo, la base imponibile su cui calcolare le imposte, tra cui l’IMU, crescerà. Il nuovo della riforma si concentra anche sulla caccia alle “case fantasma”. L’obbiettivo è quello di rendere gli enti locali più agili nell’eseguire controlli sul territorio al fine di recuperare gettito dall’evasione. I comuni saranno incentivati a verificare in concreto consistenze di terreni e fabbricati, ma anche il corretto classamento e accatastamento.
Tra gli obiettivi fissati dalla riforma c’è infatti la lotta all’abusivismo edilizio. In base agli ultimi dati Istat 2020, su 100 case edificate, quelle abusive sono 6,1 al Nord, 17,8 al Centro e ben 45,6 nel Mezzogiorno, in media il 17,7% delle nuove costruzioni.