Quando il cambiamento riguarda la retribuzione permessi 104, c’è sempre tanta tensione. Ad essere modificate non sono solo le cifre in sé, perché alcuni cittadini devono imparare a far fronte ad una nuova modalità di calcolo!
Le news inerenti la retribuzione permessi 104 non riguarda chiunque, ma solo chi è soggetto al suddetto Regime. Quel che però è abbastanza evidente, è che ad essere stravolti sono molteplici aspetti, alcuni dei quali totalmente inaspettati. Con le modifiche in gioco si scherza poco, specialmente perché bisogna capire come effettuare il nuovo calcolo. Se si è sottoposti alle Legge n. 104 del ’92 c’è una ragione, e cercare di ottenere il massimo dagli aiuti, è un obiettivo importante per alcune famiglie.
L’inclusione è una meta dello Stato Sociale. Senza le Politiche di Welfare, l’Italia dove può andare? Se per alcune persone può apparire scontata la presenza della retribuzione permessi 104, per tanti è un’esigenza fondamentale, perché concerne la possibilità di prendersi cura delle persone care che hanno l’invalidità. Ci sono diverse casistiche, e riuscire a trovare il punto della situazione mette in panico chi di solito ne faceva uso.
Significa che non ci sarà più alcun aiuto? La questione piuttosto è un’altra. Si assiste, in certe situazioni, ad una variazione di aiuti. Quindi, se prima la retribuzione dei permessi 104 era soggetta ad un certo calcolo, ad oggi ne subentra un altro, i cui effetti devono ancora essere testati.
In busta paga le componenti dei permessi, sono fisse, significa che il minimo è parte integrante dei calcoli. Allora, il caregiver ha diritto a 3 giorni di assenza pagati e coperti dal punto di vista contributivo poiché entra in gioco la contribuzione figurativa. Il fine dell’intervento è quello di poter prestare soccorso alla persona in difficoltà. Cambiano le ore a disposizione?
La prima domanda sorge spontanea, se quanto disciplinato finora sembra tutto “come sempre”, allora cos’è che viene stravolto? Forse il monte ore a disposizione? Ebbene, nemmeno le ore vengono modificate. Infatti, i giorni di assenza possono essere spalmati in un arco di ore mensili che convengono ai caregiver e al familiare aiutato. Allora, in base agli elementi raccolti, si fa il punto della situazione per capire se ci sono effettivamente dei soldi in più, oppure si prevede il peggio considerando Tredicesima e Quattordicesima.
Per effettuare il calcolo non possono non essere considerati gli elementi che concernono le parti dei salari che necessitano per diritto, della contribuzione figurativa. Nello specifico, il calcolo si basa sulle componenti fisse, come già accennato ad esempio, il superminimo che servono per determinare l’importo totale del permesso. Ed è qui che si comprende il trattamento subito, e il fatto che sì ci sono novità nel calcolo, ma in positivo: zero tagli!
Nel periodo di assenza, il lavoratore riceve un’indennità che equivale alla comune retribuzione. La somma è di norma anticipata dal datore di lavoro, ma per conto dell’INPS quando usufruisce dei permessi.
Nel frattempo, si continuano a maturare i diritti di un comune lavoratore. Come quelli della ferie, senza dimenticare Tredicesima e Quattordicesima, se previste. Oltre ciò, c’è l’indennità corrisposta che è riconosciuta fiscalmente come reddito di lavoro dipendente, a sua volta soggetta a ritenuta Irpef, ma esclusa da trattenute contributive previdenziali.
Tredicesima e Quattordicesima non vengono toccate, e ci sono garanzie dal sapore di “bonus” per i caregiver. Anche perché entrambe non vengono condizionate dai permessi, ma dalla situazione lavorativa del soggetto. L’unica modifica avviene nel momento in cui i permessi insieme al congedo parentale ordinario, più quello di malattia del figlio, modificano ampiamente la condizione economica.
Infine, è possibile che un lavoratore assisti più disabili, e per questa ragione c’è una specifica modalità di utilizzo dei permessi.
Allora, quali sono i nuovi calcoli? La retribuzione si attiene alla remunerazione effettiva che deve esser corrisposta al caregiver, la quale a sua volta in base sull’importo che il lavoratore avrebbe ottenuto lavorando come sempre. Il calcolo orario si “indennizza” in relazione alla retribuzione oraria effettiva.
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