Avete ricevuto del denaro in prestito da un amico o da un parente e state per effettuare un bonifico in restituzione? E’ bene fare molta attenzione: ecco quali sono i rischi fiscali e cosa controllerà il Fisco.
Prima o poi tutti possono trovarsi in una condizione di necessità e si rivolgono ad amici o a parenti per un prestito di denaro. Superata la difficoltà arriva il momento della restituzione che, spesso, viene effettuata in contanti: ma avete mai pensato ai rischi fiscali connessi?
L’Agenzia delle Entrate, infatti, potrebbe effettuare dei controlli e rilevare o sanzionare delle irregolarità qualora la restituzione di tale denaro sia effettuata attraverso un prestito. Ecco a quali aspetti bisogna fare attenzione e quali sono i rischi fiscali.
Bonifico in restituzione di un prestito, attenzione ai controlli e ai rischi fiscali
Secondo quanto stabilito dalla Legge, qualora un contribuente riceva un prestito da un amico o da un parente e non offre prove dettagliate circa la natura imponibile delle somme ricevute, il bonifico di restituzione può essere considerato come un reddito.
Il capitale, infatti, viene versato e, dunque, prestato a titolo gratuito: esso andrà restituito e quindi non è imponibile. In questo caso, ossia di prestito infruttifero, dunque, tali somme non sono soggette a tassazione nel momento della restituzione.
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Ciò cambia completamente in caso di prestiti fruttiferi: secondo quanto previsto da questa modalità, il mutuatario dovrà restituire anche gli interessi concordati precedentemente. In tal caso, gli interessi costituiranno un vero e proprio reddito e andranno come tali dichiarati ai fini dell’imposizione fiscale.
Ecco cosa si rischia in caso di controllo dell’Agenzia delle Entrate
Qualora vi siano delle dichiarazioni mancanti o fosse dichiarato il falso bisognerà fare molta attenzione perché da un momento all’altro potrebbero scattare i controlli da parte dell’Agenzia delle Entrate. Tale Ente, attraverso l’Anagrafe dei conti corrente, può rilevare l’ingresso sul conto in questione di somme provenienti da un bonifico.
Inoltre, grazie all’art. 32 del DPR n. 600/1973, l’Agenzia può considerare automaticamente tali importi come redditi. Per mettersi in salvo il contribuente può fornire una documentazione scritta precisa e dettagliata circa la provenienza di tali somme.
Una soluzione, in questo caso, può essere la presentazione di un contratto che dimostri che tale prestito sia stato infruttifero e che, quindi, non abbia prodotto interessi. In questo caso, le parti al momento del prestito, dovranno compilare e firmare un documento in cui siano indicati l’entità della somma, la data di restituzione e l’assenza di interessi.