La restituzione del Bonus Natale fa storcere il naso a tanti contribuenti, per cui bisogna agire per tutelarsi e capire il perché di questo cambio di rotta.
Se c’è qualcosa che davvero fa venire giù il morale, è l’aver a che fare con un sistema che poco soddisfa i diritti dell’individuo. Da qui, venire a sapere che un’iniziale misura di sostegno, si è poi rivelata un totale fallimento perché “richiesta indietro”, ecco che il mood dell’intera collettività non può che venire giù in maniera peggiore. È possibile evitare le peggiori conseguenze, ma si deve conoscere la normativa.
Cosa è andato storto? La mancanza di risorse per sostenere un’iniziativa del genere? Il Bonus Natale è stato visto fin dall’inizio come una manna dal cielo. Quell’incremento economico che tanto serve in un periodo del genere. L’inflazione in perenne aumento, la stagnazione economica che blocca lo sviluppo della società, e un clima di totale individualismo che separa le persone, sono i mali più grossi della società attuale. Evitare di ridare indietro un sostegno economico così importante è l’obiettivo.
Lo si può fare senza andare contro la legge, ma bisogna aver chiari dei punti essenziali per consolidare la meta. L’aspetto più interessante di questa possibilità è il fatto che non tutti devono ridare indietro la somma percepita. Infatti, per alcuni potrebbe risultare più semplice del previsto, sviare la problematica in questione.
La restituzione del bonus Natale è preludio di festività in rosso… da conto in banca?
Altro che rosso in festa, si sta sempre più temendo un Natale di ristrettezze e povertà. Non si può negare la penuria di risorse che sta devastando il sistema economico del momento. L’iniziativa del Governo Meloni doveva aiutare i lavoratori durante il periodo, un bonus fino a 100 euro da erogare in soluzione cumulativa alla Tredicesima oppure con la dichiarazione dei redditi per i disoccupati. Insomma, sembrava avere ottime premesse, ma gli ostacoli nascosti rendono la misura da vantaggiosa a spiacevole.
Non è un bonus distribuito in automatico, ma deve essere richiesto digitalmente. Come se non bastasse, la burocrazia regna sovrana e rallenta, infatti chi ha diritto a ricevere l’aiuto potrebbe non ottenerlo se non presenta la domanda in tempo. Allo stesso tempo, chi lo riceve senza averne i requisiti, dovrà restituirlo, perché il sistema se ne accorge. Quindi, attenzionare se davvero si è destinatari, è la chiave principale che ne determina la fruizione.
Come accorgersi dell’errore? Chi non ha inoltrato la domanda entro il 22 novembre non riceverà nulla, ma chi non è vero destinatario, dovrà restituire l’intero importo. Ciò accade perché i controlli sono determinati successivamente, e se si evidenzia un errore, l’indennità è recuperata nel conguaglio di febbraio 2025.
Si devono rispettare condizioni precise, come il reddito annuo complessivo non maggiore a 28 mila euro, escludendo solo il reddito dell’abitazione principale. Bisognerebbe inoltre avere un figlio fiscalmente a carico e per chi è coniugato anche un coniuge a carico. Per il reddito inoltre si specifica che non riguarda solo il lavoro dipendente, ma anche altre fonti. Chi non supera il limite ed ha un lavoro dipendente, potrebbe dover restituire tutto in sede di dichiarazione dei redditi.