Che cos’è il Reddito di libertà, come funziona e chi riguarda: dettagli su come fare la domanda riguardo la speciale mistura
Grande attenzione sul tema aiuti e sostegni, anche quelli che forse non sono alla conoscenza di tutti, come nel caso del Reddito di Libertà, una misura speciale che esiste in Italia e che riguarda le donne vittime di violenza e in condizioni di povertà: cos’è, come funziona e dettagli sulla domanda. Alcuni dettagli al riguardo.
L’aiuto in questione è mirato al sostegno anzitutto delle spese per assicurare l’autonomia abitativa e la riacquisizione dell’autonomia personale delle donne vittime di violenza, come si può leggere dall’approfondimento di Quifinanza.it, ma riguarda anche il percorso scolastico e formativo dei figli minorenni eventuali.
Una misura dunque estremamente importante e dalla grande rilevanza, che può essere approfondita nei vari aspetti, e quindi a chi spetta e quanto, come fare domanda per ottenere il Reddito di Libertà e come accertarsi che sia stata accolta.
Di seguito, alcuni dettagli a tal riguardo.
Quando si parla di misure e trattamenti c’è sempre grande attenzione, comprensibilmente, poiché si tratta di temi che, per quanto possano anche riguardare ambiti diversi, sono elementi dalla grande importanza. Si pensi ad esempio al reddito energetico di cui si sta parlando in questo periodo di difficoltà, o ancora si prenda il caso del reddito di base europeo, una proposta che potrebbe rappresentare ipoteticamente una vera e propria svolta.
Rispetto al tema in oggetto, il Reddito di Libertà, approfondito come detto da Quifinanza.it, si tratta di un aiuto pensato soprattutto per contenere i gravi effetti economici che derivano dall’emergenza sanitaria, ed in particolare per quel che concerne proprio le donne che possono trovarsi in una situazione di maggior vulnerabilità. Ma è una misura pensata anche per favorire percorsi di autonomia e di emancipazione delle donne vittime di violenza in condizione di povertà, mediante l’indipendenza economica.
Ai fini delle richiesta della misura, bisogna che le donne vittime di violenza siano seguite dai centri antiviolenza, riconosciuti dalle Regioni, oppure dai servizi sociali, nei percorsi di fuoriuscita dalla violenza, per poter contribuire al sostegno dell’autonomia. Coloro che ricevono tale contributo possono essere con o senza figli minori.
Le destinatarie della misura sono donne residenti nel territorio italiane, cittadine italiane o comunitarie, o di Stato extracomunitario in possesso di regolare permesso di soggiorno. Donne straniere che hanno lo status di rifugiate politiche o di protezione sussidiaria sono equiparate alle cittadine italiane.
Quanto spetta, quali importi e cifre in merito al Reddito di Libertà?
3 milioni di euro la cifra stanziata per finanziare tale misura, con i criteri circa la ripartizione delle risorse stabiliti dal Dpcm 17 dicembre 2020. Si tratta di un contributo di massimo 400 euro mensili per ogni donna, concesso in una sola soluzione, per un massimo di dodici mesi, si legge su Quifinanza.it. Il massimo spettante, dunque, è pari a 4800 euro l’anno.
Si legge che la misura in questione non è incompatibile con altre forme di sostengo al reddito, come RdC o altri, quali NASpI, ANF, e così via, ma è esente da IRPEF. Chi si occupa dell’erogazione è INPS, che provvederà al pagamento in unica soluzione, in base alle domande presentate, a favore di coloro che sono beneficiare della regione/provincia autonoma. Circa i pagamenti, qualora siano disponibili, saranno usate prima le risorse dello Stato e poi quelle locali.
Si legge ancora che l’Istituto non è responsabile verso i benefici per eventuali ritardi della regione/provincia autonoma circa l’accredito della provvista occorrente per l’erogazione della misura.
Quifinanza.it chiarisce che la domanda relativa al Reddito di Libertà viene presentata dalle donne interessate, direttamente o attraverso un rappresentante legale o un delegato, mediante il Comune di residenza, impiegando il modello. Si legge che per render più semplice la presentazione telematica è stata predisposta una piattaforma di collegamento con i Comuni.
Inoltre, si legge che l’operatore comunale deve provvedere al contestuale inserimento della domanda, facendo accesso al servizio online circa la presentazione della stessa domanda, che si può raggiungere sul portale www.inps.it, digitando nel motore di ricerca “Prestazioni sociali dei comuni” e selezionando “Prestazioni sociali: trasmissione domande, istruzioni, software.
Il servizio è accessibile mediante SPID livello 2 o superiore, CIE, CNS, e sarà comunicato attraverso apposito messaggio dell’Istituto.
Quifinanza.it spiega che al fine della regolarità della domanda, bisogna che siano compilati tutti i campi, anche i riferimenti inerenti le dichiarazioni necessarie per l’ammissione al beneficio, dunque l’attestazione della condizione del bisogno ordinario o straordinaria e urgente rilasciata dal servizio sociale professionale di riferimento territoriale, e la dichiarazione che attesta il percorso di emancipazione e autonomia intrapreso dalla donna, rilasciata dal legale rappresentate del centro antiviolenza.
Bisogna anche indicare le modalità di pagamento, e nel caso di IBAN estero bisogna che vi sia allegato un documento di identità del beneficiario e il modulo “identificazione finanziaria Area Sepa” che è possibile reperire sul sito INPS, timbrato e firmato da un rappresentante della banca estera oppure corredato di estratto conto, con dati contabili oscurati, si legge, oppure da una dichiarazione della banca emittente da cui risultino chiaramente il codice IBAN e i dati che identificano il titolare del conto corrente.
Gli operatori comunali referenti circa l’inoltro della richiesta potranno richiedere l’esibizione del documento di identità o permesso di soggiorno regolare, nel caso dovesse essere necessario. L’INPS può nel caso anche procedere alla revoca del contributo erogato, nel caso in cui dovessero esserci motivi ostativi al suo mantenimento.
A cose fatte e a domanda presentata, questa, spiega Quifinanza.it, può essere: “accolta in pagamento”; “non accolta per insufficienza di budget”; “accolta in attesa di IBAN”, nel caso in cui la verifica circa la titolare dia esito negativo.
L’esito della istruttoria viene reso diponibile nella procedura a disposizione dei Comuni, che potranno procedere alla relativa stampa con l’esito. Quest’ultimo viene allo stesso modo comunicato alla richiedente mediante i dati di contatto indicati in fase di domanda, cellulare o indirizzo mail, che bisogna inserire quindi con attenzione per evitare errori.
Le domande che non sono ammesse per via dell‘insufficienza di budget, potranno essere oggetto di accoglimento in momento successivo, in caso di respingimento di domande già presentate; al 31 dicembre 2021, tutte le domande presentate e che non sono state accolte durante l’anno per insufficienza di budget, saranno scartate in via definitiva.
Ad ogni modo, è opportuno che ciascuno si informi mediante i contatti resi disponibili e attraverso un confronto con esperti del campo e professionisti del settore, così da chiarire ogni eventuale dubbio e approfondire criteri, condizioni, e ogni dettaglio e aspetto importante al riguardo.
Perché gli ETF piacciono agli investitori di Titoli di Stato e perché sono così ‘comodi’…
L’INPS chiarisce una volta per tutte la questione riguardante l’indennità di accompagnamento e il ricovero…
Pensioni bassissime: tante delusioni con il calcolatore dell’INPS, puoi fare una stima in anticipo di…
Sbloccate maggiorazioni e arretrati per persone vedove e invalidi: a quanto ammontano le cifre e…
Rimanere aggiornati sulla normativa vigente serve per gestire al meglio i propri affari, e quella…
Quali sono i motivi per scegliere un asilo nido privato rispetto ad uno pubblico e…