Incredibile ma vero, una sentenza potrebbe fare risorgere dalle ceneri il Reddito di cittadinanza. Sembra che molti non lo abbiano ricevuto ingiustamente.
Il Reddito di cittadinanza torna a far parlare di sé dopo che ormai è stato sostituito dall’Assegno di inclusione. Tutto per una sentenza della Corte Costituzionale che rivoluziona tutto.
Probabilmente il Reddito di cittadinanza, così come era stato concepito, non tornerà mai più, ma una sentenza della Corte Costituzionale ha sollevato un dubbio che potrebbe creare un precedente, e non solo cambierebbero le regole anche per altri sostegni statali attuali, ma addirittura c’è la possibilità che tutti coloro che non avevano ricevuto il sussidio voluto dai 5 stelle, possano rivedersi riconosciuto l’aiuto statale.
Ma andiamo per ordine. La Corte di Cassazione ha sentenziato la incompatibilità tra la normativa italiana sul Reddito di cittadinanza e il diritto dell’Unione Europea. E tutto a causa del requisito della residenza di almeno 10 anni in Italia con gli ultimi due continuativi. Un requisito che di fatto tagliava fuori molti stranieri ma cittadini dell’Unione Europea, arrivati da poco in Italia eppure bisognosi di un sussidio.
I requisiti di residenza, secondo la Cassazione, potrebbero configurare una discriminazione indiretta nei confronti dei cittadini di altri Stati membri dell’Unione Europea. La normativa italiana, dunque, potrebbe essere in contrasto con i principi fondamentali dell’Unione in materia di non discriminazione e libera circolazione. Secondo la Cassazione la norma italiana era discriminatoria perché tendeva ad aiutare solo coloro che risultavano residenti costantemente in Italia, senza considerare il reale stato di bisogno economico del richiedente. Cosa potrebbe succedere adesso?
La stessa Cassazione ha provato a cercare una soluzione più equa, suggerendo un requisito di residenza di almeno cinque anni, di cui gli ultimi due continuativi, per i cittadini di altri Stati membri dell’UE. La questione sollevata dalla Cassazione potrebbe dunque creare un precedente e aprire la strada a un intervento normativo o a un possibile rinvio pregiudiziale alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea per verificare la compatibilità della disciplina italiana con il diritto comunitario.
E se la normativa dovesse essere ritenuta in contrasto con i principi europei, il legislatore italiano potrebbe essere chiamato a modificarla per evitare il rischio di sanzioni o annullamenti giudiziari. In attesa di novità che potrebbero cambiare i requisiti per ottenere i sussidi in essere, ci sarà da capire anche se tutti coloro che erano stati esclusi dal Rdc, potranno creare una class action contro lo Stato.
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