Dopo la proposta di abolizione del Reddito di Cittadinanza, ci sarà un ripensamento da parte dei partiti politici? Il punto della situazione.
Il Reddito di Cittadinanza è al centro della campagna elettorale. Quali sono le idee dei vari partiti politici?
Il Reddito di Cittadinanza compare nel programma elettorale della maggior parte dei partiti. Se, in un primo momento, si era parlato di una sua abolizione, adesso sembra che quasi tutti abbiano ripensato alle proprie posizioni. Certamente, non sarà facile abolire all’improvviso uno strumento di lotta alla povertà.
Scopriamo, però, cosa pensano del Reddito di Cittadinanza i vari partiti che aspirano alla vittoria delle prossime elezioni del 25 settembre.
Per approfondire, leggi il seguente articolo: “Il destino del Reddito di Cittadinanza, decisiva la tornata elettorale del 25 settembre: abolirlo o prorogarlo?“
Il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, ha dichiarato di voler sostituire il RdC con altri strumenti di inclusione sociale e di inserimento nel mondo del lavoro. L’obiettivo è quello di aiutare realmente chi è in difficoltà e supportare i giovani nella ricerca del lavoro.
Giorgia Meloni, invece, l’ha definito una “misura culturalmente sbagliata che discrimina i più deboli”. L’esponente di Fratelli d’Italia vorrebbe lasciare il Reddito di Cittadinanza solo per gli over 60, i disabili e le famiglie senza reddito.
Matteo Salvini, invece, ha proposto di inserire la sospensione del sussidio al primo rifiuto di una proposta lavorativa, perché così si evidenzierebbe la natura essenziale del beneficio.
Matteo Renzi, lo scorso luglio, ha depositato una proposta di referendum in Cassazione; l’intento del leader di Italia Viva è quello di chiedere ai cittadini di esprimere il proprio parere sul RdC. Renzi, infatti, è convinto che sia un sussidio che non funzioni, perché non è stato in grado di arginare la povertà delle famiglie italiane.
Dello stesso avviso Calenda, che propone l’istituzione di un sistema di agenzie private per trovare lavoro a chi percepisce il Reddito di Cittadinanza. La coalizione suggerisce di eliminare le tasse per i lavoratori under 25 e di ridurle del 50% per gli under 30.
Se il centrosinistra, inizialmente, era molto scettico sulla conferma del Reddito di Cittadinanza, ora sembra aver fatto un passo indietro. Il Partito Democratico, infatti, ha ribadito la necessità del sussidio, che andrebbe semplicemente modificato, soprattutto sul fronte delle politiche attive del lavoro.
Sinistra Italiana ed Europa verde, invece, propongono di “difendere e rafforzare la misura, con l’obiettivo strategico di arrivare a un vero reddito universale di base”.
Leggi anche: “Importo reddito di cittadinanza: perché non è uguale tutti i mesi? La risposta che non ti aspetti“.
Anche il Movimento 5 Stelle (artefice dell’introduzione dell’agevolazione) pensa di cambiare il Reddito, introducendo “misure per rendere più efficiente il sistema delle politiche attive e un monitoraggio delle misure antifrode”.
Luigi De Magistris (Unione Popolare), infine, ha dichiarato di voler “proteggere e rafforzare il Reddito di Cittadinanza, portandolo da 780 a 1.000 euro al mese. Perché nessuna persona deve vivere in povertà”.
Senza dubbio, abolire improvvisamente il Reddito di Cittadinanza è una scelta irrealizzabile. La sua eliminazione, infatti, rischierebbe di provocare una profonda crisi sociale , mentre in tutti gli altri Paesi europei, esistono strumenti di contrasto della povertà.
Le possibili strade sono o l’adozione di una legge che sostituisca il RdC con un’altra misura adeguata o un referendum abrogativo.
Vi sono numerose critiche alla misura, soprattutto in relazione ai risultati finora conseguiti. Ma, del resto, lo scopo del beneficio non è quello di eliminare la povertà, ma di offrire un ristoro temporaneo.
Le critiche più feroci riguardano l’accusa di aver incoraggiato il lavoro nero e di aver contribuito alla crisi del settore turistico, lasciando scoperti più di 250 mila imprese del settore per mancanza di personale. Il problema, però, è sicuramente più ampio perché coinvolge l’intera politica imprenditoriale.
Probabilmente la difficoltà di reperire la forza lavoro non è causata dal RdC ma dalla mentalità dei datori di lavoro, che propongono impieghi sottopagati e privi di garanzie. In quasi tutti gli Stati d’Europa esistono degli strumenti simili al Reddito di Cittadinanza, che funzionano benissimo.
Bisogna ribadire che gli strumenti di sostegno al reddito non si sostituiscono al lavoro, ma sono complementari ad esso, perché hanno lo scopo di inserire all’interno del mondo lavorativo soggetti che, per varie ragioni, non sono in grado di farlo da soli. Che qualcosa non ha funzionato proprio in relazione a quest’ultimo aspetto è certo, così come è risaputo che ci sono stati truffatori che hanno fatto un uso improprio del Reddito di Cittadinanza.
Ma la soluzione al problema dovrebbe essere la punizione dei trasgressori, non l’eliminazione di un sussidio di contrasto alla povertà che, soprattutto in epoca pandemica, ha evitato il collasso di molte famiglie. Il Reddito di Cittadinanza è uno strumento che, in ogni caso, ha cercato di ridare un minimo di indipendenza economica a coloro che, purtroppo, non la avevano. Bisognerebbe, quindi, riformarlo ed implementarlo, perché si tratta di una misura utile alla democrazia. E questa è una circostanza che i politici farebbero bene a valutare, se desiderano accontentare una cospicua fetta degli elettori.
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