Il reddito di cittadinanza è una misura di sostegno contro la povertà, che si fonda su specifici presupposti patrimoniali e reddituali. Mentire sulla loro esistenza conduce a conseguenze penali, ma la Corte di Cassazione ha distinto alcune situazioni meno ‘gravi’. I dettagli.
Tutti in questi anni abbiamo sentito parlare del reddito di cittadinanza, dei beneficiari e dei requisiti per ottenerlo.
Nato come misura di sostegno economico a favore di coloro che non hanno un lavoro e sono in condizioni economiche precarie, il RdC è stato oggetto di varie modifiche e correttivi, in considerazione di un meccanismo che ha presentato più di un punto debole nella sua attuazione pratica.
Tanti sono stati finora i casi di irregolarità, ovvero di coloro che hanno di fatto incassato il contributo mensile contro la povertà e a sostegno del reddito, non avendone però i requisiti. Proprio di questo vogliamo parlare nel corso di questo articolo: che cosa rischia chi dichiara in modo menzognero la propria situazione patrimoniale, al preciso fine di intascare il reddito di cittadinanza? Ovvero, quali sanzioni potrebbe vedersi inflitte? Scopriamolo insieme, nel corso di questo articolo.
Non tutti i disoccupati o le persone in situazione di difficoltà possono beneficiare del reddito di cittadinanza. Secondo le regole vigenti, siamo innanzi ad un sussidio mensile, proporzionato ed assegnato sulla scorta dei redditi e del numero dei membri del nucleo familiare.
Chiaro che l’ottica del reddito di cittadinanza non può essere quella assistenzialistica: da un lato la misura intende certamente offrire un sostegno di tipo economico, ma dall’altro è assegnata se il beneficiario dimostra di partecipare attivamente alla ricerca di un lavoro.
Il punto è che secondo molti il reddito di cittadinanza, oltre ad essere una misura con la quale essere ‘parcheggiati’ per poi non far nulla, rappresenta di fatto anche una prestazione cui si può accedere dando alcune informazioni false. Recentemente proprio su questi temi si è espressa la Corte di Cassazione, che di fatto ha ribadito un proprio orientamento consolidato. Vale a dire: non sempre ricorre illecito penale in caso di informazioni false, date in merito alla propria situazione patrimoniale – al fine di intascare il sussidio. Si tratta della sentenza n. 29910 del 27 luglio scorso.
Come accennato, il RdC è nato non come misura di sostegno a tutti i disoccupati, ma come sussidio per chi è senza lavoro e in condizioni economiche di estrema difficoltà, vale a dire al di sotto della soglia di povertà. Ne consegue che, onde ottenere la prestazione, l’interessato deve dare informazioni in merito al suo stato economico; così attestando, tramite modelli ISEE e autocertificazioni, di avere un patrimonio mobiliare e immobiliare di ammontare molto limitato.
Per capire perché la sentenza della Cassazione sopra citata è così utile, occorre sintetizzare i requisiti economici del reddito di cittadinanza:
Come si può agevolmente notare, si tratta di requisiti piuttosto rigidi e che potrebbero far venir voglia a non poche persone di falsare i dati della propria situazione patrimoniale, per ottenere comunque il reddito di cittadinanza senza averne i requisiti. Ovviamente ciò è vietato, e quanto rimarcato dalla Cassazione è molto interessante.
Se una persona dichiara il falso per ottenere il reddito di cittadinanza, il rischio concreto è di essere incolpati di un reato. Ebbene sì, in linea generale, colui che dà informazioni non veritiere per conseguire il reddito di cittadinanza, compie un illecito penale per il quale è prevista la pena della reclusione.
Tuttavia la Suprema Corte ha inteso puntualizzare una importante differenza: secondo questo giudice, chi dichiara false informazioni sulla propria situazione patrimoniale, ma comunque ha i requisiti per incassare del RdC, non compie un illecito penale. Ovvero: non va in galera colui che incassa un importo di reddito di cittadinanza più alto, per il fatto di aver mentito sulle sue condizioni economiche.
La distinzione è importante: per la Corte un conto è mentire sul diritto al reddito di cittadinanza, un altro è mentire per avere un importo maggiore. Il primo caso è ben più grave e rileva sul fronte penale, il secondo invece è ritenuto dalla Cassazione meno grave e l’interessato non rischia una condanna penale. Pensiamo al tipico caso di chi mente sul numero di membri del nucleo familiare, affermando di averne in numero maggiore per conseguire un importo più alto.
Infine, la Corte ha usato una linea più ‘soft’ anche in questo caso: a maggior ragione non è possibile punire una condotta che non ha effetti né sul diritto al beneficio, né sul suo importo. Anzi in queste ultime circostanze, considerato il ragionamento della Cassazione, il percettore non deve neanche restituire la somma incassata, non essendo un gioco un indebito e ricorrendo anzi il diritto ad incassare l’intero importo mensile.
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