In campagna elettorale si sente spesso parlare del Reddito di Cittadinanza, ma questi veri aspetti centrali si trattano poco o nulla: ecco di cosa si tratta
È una misura di cui si parla da tempo, difesa e criticata dai diversi partiti politi, ancor più in queste fasi di campagna elettorale quando ormai il giorno del voto delle elezioni si avvicina ed è alle porte: ma ci sono degli aspetti, legati alla misura stessa, di cui si parla poco o nulla.
L’election day è ormai alle porte, i partiti sono nelle fasi centrali della campagna elettorale e i leader provano a massimizzare i propri risultati, con discorsi, temi ed argomenti tesi a convincere gli elettori indecisi e coloro che negli appuntamenti precedenti si sono astenuti. Tra i temi caldi e ricorrenti della campagna elettorale di ceto vi è il Reddito di cittadinanza, misura legata al Movimento Cinque Stelle cui i sondaggi indicano in risalita. E che tra i temi portati avanti in campagna, va a sottolineare il rischio che un’eventuale vittoria del centro destra porrebbe a rischio la misura, che potrebbe venir cancellata.
Così come il PD, che al riguardo ha più volte spiegato che la misura va rafforzata. Anche per quanto riguarda il Terzo Polo, si parla di correttivi e modifiche alla misura, mentre Fratelli d’Italia resta maggiormente contrario al RdC. Forza Italia e Lega invece non puntano alla cancellazione bensì alla modifica.
In generale, da alcuni giorni neanche coloro che si sono dichiarati in passato maggiormente avversi alla misura ne parlano con nettezza, dal punto di visto dei toni. A spiegarlo è Investireoggi.it nel proprio approfondimento, che spiega che anche i centristi e la destra si dice oggi maggiormente incline a modifiche da porre in essere, invece che eliminarla.
È chiaro ed è risaputo che nelle fasi della campagna elettorale si dicono tante cose, si sentono impegni e promesse e in generale non si parla di togliere qualcosa a qualcuno. Ma per quanto riguarda il RdC, ci sono degli aspetti di cui non si sente parlare mai o quasi.
È un tema dunque davvero importante quello che si lega al Reddito di Cittadinanza, una misura che chiaramente, come noto, sta a cuore a moltissimi italiani e che è stato ed è tra gli elementi centrali della campagna elettorale che porterà il Paese al voto. Come detto, se ne è parlato a diversi livelli, qui le proposte e le idee dei diversi partiti sul Rdc.
Tornando al tema in oggetto, quando si parla di Rdc spesso ci si trova davanti ad un approccio quasi ideologico, che vede contrapposti favorevoli e contrari, in dibattiti che sono lo spesso del Paese. C’è – come spiega Investireoggi.it – chi lo attacca, menzionando il fatto di non aver creato lavoro ed esser stato oggetto di truffe, andando a disincentivare la ricerca di lavoro e chi invece lo difende sottolineando e rimarcando la dignità data a chi non era in grado di fare la spesa. E puntando sul problema il quale sarebbe invece quello degli stipendi, troppo bassi. I quali vanno a scoraggiare le persone senza lavoro rispetto all’accezione delle offerte da parte delle imprese.
Ci sono dei punti reali di cui spesso o quasi mai si sente parlare chiaramente. Il primo tra questi riguarda il fatto che il RdC è semplicemente un sussidio. E, sottolinea Investireoggi.it, in quanto tale non dovrebbe creare lavoro. Qualora quest’ultimo già vi fosse, non si comprende perché c’era e c’è ancora oggi tanta disoccupazione ed inoccupazione. Soprattutto nel Mezzogiorno. Le possibilità di operare da parte dei navigator sono limitate. Poiché se da un lato è vero che la scarsa informatizzazione del mercato lavorativo incide sull’incontro tra domanda e offerta, e altrettanto e più vero che manchi proprio il lavoro.
Un secondo aspetto riguarda gli imprenditori, o per meglio dire una fetta di tale categoria che punta e si sofferma sulla difficoltà di reperire manodopera ma non sul domandarsi ed interrogarsi circa le condizioni lavorative proposte, se queste siano o meno accettabili.
E ancora, il punto sugli stipendi. Questi sono realmente troppo bassi, si legge. A confermarlo le statistiche internazionali, così come la vita di tutti i giorni. Ciò avviene a seguiti di vari elementi, compresa la limitata dimensione dell’impresa in Italia, in taluni casi. Nel corso del tempo vi è stata in varie occasioni una competitività calante poiché vi è stato un sotto-investimento. Ad avere un peso però anche le tasse alte e la burocrazia lenta. Ma – si legge – forse occorrerebbe interrogarsi nel momento in cui si subisce la concorrenza di una misura che all’incirca si aggira su 550€ al mese.
Un ultimo elemento riguarda poi la questione truffe, dal momento che una misura e la sua bontà non si può misurare dall’entità delle truffe cui è esposta, viene spiegato ancora. Ciò si lega alla questione controlli da parte dello Stato. E dal punto legato alla relativa efficacia. In quanti, anche ricevendo una misura di disoccupazione, comunque lavorano? Ciò dovrebbe portare alla cancellazione della misura stessa, ci si domanda?
L’aspetto davvero centrale riguarda il lavoro, o per meglio dire l’occupazione, dal momento che nel Paese vi è mancanza di quantomeno quattro milioni di posti di lavoro. Ciò, quanto consegue rispetto alla difenda che intercorre tra il tasso di occupazione dell’Italia e il tasso medio dell’Europa.
In tal senso la proposta di un sussidio potrebbe non essere la soluzione, dal momento che occorrerebbe iniziare a costruire dalla base e non dal tetto, si legge.
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