Di cosa si tratta e perché si parla tanto del reddito alimentare, per il contrasto alla povertà alimentare e gli sprechi: la proposta e cosa c’è da sapere
Tiene banco la questione del contrasto agli sprechi e alla povertà alimentare, con la proposta che riguarda il Reddito alimentare: ma ecco cos’è, cosa c’è da sapere in merito e i dettagli al riguardo.
Si tratta di una petizione che è stata lanciata, e che al momento della scrittura di tale articolo ha superato quota 69.120 firme, quella che riguarda il Reddito alimentare. A lanciarla, (link in basso) Leonardo Cecchi, diretta al Parlamento Italiano, e che riguarda il tema dello spreco e, come detto, della povertà alimentare.
La ragione? A spiegarlo è anzitutto il sottotitolo della petizione stessa, ovvero “perché non morire di fame è un diritto“. Ma nella stessa vi sono vari dettagli approfonditi in merito alla situazione attuale, e si legge ad esempio che in Italia. Ad essere sprecati. Sono 220 mila tonnellate di generi alimentari. Un dato che si lega soltanto ai supermercati nel 2020. E che vi sono 5,6 milioni di persone nel Paese che rischiano la fame.
Come viene spiegato da Money.it nel proprio approfondimento, si tratta di una proposta che potrebbe rappresentare uno strumento teso a garantire non un sussidio economico. Ma alimentare. Dunque la proposta si lega alla formazione di un rapporto collaborativo tra risorse, filiera, 3°settore. E cittadini stessi. Col fine di evitare gli sprechi e consentire a chi ne h bisogno di avere la garanzia dei pasti minimi al giorno.
Reddito alimentare: la proposta e alcuni dettagli
Tanti gli aspetti che destano interesse ed attenzione quando si parla di argomenti che hanno a che fare, a vario livello, con l’aiuto e il sostegno: ad esempio non tutti sanno dell’aiuto economico e circa le possibilità consentite dallo Stato per ricevere sostegno a chi si trova in una condizione di bisogno.
Tornando al tema in oggetto, come detto approfondito da Money.it, qualora la soglia delle firme fosse sempre maggiore ciò non porterà all’attuazione della proposta, ma quest’ultima potrebbe entrare a far parte del dibatto politico. Si tratta, a proposito del Reddito alimentare, di una proposta che si focalizza sullo spreco e sulla povertà alimentare.
Ma come potrebbe funzionare il Reddito alimentare?
La petizione presentate dal comitato del Reddito Familiare descrive tale proposta quale una possibilità concreta. Al fine di poter giungere ad una maggiore equità sociale. Andando a riordinare quello che è il rapporto tra 3°settore ed istituzioni. In base a quanto emerge dal manifesto della proposta, l’obiettivo è evitare lo spreco alimentare. Così come quello della riduzione della povertà alimentare. Al fine di potere un freno a tali due elementi risolvibili l’uno pensando all’altro e al contrario.
Si legge che la proposta, poiché innovazione sociale. E ancora economica e sostenibile. Nonché inclusiva, va realizzata con la volontà da parte dello Stato. Dal momento che è quest’ultimo che dovrebbe occuparsene così come preoccuparsi dello stato di povertà. Il quale, si legge, riguarda 5,6 milioni di cittadini.
Come potrebbe funzionare il Reddito alimentare
Un argomento dunque di grande rilevanza, quello inerente la proposta in questione, e qualora fosse accolta la proposta dallo Stato, ecco che ci si potrebbe domandare come funzionerebbe. La proposta da parte del Comitato al riguardo, prevede che lo Stato individui, mediante INPS, i soggetti fragili che ne necessitano. Così come previsto per il RdC anche in tal caso potrebbe esser chiesta una carta speciale.
Tale reddito legato al contratto alla fame e agli sprechi alimentari, si potrebbe basare su di una applicazione la quale permetterebbe la prenotazione di pacchi alimentari per i bisognosi.
A prenotazione fatta, potrebbe esser messo a disposizione il pacco in un cento di distribuzione. Del comune. Oppure in un supermercato. Farlo arrivare a casa da parte di volontari. Oppure da un partner logistica. Dello Stato. La proposta si lega soltanto alla creazione di una app. E circa la quota delle consegne inerenti i pacchi. Poi il resto potrebbe funzionare in virtù dell’organizzazione del 3°settore. Il quale già funziona in progetti come questo, ma slegati dallo Stato.
Si tratterebbe, si legge, di qualcosa che non avrebbe alti costi per lo Stato, ma sarebbe però di grosso impatto per economia. Così come per ambiente e società.
Al momento, è bene ribadirlo, si tratta di una petizione e di una proposta arrivata dal basso, con il sostegno dell’Osservatorio imprese e consumatori. Il Consorzio universitario per la ricerca socio-economiche per l’ambiente. Rete comuni sostenibili e vari nomi di associazione. E di comuni che hanno già aderito alla suddetta proposta.