Secondo Ray Dalio, personaggio molto conosciuto nel mondo della finanza, il governo statunitense (ma non solo) non vede di buon occhio le criptovalute come strumento alternativo per conservare ricchezza.
Nel mercato del Bitcoin continua la correzione che sta portando le quotazioni, dai massimi storici in area 61.780 dello scorso 13 marzo, sempre più in basso verso area 50.000 dollari (al momento la quotazione si muove attorno a 51.000 dollari: -17,45% rispetto al record storico).
Questo ribasso, oltre alle fisiologiche prese di profitto da parte degli operatori esposti al rialzo, è dovuto anche a dubbi ed incertezze espressi da alcuni personaggi influenti del panorama economico mondiale e dalle dichiarazioni rilasciate da Ray Dalio, in passato scettico al riguardo ma adesso sostenitore del Bitcoin, secondo cui gli Stati Uniti potrebbero imporre dei divieti sull’utilizzo del Bitcoin e, in generale, delle criptovalute.
Ray Dalio è un personaggio famoso negli Stati Uniti, ma anche in tutto il mondo finanziario, in quanto fondatore di una società di gestione degli investimenti di valore pari a 150 miliardi di dollari, denominata Bridgewater Associates.
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In un’intervista rilasciata a Yahoo Finance il 24 marzo, Dalio ha affermato che ci sono “buone probabilità” di un divieto di utilizzo del Bitcoin da parte del governo statunitense, così come accaduto con l’oro negli anni Trenta del Novecento. Questo accadde perché, secondo quanto affermato da Dalio, i capi di governo dell’epoca non volevano che l’oro potesse fare concorrenza alla tradizionale valuta emessa da una banca centrale e ai titoli di debito, come riserva di ricchezza.
“Loro non vogliono che vi siano in circolazione altre forme di moneta perché potrebbero sfuggire al loro controllo. Quindi, ritengo sia molto probabile che rendano il Bitcoin illegale così come è successo in passato con l’oro”,
ha aggiunto Ray Dalio, che ha anche definito il Bitcoin con l’espressione “one hell of an invention”, ovvero “una straordinaria invenzione”.
Il miliardario gestore di fondi sostiene, inoltre, che il governo indiano stia già cercando di vietare il trading di Bitcoin e criptovalute in generale, in quanto sarebbe in grado di controllare le transazioni e rintracciare chi vi partecipa.
Va segnalato che in precedenza, in un articolo pubblicato sul suo profilo LinkedIn a metà marzo, Dalio aveva affermato che il governo degli Stati Uniti potrebbe prendere di mira coloro che si liberano di denaro contante per acquistare Bitcoin, in quanto il governo stesso starebbe diventando “inospitale verso il capitalismo” e sarebbe in procinto di elaborare una “riforma fiscale scioccante” basata sull’aumento delle tasse, allo scopo di coprire l’elevatissimo debito pubblico accumulato per sostenere l’economia durante l’emergenza legata alla pandemia.
Perciò, a maggior ragione in prospettiva di una politica fiscale restrittiva, Dalio afferma che i legislatori non apprezzerebbero movimenti di capitali da moneta legale o titoli di debito ad asset alternativi per conservare ricchezza, come Bitcoin e oro.
Il ricco gestore di fondi ha raccomandato agli investitori di premunirsi contro il verificarsi di un tale scenario. Per fare ciò essi dovrebbero, secondo Dalio, costruire un portafoglio diversificato, composto da strumenti non basati sul debito o sul dollaro e mantenere, invece, una posizione ribassista sulla valuta statunitense.
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Ray Dalio, nell’ambito di questa prospettiva preoccupante per i sostenitori del mondo criptovalute, ha anche riconosciuto come il Bitcoin abbia superato la prova del tempo nel suo ruolo di attività finanziaria.
“Il Bitcoin ha dato dimostrazione del suo valore negli ultimi 10 anni, non è mai stato hackerato. Da un punto di vista operativo ha sempre funzionato perfettamente. Ha costruito dietro di sè un numero di seguaci molto significativo, rappresenta una seria alternativa come riserva di ricchezza. Equivale a denaro contante digitale. Tutti questi sono degli aspetti a suo favore”
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