Gli effetti di un’economia che non considera la fiducia e il benessere sociale come qualità importanti e parametrabili per la scelta dell’investimento, possono creare sul lungo termine perdite molto maggiori della ricchezza così prodotta.
Comunemente nella valutazione delle performance di un’azienda il profitto è la discriminante che determina la sua attrattività per l’investitori, spesso si dimentica di pesare i rendimenti con le ricadute sul contesto socio economico, che l’attività dannosa sul lungo termine può avere per il contesto nella quale essa opera.
Sebbene in modo diverso dalle misurazioni ottenute con le tradizionali metriche con la quale si valuta la creazione di valore, nello scenario odierno vi sarebbe già la possibilità di misurare alcuni comportamenti, come ad esempio le condizioni della manodopera, il salario, le politiche sociali dell’azienda o la salubrità dell’ambiente, il cui effetto può essere tanto positivo per i rendimenti ottenuti e i bilanci aziendali, quanto negativo per la comunità dove quelle persone interagiscono tra loro, creando un circolo vizioso di comportamenti frutto del malessere, della preoccupazione, della mancanza di fiducia, che degradano la qualità delle interazioni e dei rapporti reciproci.
Il caso eclatante di questa dinamica lo viviamo sulla nostra pelle, i wet market Cinesi, nella quali la fauna selvatica viene macellata all’aperto senza particolari precauzioni igieniche, hanno determinato, secondo il rapporto della Organizzazione Mondiale della Sanità pubblicato oggi, la trasmissione del virus responsabile del Covid-19. Passando dal sangue di alcune specie di mammiferi, il virus ha contagiato poi l’uomo generando un effetto collaterale a fronte della rendimento dell’economia locale per usare un eufemismo, economicamente svantaggiosi. Sarebbero i pipistrelli i primi mammiferi giudicati i percussori del virus che poi mutando è stato trasmesso all’uomo. Tuttavia vi è una distanza evolutiva tale tra virus presente nel pipistrello e quello che ha contagiato l’uomo da rendere improbabile la presenza di almeno un passaggio di adattamento intermedio.
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Questo è quanto sostiene lo studio realizzato congiuntamente dall’OMS e dalle autorità scientifiche cinesi. Le dinamiche non sono state completamente accertate, è vero comunque che gli animali che vengono macellati sul posto determinano una spargimento di sangue che favorisce la trasmissione di malattie da una specie all’altra. I pipistrelli, parte della tradizione alimentare orientale, potrebbero non essere l’unica causa possibile.
Vi è infatti una connessione generale tra la pandemia e moltissime attività umane che coinvolgono gli animali, infatti sempre secondo i dati dell’OMS il 75% delle patologie umane di natura infettiva è di origine animale. A partire dal virus dell’aviaria che colpisce gli uccelli selvatici e che da loro può trasmettersi al pollame fino all’influenza suina.
Anche le condizioni relativamente salubri e disciplinate da rigidi protocolli sanitari degli allevamenti italiani, non sono esenti dalla possibilità di sviluppare focolai di Covid-19 come accaduto circa cinque mesi fa all’interno di un allevamento di visoni, il cui focolaio potrebbe essere localizzato proprio in Lombardia. Gli animali destinati alla produzione di pelliccia, sembrano un caso particolare di mammifero in grado di trasmettere il virus direttamente all’uomo.
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La Cina è il paese in cui vengono allevati più visoni al mondo, ha nel settore business che frutta 20 miliardi di euro l’anno. Tra il 2018 e il 2019 ha subito nel silenzio delle autorità sanitarie e politiche quasi un dimezzamento della sua produzione di pellicce, derivanti da circa nove milioni di visoni che sarebbero stati abbattuti probabilmente a scopo precauzionale dopo avere individuato in essi l’origine del virus. Così come in Danimarca, che all’inizio dello scorso novembre ha dovuto abbatte tra i quindici e i diciassette milioni di capi, dopo avere rilevato su alcuni esemplari una mutazione del SARS-cov2 che sarebbe potuta trasmettersi nuovamente all’uomo.
Nel nuovo corso dell’economia, il valore di un commercio o un’azienda come sembra ormai evidente, oltre che sui risultati finanziari che ricadono sui diretti interessati, dovrebbe generare un valore che possa essere fruito e arricchire tutti coloro che sono compartecipi e funzionali al suo ecosistema.
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