Il mercato obbligazionario può diventare presto molto turbolento con nuovo aumento delle quotazioni sul breve termine, ma anche nuovi ribassi, dovuti all’impossibilità ammessa di controllare l’inflazione.
Secondo McDonald autore di “A Colossal Failure of Common Sense”, che descrive la vicenda di Lehman Brothers nel 2008, la Federal Reserve potrebbe presto ammettere il fallimento delle sue politiche restrittive.
Gestire la situazione nei prossimi mesi può così esporre al rischio più di quanto si creda gli obbligazionisti; l’aspettativa è che la Federal Reserve si preoccupi abbastanza della reazione del mercato alla sua stretta monetaria fino a doversi ritirare indietro nelle prossime tre settimane. Nel concreto la Fed può annunciare un ultimo aumento dei tassi a novembre per poi fermarsi.
Durante un’intervista, McDonald ha detto che il sentiment dei gestori di fondi sia verso un cambiamento di politica monetaria in grado di verificarsi nel breve termine. I mercati obbligazionari sono in subbuglio perché sono pressati tra l’incertezza della crescita economica e il rendimento decurtato dall’inflazione. Sia vendere che rimanere a mercato possono rivelare perdite difficili da sostenere.
Titoli di Stato con quotazioni in forte calo: cosa succede a investire sul BTP 2045?
Nel Regno Unito i Titoli di Stato con cedole dello 0,5% e scadenza a 30 anni sono stati scambiati a 97 centesimi per il dollaro a dicembre, 58 centesimi ad agosto e fino a 24 centesimi nelle ultime settimane.
Anche sui BTP accade una dinamica simile, con la curva dei rendimenti che sembra essersi definitivamente invertita. I titoli che scadono tra meno di 10 anni rendono adesso più dei BTP che hanno una scadenza a 30 o 40 anni.
Oggi il BTP con scadenza aprile del 2045 e codice Isin: IT0005438004, ha il rendimento più alto tra tutti i Buoni poliennali. Questo BTP se mantenuto fino a scadenza ammettendo un rendimento costante come quello attuale raddoppierebbe il capitale investito. Il BTP ha al momento un prezzo di circa 58 centesimi che garantisce un rendimento netto medio annuo del 5,1% per un rendimento totale finale superiore al 115% lordo.
Nel concreto con 10 mila euro investiti al prezzo di 58 centesimi, la spesa sarebbe poco meno di 6000 euro. L’investitore a scadenza otterrebbe il rimborso di 10.000 euro, con un guadagno di 4 mila e quindi di circa il 67%.
Alla rivalutazione in conto capitale occorre aggiungere il flusso cedolare che l’investitore incasserà ogni anno per 23 anni e pari all’1,5% annuo lordo. La somma delle due componenti porta così a guadagno totale superiore al 100%.
Mentre i rendimenti salgono aumenta anche l’aspettativa delle difficoltà di rimborso che anche se garantite dipendono comunque dalla solvibilità dello Stato. È per questo che la possibilità meno concreta di ottenere il rimborso dei titoli a più breve termine rende questi titoli più remunerativi.