La Lega insiste sull’introduzione di Quota 41, per permettere la pensione anticipata per tutti. Si tratta di uno strumento realmente privo di criticità?
Secondo le prime stime, Quota 41 sarebbe una misura troppo costosa e con gli stessi problemi dell’attuale sistema previdenziale.
Con l’avvicinarsi delle elezioni politiche, i partiti discutono sulle possibili strade da intraprendere per attuare la futura Riforma delle Pensioni. Da una lettura dei programmi delle coalizioni, la questione sembra particolarmente sentita soprattutto dal Centrodestra. Silvio Berlusconi, ad esempio, vuole innalzare l’importo delle pensioni minime a 1.000 euro al mese, mentre Matteo Salvini propone l’introduzione di Quota 41.
Il leader della Lega si sta battendo per concedere la facoltà di andare in pensione in anticipo a tutti, alla maturazione di 41 anni di contribuzione, a prescindere dall’età anagrafica.
Gli esperti, però, nutrono dei dubbi sulla proposta. Innanzitutto, ci si chiede se sia davvero vantaggiosa rispetto a Quota 100 e se comporti dei costi troppo onerosi.
Di seguito, il punto della situazione.
Per approfondire: “Riforma pensioni, i partiti indicano i punti chiave in vista delle elezioni: quali sono?”
L’attuale disciplina normativa consente di usufruire del pensionamento anticipato alla maturazione di 42 anni e 10 mesi di contributi, per gli uomini, e di 41 anni e 10 mesi, per le donne. Lo scorso anno, in occasione del XX Rapporto Annuale, l’INPS ha calcolato il costo di un’eventuale diminuzione dei contributi per la pensione anticipata.
Quanto spenderebbe lo Stato per assicurare il pensionamento a tutti, con 41 anni di versamenti?
Per prima cosa, bisogna specificare che, per il suo computo, l’INPS presuppone che il 100% dei possibili beneficiari aderirebbe a Quota 41. E poi, l’Istituto di Previdenza ha quantificato il costo di Quota 41 partendo dalla considerazione che il metodo di calcolo della pensione non cambi.
In base alle stime dell’INPS, nel breve-medio periodo, la spesa per Quota 41 si aggirerebbe tra i circa 5 miliardi nel primo anno agli oltre 9 nel decimo anno di vigenza. Questo vuol dire che, durante il primo decennio, si spenderebbero circa 75 miliardi di euro; si tratta di un importo maggiore rispetto a quanto è stato attribuito all’Italia dall’Unione Europea, attraverso i contributi per il Pnrr.
Considerando, invece, il lungo periodo, l’Ente previdenziale ha stimato che la riforma del sistema pensionistico produrrà dei vantaggi solo a partire dal 2040. Dopo tale data, infatti, comincerà ad esserci un risparmio dei conti pubblici, come conseguenza della riduzione degli importi delle pensioni, per chi sceglierà il pensionamento anticipato.
Prima di allora, tuttavia, la spesa da sostenere per pagare gli assegni ai pensionati sarà addirittura maggiore rispetto a quella attuale. Nel 2031, infatti, si raggiungerà il picco di 9 miliardi di spesa e questo avrà delle importanti implicazioni sulle finanze dello Stato per i 10 anni successivi.
Quota 41 graverà sui conti pubblici per un totale di 75 miliardi di euro, per i primi 10 anni. Si tratta di una cifra davvero eccessiva e, dunque, è difficile pensare che la misura possa concretamente realizzarsi. Una valida alternativa potrebbe essere la concessione del pensionamento anticipato solo per i più “anziani”, per consentire il ricambio generazionale del mercato del lavoro.
Leggi anche: “Riforma pensioni: quota 41 sarà il futuro? I dubbi di Fratelli d’Italia“.
Matteo Salvini ritiene che Quota 41 potrebbe “aiutare chi lavora da una vita ad andare in pensione e consentire a tanti giovani la possibilità di entrare nel mondo del lavoro”. Ovviamente, per aiutare i giovani a lavorare non basterà questo strumento, ma ci sarà bisogno di provvedimenti mirati. Anzi, è stato evidenziato come negli Stati in cui l’età pensionabile è più elevata, il tasso di occupazione generale e tra i giovani è altrettanto maggiore.
Per capire come assicurare la pensione anticipata a tutti con Quota 41 possa essere una scelta fallimentare, basta guardare i risultati di Quota 100. Mandare a casa i più anziani non significa automaticamente produrre la sostituzione sul mercato del lavoro, con l’inserimento dei giovani.
Attraverso Quota 100, ad esempio, per ogni 2 lavoratori andati in pensione, ha iniziato a lavorare solo un nuovo individuo (non per forza giovane). Questo, nei fatti, ha prodotto addirittura un calo dell’occupazione.
Con Quota 41, quindi, c’è il rischio di spendere una cifra troppo elevata senza avere la concreta sicurezza di poter conseguire dei risultati soddisfacenti per i giovani. Questi ultimi, ancora una volta, sono le vittime del sistema e dovranno farsi carico delle spese per la Riforma delle Pensioni.
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