Sebbene la riforma delle pensioni non sia ancora stata approvata, si dà per certo che, nel 2023, i lavoratori potranno accedere a Quota 103.
A partire dal prossimo anno i lavoratori prossimi al pensionamento avranno a disposizione diverse misure, che consentiranno loro di anticipare il ritiro dal lavoro. Sebbene la riforma delle pensioni 2023 non sia ancora ufficiale, il Governo ha reso noto che intende fornire strumenti di pensionamento anticipato.
In questo modo, i lavoratori avranno la possibilità di dribblare la riforma Fornero, che prevede il raggiungimento di 67 anni d’età e 20 anni di contributi.
Di fatto, le misure di pensionamento anticipato a cui è stato possibile accedere nel 2022 sono tutte in scadenza al 31 dicembre. Ma, per fortuna, il governo intende prorogare alcune misure, apportando qualche modifica. Ma c’è anche una novità.
È questo il caso di quota 103 che permetterà ai lavoratori di andare in pensione a 62 anni con 41 anni di versamenti contributivi.
Tale strumento segue la falsariga di quota 102, che dunque non sarà rinnovata, ma fungerà da apripista a quota 103.
Per questo motivo c’è chi si domanda cosa accadrà al trattamento di fine servizio destinato ai lavoratori statali. Quanto tempo dovranno attendere gli statali, che vanno in pensione con quota 103, per ottenere il TFS?
Come abbiamo visto quota 103 è figlia di quota 102. Dunque le due misure non sono uguali, ma conservano delle caratteristiche simili.
In vista del 2023, il governo ha intenzione di introdurre una misura di pensionamento anticipato che prende spunto dal meccanismo delle quote.
I lavoratori statali si domandano se quota 103 conserverà anche i vincoli e gli obblighi previsti da quota 102. Nello specifico, il timore maggiore riguarda il trattamento di fine servizio, ma anche il divieto di cumulo tra redditi da pensione e quelli da lavoro dipendente o autonomo.
Ad ogni modo, gli statali che intendono accedere a quota 103 temono che questa possa aver ereditato da quota 102 la lunga attesa necessaria per ottenere il TFS.
Il TFS è il trattamento di fine servizio che spetta ai lavoratori statali al momento della cessazione del rapporto di lavoro. A differenza del TFR, che spetta ai lavoratori del settore privato, il TFS prevede tempi di erogazione più lunghi. Al di sopra di determinate cifre, il neo pensionato statale riceverai il trattamento in due trance.
Ad ogni modo, coloro che sono andati in pensione accedendo alla misura quota 102 hanno dovuto aspettare molto per ottenere il TFS:
È, dunque, prevedibile che anche per quota 103 saranno necessari quasi 4 anni, per poter ottenere la buonuscita che spetta ai lavoratori statali.
Ma una soluzione potrebbe arrivare dall’INPS.
A partire dal mese di febbraio 2023 sarà possibile accedere ad un anticipo del TFS erogato dall’INPS. In sostanza, l’istituto previdenziale concede un anticipo del trattamento di fine rapporto ai pensionati statali applicando un tasso di interesse poco appetibile.
Accedendo all’anticipo del TFS, il lavoratore statale avrà diritto solo al 1% degli interessi più il pagamento dello 0,50% spera le spese relative alla pratica.
Sebbene il tasso di interesse applicato non sia entusiasmante, al momento questa rappresenta la soluzione più semplice per ottenere una parte della liquidazione.
Così facendo potrebbe essere risolto, in parte, il problema della lunga attesa che devono affrontare gli statali quando vanno in pensione. Tuttavia, l’anticipo non è concesso a tutti i lavoratori statali che vanno in pensione.
L’istituto previdenziale, infatti, ha fissato una cifra massima che permette di coprire le suddette erogazioni. Pertanto le pratiche saranno evase seguendo un ordine cronologico, fino all’esaurimento delle risorse.
È, dunque, chiaro che non tutti riusciranno ad ottenere l’anticipo dall’istituto.
Inoltre, non potranno accedere a tale opportunità coloro che hanno debiti contributivi con l’INPS o cartelle esattoriali pendenti.
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