Il Governo non ha stanziato i fondi per chi ha fatto la quarantena nel 2021. E per questo l’Inps pagherà solo per il 2020.
L’Istituto Nazionale Previdenza Sociale ha sancito che procederà al riconoscimento degli importi dovuti per tutto il 2020 basandosi sulle certificazioni attestanti il periodo di quarantena con isolamento fiduciario redatte dai medici curanti, anche nei casi in cui non sia stato possibile reperire alcuna indicazione sul provvedimento emesso dall’operatore di sanità pubblica. Se si entra in contatto con una persona positiva al coronavirus scatta la quarantena obbligatoria: 7 giorni per chi è vaccinato, 10 per chi non lo è. Nelle scorse settimane l’Inps ha fatto sapere che per i lavoratori questa assenza, però, non è più a carico dell’Istituto. E allora chi paga?
Ma, ecco la brutta notizia, visto che per il 2021 il Governo non ha stanziato nuove risorse, l’indennità non potrà essere erogata anche per gli eventi avvenuti. Vale la pena ricordare che lo scorso anno per questa fattispecie erano stati stanziati 663,1 milioni di euro.
Riguardo invece i cosiddetti lavoratori “fragili”, la cui assenza dal luogo di lavoro è equivalente a un ricovero ospedaliero, l’Inps erogherà la prestazione relativa al 2020 e solo per quelli verificatisi fino al 30 giugno di quest’anno, nonostante il decreto-legge 23 luglio 2021, abbia differito alla data del 31 ottobre 2021 il diritto riconosciuto ai “fragili” di svolgere l’attività lavorativa in telelavoro.
Con riferimento agli eventi certificati come malattia conclamata da Covid-19, si continuerà ad autorizzare il riconoscimento della tutela della malattia.
Questa decisione ovviamente sta suscitando molta preoccupazione tra le imprese e i sindacati. Le tre maggiori sigle (Cgil, Cisl e Uil) chiedono subito un intervento legislativo che ripristini i finanziamenti altrimenti molti lavoratori avranno un importante taglio dello stipendio. Le imprese invece potrebbero avere un doppio danno: dovranno gestire le assenze e inevitabilmente “coprire” in qualche modo il mancato riconoscimento.
L’associazione Unimpresa evidenzia che: “Se le imprese non copriranno le prestazioni dell’Istituto assicurativo, per i lavoratori ci sarà un danno in busta paga che potrebbe essere quantificato tra i 600 e i 700 euro per i giorni di assenza” previsti dalla normativa attuale per la quarantena. Vale a dire per quattordici giorni oppure con la presentazione di un tampone negativo sette giorni per i vaccinati e dieci giorni per i non vaccinati.
E’ sempre importante ricordare le indicazioni vigenti quanto alla classificazione dei contatti a rischio che non obbligano alla quarantena. Non si viene sottoposti alla quarantena:
– se vaccinati e ci si trova in un ambiente chiuso (come una aula, sala riunioni, sala d’attesa dell’ospedale) o in viaggio con un caso Covid-19 per meno di quindici minuti;
– se vaccinati e si ha un contatto diretto (face to face) con un caso Covid, ad una distanza inferiore ai due metri e per meno di quindici minuti;
– se vaccinati e si viaggia su un aeroplano o su treno in cui è presente un caso Covid. Ad eccezione dei passeggeri seduti entro due posti, in qualsiasi direzione rispetto al caso Covid, dei compagni di viaggio e del personale addetto alla sezione dell’aereo-treno dove il caso indice era seduto che sono infatti classificati contatti ad alto rischio e per i quali vige invece l’obbligo di quarantena.
– se vaccinati e si fornisce assistenza diretta ad un caso Covid-19 impiegando le misure anti contagio previste dalla legge.
I sindacati confederali hanno chiesto un’immediata risposta al governo. In una lettera firmata da Cgil, Cisl, Uil (Rossana Dettori, Angelo Colombiani, Ivana Veronese) – che ha come oggetto “Tutela delle lavoratrici e dei lavoratori dipendenti del settore privato in quarantena” – e inviata ai ministri Andrea Orlando e Daniele Franco, i sindacati si sono detti fortemente preoccupati e hanno chiesto “un intervento normativo urgente che consenta all’Istituto di assicurare alle lavoratrici e ai lavoratori le tutele”
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