Attenzione ad evitare errori: quando muore il marito a chi va la casa? La normativa da tenere bene a mente.
Sono così tante le casistiche da considerare quando si ha a che fare con proprietà di immobili e simili che conoscerle tutte diventa quasi impossibile. Alcuni dubbi, tuttavia, sono più che legittimi, soprattutto considerando quelli che riguardano i casi più frequenti con i quali ci si può ritrovare ad avere a che fare. Uno di questi riguarda la morte di un marito e le conseguenze sulla casa: a chi va? La normativa da tenere a mente.
Fare i conti con la morte di una persona cara non è mai semplice: si tratta di un evento doloroso che, già da solo, scuote profondamente. Pensare, poi, di ritrovarsi anche nel mezzo di una disputa tra familiari non è certo l’ideale. Cerchiamo, allora, di fare chiarezza in merito a cosa accade alla casa in questione.
Morte del marito: a chi va la casa? La normativa e i dettagli
Partiamo dal presupposto che, anche in questo caso, sono una serie gli elementi da considerare. In primo luogo, prendiamo in considerazione la comunione dei beni. Laddove la coppia fosse sposata con tale assetto patrimoniale, alla morte del coniuge metà dell’immobile resta di proprietà del superstite e solo l’altra metà rientra nella successione. Attenzione: in quanto erede, al contempo, al superstite spetta anche una quota sulla metà in successione.
Discorso diverso riguarda, invece, il caso della separazione dei beni. Dunque, molto dipenderà da chi era il detentore dell’intestazione dell’immobile. Se la casa era, quindi, intestata al de cuius, questa passerà agli eredi, moglie compresa, che, tuttavia, manterrà il diritto all’abitazione (sul quale torneremo a breve). Se, al contrario, la casa è intestata al coniuge superstite, la proprietà non subirà modifiche. Se, infine, l’immobile era cointestato, i criteri di applicazione saranno gli stessi della comunione dei beni.
Soffermiamoci, ora, sul diritto all’abitazione, altro punto cruciale in assenza di testamento. Indipendentemente dalla divisione della proprietà dell’immobile, il coniuge superstite mantiene lo stesso per quanto concerne l’abitazione coniugale. Questo anche se dovesse decidere di risposarsi e in aggiunta al diritto di utilizzo dei relativi mobili presenti.
In caso di separazione, tuttavia, il diritto all’abitazione viene meno e lo stesso vale in caso in cui l’immobile sia cointestato con terzi, quali possono essere fratelli del de cuius. Laddove, invece, il diritto all’abitazione spetti, gli altri eredi saranno tenuti a rispettarlo fino alla morte del coniuge superstite. Altre specifiche circostanze potrebbero subentrare, poi, in caso di testamento. In tal senso, ricorrere ad un professionista è la scelta migliore per evitare errori e problemi.