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Quando il 33% non basta: il dettaglio che fa la differenza nella Legge 104

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C’è un punto nella Legge 104 che può cambiare davvero la vita. Non si trova nei titoli più noti, né nelle parti più discusse, ma è lì, al comma 3 dell’articolo 3.

È lì che si decide quando una disabilità diventa “grave”, e con essa arrivano diritti, tutele, priorità. Ma come si arriva a quel punto? E cosa vuol dire davvero? Le esperienze di Sandro, Arianna e Michele aiutano a capirlo, con la voce di chi ci è passato.

Quando il 33% non basta: il dettaglio che fa la differenza nella Legge 104-trading.it

Sandro lavorava da anni in officina, sempre sul pezzo. Dopo un infarto, è iniziato un lungo percorso di esami, visite e valutazioni. Arianna, affetta da una malattia intestinale cronica, vive giornate scandite dal dolore. Michele, pensionato, si perde spesso nelle strade che ha percorso per decenni: l’Alzheimer sta lasciando il segno. Per tutti e tre, un giorno è arrivato un verbale. E con esso, una parola chiave: disabilità grave.

Quando una disabilità diventa “grave”: cosa dice la Legge 104

Non tutte le condizioni di salute danno automaticamente accesso ai benefici della Legge 104. Per ottenerli, è necessario il riconoscimento di un handicap, e fin qui interviene l’articolo 3, comma 1.

Quando una disabilità diventa “grave”: cosa dice la Legge 104-trading.it

Ma è il comma 3 che fa la differenza: stabilisce quando una condizione assume il carattere di gravità, cioè quando riduce l’autonomia della persona al punto da richiedere assistenza permanente o continuativa.

La valutazione è affidata a una Commissione dell’ASL, che prende in esame la situazione clinica e applica tabelle ministeriali definite nel 1992. Quelle tabelle indicano, per ogni patologia, una percentuale di invalidità civile. Se questa è superiore al 33%, si può accedere alla Legge 104. Ma quando la patologia compromette gravemente l’autonomia personale, può essere riconosciuta come “grave”.

E qui arrivano differenze sostanziali. Per alcune patologie, come gravi aritmie cardiache, la percentuale può superare l’80%. Per le forme più avanzate di Alzheimer, si arriva anche al 100%. Lo stesso vale per malattie intestinali croniche in fase acuta. Ogni caso, però, viene valutato singolarmente.

Sandro, Arianna e Michele: quando il verbale cambia tutto

Sandro, dopo il suo infarto, ha ricevuto una diagnosi di aritmia grave. La Commissione gli ha attribuito una percentuale di invalidità tra l’81% e il 100%. Quel verbale ha aperto la porta alla disabilità grave, permettendogli di accedere a permessi lavorativi e cure più mirate.

Arianna, invece, ha affrontato un lungo iter. Solo quando la malattia intestinale si è aggravata, ha ottenuto un riconoscimento superiore al 70%. Questo ha significato più tutele sul lavoro e una gestione più umana della sua quotidianità.

Michele, con l’Alzheimer, ha visto il suo punteggio salire a 100%. Questo ha permesso alla sua famiglia di accedere a supporti pubblici e permessi retribuiti per assisterlo.

In fondo, non è solo una percentuale. È un modo per dire: “non sei invisibile”.

Gerardo Marciano

Laurea in Giurisprudenza indirizzo economico e Premio internazionale alla carriera conferito dal Senato accademico della Facoltà di Scienze aziendali e sociali di ISFOA. Collabora, scrive articoli riguardanti tematiche finanziarie per/con numerose riviste finanziarie nazionali ed internazionali. Autore e CoAutore di oltre 40 Ebooks sulla storia dei mercati e su calcoli statistici riguardanti le loro serie storiche. Negli anni scorsi ha partecipato come esperto di storia dei mercati e statistica ai più importanti eventi nazionali nel settore del trading e degli investimenti. Inoltre, è stato ospite di canali televisivi come Class CNBC, Le Fonti TV, Finanza Now, Money Tv ed il suo parere è stato ripreso da riviste nazionali ed internazionali come Avvenire, Il Sole24ore, Alliancenews, MF Dow Jones.

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