Quando affronti un passo importante come l’acquisto di un’abitazione, ogni euro conta. Ma cosa succede se esiste un modo, legale e accessibile, per recuperare parte dei costi notarili? E soprattutto: chi ne ha diritto davvero? Ecco la verità che molti trascurano, ma che può fare la differenza.
Giuseppina non è un’esperta di fisco, eppure quando ha comprato la sua prima casa, ha iniziato a interessarsi a ogni dettaglio. Non solo per una questione di risparmio, ma per capire davvero dove finivano i suoi soldi. Quando ha ricevuto la parcella del notaio, ha avuto un sussulto: una cifra che non si aspettava, nonostante avesse messo in conto tutte le spese.

Poi, chiacchierando con un collega, ha sentito che alcune spese notarili per il mutuo potevano essere portate in detrazione nel Modello 730. Una cosa che non le era mai stata detta chiaramente da nessuno. Da lì ha iniziato a cercare informazioni, ha chiesto al CAF, ha letto tra le righe delle istruzioni dell’Agenzia delle Entrate. E così ha scoperto un’agevolazione che, se sfruttata correttamente, le avrebbe permesso di recuperare fino a 760 euro.
Non è poco, se consideri tutto quello che gira intorno all’acquisto di una casa. E la cosa più interessante? Non serve essere esperti in diritto tributario per accedere al beneficio. Basta sapere dove guardare e cosa fare. Proprio come ha fatto lei.
Quando il notaio “pesa” meno: detrazioni che aiutano
Nel mare di spese che si affrontano per acquistare una casa, il costo del notaio è spesso uno dei più temuti. Ma pochi sanno che una parte di quella spesa può essere “alleggerita” grazie a una detrazione Irpef del 19%. Attenzione però: non tutte le spese sono ammesse e non tutte le situazioni lo permettono. È proprio qui che Giuseppina ha capito l’importanza di ogni dettaglio.

La detrazione non si applica all’intero importo che si versa al notaio, ma solo alla parte relativa alla stipula dell’atto di mutuo. Questo significa che le spese legate direttamente al contratto di compravendita non rientrano nel beneficio. La cifra massima su cui applicare il 19% è di 4.000 euro, quindi il massimo recuperabile è 760 euro. Una somma che può davvero fare la differenza, soprattutto se si considerano gli altri costi connessi a un mutuo: perizia, istruttoria, imposte varie.
Per rientrare nei parametri stabiliti, però, è fondamentale che l’immobile sia destinato a prima casa e che si rispettino alcuni requisiti: come quello di trasferire la propria residenza nel Comune entro 18 mesi dall’acquisto e di non possedere altri immobili nel medesimo territorio comunale. Giuseppina, per fortuna, rientrava perfettamente in questa situazione.
Ma non basta solo questo. È indispensabile aver pagato il notaio con sistemi tracciabili: bonifico, assegno non trasferibile, carta. E qui si apre un’altra riflessione. Quante volte si fanno pagamenti senza badare troppo al mezzo usato? Eppure, basta un dettaglio come questo per perdere il diritto alla detrazione.
Il Modello 730 e i trucchi che nessuno ti spiega
Dopo aver raccolto le fatture, conservato le ricevute e verificato ogni passaggio, Giuseppina si è ritrovata davanti al famoso Modello 730/2025. La compilazione, per molti, sembra un’impresa impossibile, ma con le informazioni giuste diventa molto più semplice di quanto si creda. Le spese per il notaio, nel caso in cui siano detraibili, devono essere inserite nel Quadro E, rigo E7, insieme ad altre spese accessorie legate al mutuo.
La chiave, però, è distinguere ciò che si può detrarre da quello che invece va escluso. Per esempio, l’onorario del notaio per l’atto di compravendita non si può inserire. Così come non rientrano le imposte di registro, catastali e ipotecarie. Ma se il notaio ha addebitato costi relativi all’iscrizione dell’ipoteca, o ha anticipato spese per conto del cliente, allora quelle voci possono essere portate in detrazione.
Giuseppina ha fatto attenzione a ogni riga della fattura, ha chiesto chiarimenti, ha segnato tutto con pazienza. E alla fine, grazie anche al supporto del CAF, ha presentato il suo modello correttamente. Pochi mesi dopo, nel suo rimborso Irpef, ha trovato quei 760 euro che le hanno dato una boccata d’ossigeno. Non è solo una questione economica: è la soddisfazione di aver saputo gestire tutto al meglio, senza lasciare nulla al caso.