Già dalla metà di aprile, le tensioni internazionali tra il presidente russo Vladimir Putin e Joe Biden, avevano innescato definitivamente la transizione economica della Russia fuori dall’influenza occidentale.
La Russia non sembra avere alcuna intenzione di adeguare la sua politica alle richieste di Washington, né a quelle europee. Dall’annessione della Crimea nel 2014, alle accuse di interferenza politica nelle elezioni del 2017, fino all’ultimo episodio che ha coinvolto la Bielorussia, diventata particolarmente vicina a Mosca dopo il caso di pirateria aerea avvenuto verso la metà del maggio scorso.
L’Occidente sembra impotente nei confronti della Russia, principale partner economico della Bielorussia, che intrattiene con il paese almeno la metà degli scambi commerciali, mentre l’Unione Europea sfiora appena il 18%.
La Bielorussia, sempre più nell’orbita degli interessi russi, procederà a rafforzare il suo legame, creando un potenziale squilibrio anche in Europa. Vladimir Putin è diventato per gli Stati Uniti e i suoi alleati il nemico pubblico numero uno, riportando la storia indietro di almeno trent’anni.
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Quali sono le reazioni della Russia alle sanzioni degli Stati Uniti?
A differenza dell’Unione Sovietica, la Russia di Vladimir Putin può contare su una capacità economica in grado di emanciparla dal sistema economico basato sul dollaro. Per evitare l’influenza delle sanzioni sulla sua economia si prepara a eliminare il dollaro come valuta dal suo fondo sovrano, nonché dalle riserve della banca centrale.
La manovra potrebbe innescare una tendenza ribassista sul Forex, qualora il dollaro detenuto per un ammontare di circa 40 miliardi, dovesse cominciare a essere liquidato, a favore di altre valute che per il momento sono detenute con queste proporzioni: 40% di euro, 30% yuan, 5% yen, 5% pound, oltre al 20% in oro.
Il prossimo 16 giugno Biden e Putin si incontreranno ufficialmente per discutere delle sanzioni e della situazione internazionale, che ha toccato il suo culmine nel rapporto tra i due paesi, quando Biden il 17 maggio aveva definito senza mezzi termini Putin un ‘assassino’, in relazione alle sue influenze sulle elezioni USA al fine di favorire la vittoria di Donald Trump.
La Russia almeno dal 2018 ha cominciato a diminuire la sensibilità della sua economia alle sanzioni USA, diminuendo fino a oggi le riserve in dollari della banca centrale russa del 40% a favore dell’oro, che costituisce invece il 24% delle riserve. Questo rafforzerà inevitabilmente i suoi legami con la Cina e con tutti quei paesi non allineati, a quello che sta diventando sempre più simile a un blocco occidentale.
Da aprile le penalità delle sanzioni includono il divieto di acquisto di titoli di stato sul mercato primario e potranno arrivare fino a escludere gli istituti di credito russi dal sistema di comunicazione interbancario, che le banche utilizzano anche al fine di passarsi tra loro denaro.