Licenziamento a tappeto per i lavoratori dipendenti che non adempiono ai doveri? Attenzione a dire di no, perché si può esser cacciati subito.
Più facile a farsi che a dirsi, la lettera di licenziamento è un incubo per i lavoratori dipendenti: ma perché così tanta paura? Di norma, tutti sono a conoscenza del fatto che se attuano dei comportamenti illeciti, o peggio si rifiutano di porre in essere le loro mansioni, possono essere cacciati via senza se e senza ma. Il punto è che però molti non sanno che basta davvero il nulla per ricevere il provvedimento, soprattutto su aspetti che fino a poco tempo fa erano impensabili. Lavoro del terrore? Con questa normativa la situazione è pronta a degenerare a totale sfavore dei contribuenti più professionali.
Di quali mansioni si sta parlando? A dire la sua pronuncia è proprio la Cassazione, la quale tratta l’argomento scottante che fa parte della sezione lavoro. Nello specifico, un caso concreto che risale al 2018. Si tratta di un operatore ecologico che si è rifiutato di compiere alcune prestazioni, poiché secondo la sua visione, non rientranti all’interno del suo ambito. Aspetto più scioccante, presentava anche una certificazione medica che attestasse il suo stato di malessere, il quale già da solo sarebbe bastato a giustificare la mancata attuazione di quanto richiesto.
Poiché non solo si trattava di un’attività che stava al di fuori delle sue competenze da contratto di lavoro, ma anche perché si faceva riferimento ad una prestazione che lui non avrebbe potuto compiere in ragione della tutela della sua salute. Allora, perché è stat comunque soggetto al licenziamento perché rifiutatosi di svolgere le suddette mansioni?
Attenzione ai lavoratori dipendenti, il licenziamento è… un attimo!
Sembra assurdo, ma la pronuncia e la spiegazione della Suprema Corte di Cassazione non toglie alcun dubbio. Vuol dire cercare di porre un equilibrio tra le esigenze del datore di lavoro, in questo caso dell’imprenditore che assume, e nell’altro di tutela dei diritti dell’operatore ecologico preso in causa. Quest’ultimo deve agire in ragione di flessibilità e collaborazione, ma senza ombra di dubbio il primo non deve assolutamente porre in essere alcun sfruttamento. Quale mansione non rientrava ma vede comunque il licenziamento del suddetto lavoratore dipendente?
Quando si parla di un operatore ecologico, non si tiene in considerazione l’attività di… autista! Il protagonista del provvedimento si è rifiutato per ben 4 giorni i fila, di portare al termine il compito in questione. Proprio per questo suo comportamento reiterato e continuativo nel tempo, senza aver dalla sua una corretta giustificazione, lo ha portato ad un pieno licenziamento. Ma com’è possibile se aveva anche con sé un certificato medico che attestasse la sua posizione lecita? Perché quest’ultimo entrava in conflitto!
Questo perché le stesse dichiarazioni dell’attività lavorativa, sarebbero entrate in contrasto anche con quanto il lavoratore faceva ogni giorno senza rifiutarsi. Pertanto, lo stesso malessere accusato, è stato giudicato dalla Corte d’Appello di Catanzaro, come irrilevante. Quindi, secondo la Suprema Corte di Cassazione, il fatto di aver reiterato nel tempo con il rifiuto della mansioni richieste, basta per definire un licenziamento per giusta causa.
Di conseguenza, significa che il lavoratore dipendente non potrà mai dire di no al suo capo? Nessuna tirannia. Assolutamente sì, ma solo quando gli viene richiesta una prestazione “esorbitante” rispetto a quanto definito contrattualmente e che non rientra per niente all’interno del proprio ambito. In questo contesto, si parla di piena tutela e non di gesti di sfruttamento. Ma quando è richiesta flessibilità e collaborazione, il lavoratore dipendente la deve attuare, altrimenti rischia il provvedimento.