L’oro sta seguendo un trend fortemente instabile complici le prospettive economiche contraddittorie.
Tra inflazione e tassi più elevati la crescita del valore dell’oro può subire una svolta. È ciò in cui crede Goldman Sachs che ha effettuato alcune simulazioni considerando le tre variabili.
Mentre la corsa dell’oro è cominciata contestualmente ai timori di una maggiore instabilità dovuta all’inizio della guerra e in precedenza della ripresa incerta post covid muta ora il sentiment sulle prospettive future. Dallo scenario di riferimento del rallentamento economico, si è passati in un contesto in cui l’aumento dei tassi per fermare l’inflazione è arrivato a influenzare positivamente obbligazioni e dollaro, danneggiando il sentiment sull’oro.
Mentre i tassi di interesse crescono accompagnando il calo delle quotazioni dei titoli di Stato, a causa delle preoccupazioni sul rischio recessione, l’oro è in calo del 7% da inizio anno. Questo nonostante l’aumento del 2,6% dei tassi reali a 10 anni. Per avere un termine di paragone una dinamica analoga tutto ciò ricorda, secondo gli analisti di Goldman Sachs il 2018, quando tassi più sostenuti si accoppiavano a volatilità e preoccupazioni macroeconomiche. Opposto, invece, il caso del 2013, quando i tassi reali in rialzo dell’1,5% vedevano al contempo un prezzo dell’oro in ribasso del 30%.
Secondo gli analisti di Goldman Sachs le probabilità sono a favore di un rialzo
Secondo gli analisti i rischi di recessione creano un’asimmetria positiva nel livello di rendimento del lingotto. Le probabilità sono a favore di un rialzo; un rinnovarsi dell’atteggiamento aggressivo della Fed avrebbe un impatto minore rispetto a una conclamata recessione dell’economia Usa che porterebbe a uno scoppio di volatilità a rialzo.
Secondo gli analisti quindi “applicando il nostro modello di trade-off di crescita si scopre che il potenziale di rialzo dell’oro è significativamente maggiore rispetto ai rischi di un ribasso”
Tra gli scenari presi in considerazione il più probabile è quello di un’inflazione Usa che rallenta dal 2023 senza alcuna recessione. Secondo gli analisti “con le minori preoccupazioni sulla crescita degli Stati Uniti, è probabile che gli investitori comincino a tornare su asset più rischiosi come le azioni, piuttosto che su beni rifugio come l’oro.
Il secondo scenario di pari probabilità si caratterizza per una forte recessione che spinge la Fed ad abbandonare la sua politica riportando i tassi a zero nel giro di tre anni. Mentre i timori per la crescita si concretizzano rimane altresì l’incertezza dell’inflazione con un doppio vantaggio per i titoli difensivi e i beni rifugio. In questo caso i prezzi dell’oro potrebbero spingersi fino a 2.250 dollari l’oncia per un rialzo del 34%.
Il terzo scenario alternativo poco considerato sui tassi di interesse
Un ultimo scenario alternativo rispetto all aumento o diminuzione dei tassi di interesse è il seguente; secondo gli analisti di Goldman Sachs, c’è la possibilità che la Fed decida di cambiare l’obiettivo da raggiungere per l’inflazione, portandolo oltre il 2%. Anche questo scenario è piuttosto probabile, anche se meno dei precedenti; esso, tuttavia, offre un’alternativa per evitare un grave rallentamento economico. Già all’inizio di quest’anno, le aspettative di inflazione del mercato erano al di sopra del target. Ciò ha innescando un rally del 15% per la materia prima. Nel caso di un cambio nell’obbiettivo della Fed, con la messa in discussione del suo impegno, si avrebbe un analogo effetto positivo sul trend dell’oro.