In attesa che sia inserita nella Riforma pensioni, possiamo dare per cerca la proroga Opzione donna 2023. Scopriamo se sono previste novità.
Con ogni probabilità la misura di pensionamento anticipato conosciuta con il nome di Opzione donna sarà prorogata e, dunque, resa accessibile alle lavoratrici anche nel 2023.
Ci stiamo riferendo alla misura flessibile che dà la possibilità alle lavoratrici, sia dipendenti e autonome, di ritirarsi dal lavoro in anticipo rispetto ai requisiti richiesti dalla riforma Fornero.
Grazie a Opzione donna le lavoratrici possono ritirarsi dal lavoro a 58 anni di età, per le dipendenti, e 59 anni di età, per le autonome, con 35 anni di versamenti contributivi.
L’assegno che sarà percepito dalle pensionate è calcolato interamente con il sistema contributivo.
In base alle indiscrezioni delle ultime settimane, possiamo dare per certa la proroga Opzione donna 2023. La conferma della misura non dovrebbe prevedere alcuna modifica rispetto alla quella accessibile nel 2022.
Proroga opzione donna 2023: cosa ci attende il prossimo
La misura di pensionamento anticipato Opzione donna sarà rinnovata e inserita nella riforma pensioni 2023. Ciò vuol dire che, anche per il prossimo anno, le lavoratrici, sia dipendenti che autonome, potranno beneficiare di questa forma di pensionamento che prevede la maturazione del requisito anagrafico più abbordabile rispetto a quello affissato dalla riforma Fornero.
C’è chi parla addirittura di una stabilizzazione strutturale e permanente della misura, ma, per il momento, è ancora tutto da vedere.
Opzione donna è la misura di pensionamento anticipato introdotta dalla legge Maroni del 2004, poi prorogata anche per il 2022. Tramite quest’opportunità le lavoratrici possono andare in pensione a 58 anni di età, se dipendenti, e a 59 anni, se autonome.
Per accedere alla pensione è necessario aver maturato 35 anni di versamenti contributivi entro il 31-12-2021.
Hanno la possibilità di aderire a Opzione donna tutte le lavoratrici iscritte all’assicurazione generale obbligatoria o a fondi sostitutivi o esclusivi. Purché abbiano versato contributi al 31 dicembre 1995.
Di fatto, non è possibile accedere alla misura di pensionamento anticipato per coloro che sono iscritte alla gestione separata o che intendono utilizzare i contributi maturati in tale gestione, con lo scopo di raggiungere il requisito contributivo minimo richiesto. Per le lavoratrici autonome non è richiesta tale condizione.
Ad ogni modo per poter andare in pensione anticipata con Opzione donna si può perfezionare il requisito contributivo dei 35 anni utilizzando anche la contribuzione figurativa, derivante dai periodi di maternità obbligatoria. Inoltre, possono concorrere alla formazione del requisito contributivo anche i contributi da riscatto e i versamenti volontari.
Non sono, invece, inclusi i contributi figurativi per malattia e disoccupazione, che però contribuiscono al calcolo del montante contributivo necessario per il calcolo della pensione.
Il criterio contributivo di calcolo dell’assegno
L’assegno che la lavoratrice percepisce con la misura Opzione donna è calcolato tramite il criterio contributivo. Ci stiamo riferendo al metodo di calcolo diverso da quello tradizionale, che prevede anche i periodi di contribuzione accreditati prima del 1996. In ogni caso, per il calcolo dell’importo della pensione finale occorre prendere in considerazione due diverse quote rappresentate:
- dall’anzianità contributiva maturata entro il 31 dicembre 1995
- dall’anzianità maturata a partire dal primo gennaio 1996.
Ad ogni modo, accettando di andare in pensione anticipata con la misura Opzione donna, la lavoratrice subisce una penalizzazione. Ci stiamo riferendo alla riduzione dell’assegno di pensione di circa il 25% rispetto a quello che la pensionata avrebbe percepito con la pensione di vecchiaia ordinaria.