Oggi scopriremo per quale motivo, anche se siamo in estate, il prezzo del pellet è schizzato alle stelle. Come ci scalderemo il prossimo inverno?
Con il prezzo del gas che continua ad aumentare, si è assistito ad un incremento della richiesta di pellet. Di fronte all’aumento della domanda e, a causa della crisi internazionale, i costi del suddetto materiale sono schizzati alle stelle.
La situazione diventa sempre più complicata in vista nel prossimo inverno. C’è chi si domanda quale sarà la spesa media che ogni famiglia italiana dovrà affrontare per poter riscaldare la propria dimora.
L’Associazione Italiana energie agroforestali ha spiegato per quale motivo il prezzo del pellet è letteralmente schizzato alle stelle, anche se siamo in estate.
Inoltre, a preoccupare la maggior parte delle persone c’è la forte dipendenza dell’Italia, non solo nei confronti del gas straniero, ma pare che anche l’approvvigionamento di legno si strettamente legato all’attività produttiva degli altri paesi.
Prezzo del pellet alle stelle: che cosa sta succedendo?
Il pellet è un combustibile naturale al 100% prodotto dagli scarti del legno non trattato. È particolarmente apprezzato per le sue qualità: riscalda molto e brucia lentamente.
La crisi energetica che sta affrontando tutto il mondo, compresa l’Italia, ha prodotto numerose conseguenze che si sono ripercosse sulle tasche dei cittadini.
Lo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina ha reso evidente l‘eccessiva dipendenza italiana dal gas straniero. Ora, che stiamo assistendo ad un’impennata dei prezzi del pellet ci troviamo a fare un’altra amara constatazione: l’Italia dipende da altri paesi per l’approvvigionamento di legno.
La biomassa è stata presa d’assalto nella maggior parte dei paesi del nord Europa, che temono una prossima chiusura del gas da parte della Russia.
A fronte dell’impennata della domanda si è registrato un inevitabile aumento dei prezzi del pellet. Pare che da questo vortice di crisi energetica si faccia davvero fatica ad uscire.
Che cosa sta succedendo e come ci scalderemo al prossimo inverno?
In vista dell’inverno aumenta la preoccupazione in merito alle possibili chiusure di gas. In molti, hanno provveduto ad acquistare stufe a pellet per sopperire ad un eventuale chiusura dei gasdotti.
Tuttavia, ci troviamo a fare i conti con un netto aumento dei prezzi del pellet, materiale che si è sempre contraddistinto per la sua convenienza economica.
Stando a quanto riportato dalla Associazione Italiana energie agroforestali, il nostro Paese è particolarmente dipendente dalle importazioni di pellet. Di fatto, le importazioni prevalgono rispetto alla produzione nazionale.
Ciò vuol dire che il mercato italiano è fortemente esposto alle incertezze e alle dinamiche dei mercati internazionali.
Così come sta accadendo per il gas e per le altre materie prime, il Bel Paese è letteralmente in balia delle tempeste economiche e politiche internazionali.
L’aumento dei prezzi del pellet è indubbiamente uno degli effetti dello scontro tra Russia e Ucraina. In effetti, da questo scontro è avvenuta l’esclusione dal mercato di circa il 10% del materiale complessivamente commercializzato in tutta Italia negli anni precedenti.
Se a tutto ciò aggiungiamo l’incremento della domanda del pellet: il gioco è fatto!
Il problema è piuttosto complesso e non è facile trovare una soluzione. Tuttavia, è evidente che l’Italia non sta sfruttano a pieno le potenzialità della Wood Economy, che si basa sul principio dell’utilizzo a cascata del legno.
La proposta avanzata dall’AIEL prevede il sostegno alla nascita e al consolidamento di nuove imprese forestali. Ma anche favorire investimenti da parte delle industrie di prima lavorazione del legno, affinché siano finalizzati alla realizzazione di impianti di produzione di pellet.
Al momento l’Italia resta uno dei paesi europei chi ha il più basso tasso di prelievo forestale.
Mentre:
“L’aumento della produzione nazionale di biomasse legnose e, in generale, il sostegno alla selvicoltura attiva e sostenibile, offrirebbero parziale respiro al mercato, oltre a portare notevoli benefici sociali e ambientali, nonché economici e industriali, sul territorio.”