Il prezzo dell’alluminio ha chiuso questo settimana a livelli record, toccati solamente nel lontano 2011.
L’alluminio è un’altra materia prima la cui domanda ha superato le aspettative e il cui riflesso sui prezzi si è scontato con la chiusura degli ultime tre giornate tutte vicine ai massimi intorno ai 2.732 dollari per tonnellata.
Il forte trend rialzista è stato alimentato in particolar modo dall’economia cinese, sempre più protagonista sulla scena internazionale. Pechino ha avviato nel Paese un giro di vite sulle emissioni inquinanti, che ha influito sull’uso dell’energia e di conseguenza sul prezzo finale nella produzione del metallo.
La Cina produce circa il 60% dell’alluminio a livello globale. Il calo della produzione dovuto alle nuove norme sui limiti di Co2 suggerisce che i prezzi rimarranno ancora elevati per molto tempo.
L’aumento dei prezzi non sembra transitorio
L’aumento dei prezzi non sembra quindi transitorio ma accompagna l’attuale rivoluzione verde. La spinta delle grandi economie sta modificando le politiche industriali e orientando gli investimenti in modo da disincentivare i carburanti fossili. La lega metallica trova oggi ampie applicazioni in ambito industriale, dagli elettrodomestici, agli armamenti, dagli aeroplani fino alla tipiche lattine alimentari.
Il trading sul future dell’alluminio ha un ciclo stagionale che innesca generalmente una tendenza rialzista a partire da settembre. I prezzi dell’alluminio scambiato sul London Metal Exchange ha visto un incremento delle quotazioni che nell’ultimo mese è stata intorno al 3,5%. La tendenza ha fatto si che le quotazioni si avvicinassero ai massimi storici, innescando ulteriori acquisti sulla base delle preoccupazioni per la scarsità di offerta, date le nuove politiche ambientali di Pechino.
Le fonderie di alluminio in Cina hanno inasprito le restrizioni sull’uso di energia, come parte degli obiettivi ecologici sulle emissioni di carbonio. A causa di ciò l’attuale livello produttivo non è più in grado di tenere il passo la domanda per la materia prima. Il più grande produttore, importatore nonché consumatore di alluminio al mondo, si trova oggi avvantaggiato nella produzione industriale. Il vantaggio è stato ottenuto nel tempo anche grazie alla delocalizzazione della produzione e alla convenienza per le nazioni occidentali di acquistare il metallo dalla Cina.
Quali sono le cause dell’ultimo rally del prezzo dell’alluminio?
L’ultima impennata dei prezzi arriva mentre il governo della regione cinese del Guangxi, terzo centro produttivo di alluminio in Cina, conferma che la regione avrà una produzione ridotta del 20%. Questa riduzione continuerà a influire sulle politiche industriali del Paese, fintanto che gli sforzi atti a contenere le emissioni prevarranno sulla logica del mercato. La Cina cerca di risparmiare energia sui settori che producono materiali ad alta intensità energetica, preparandosi a sostituire gli attuali processi produttivi con tecnologie meno energivore.
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Per noi questo sarà un costo che inciderà inevitabilmente sull’aumento dei beni che fanno uso dell’alluminio, che potrebbero aumentare del 35%. Tale è stato infatti l’incremento delle quotazioni del future nell’ultimo anno. Nonostante possa sembrare un problema marginale, ci sono alcune aziende che basano gran parte della loro economia su questo metallo. A esclusione dell’industria siderurgica, come la multinazionale Alcoa, che ha visto un notevole incremento delle quotazioni, vi sono aziende come la Heineken che subiranno un notevole contraccolpo. Il secondo più grande produttore di birra al mondo ha dichiarato che l’influenza dell’alluminio sul prezzo della bevanda potrà causare aumenti entro quattro mesi.
La produzione attuale di alluminio in Cina potrebbe riuscire a compensare in parte l’attuale deficit. La produzione è infatti calata di almeno a mezzo milione di tonnellate rispetto a quanto previsto dall’inizio dell’anno.