Nella ricerca degli indicatori migliori da utilizzare nel trading spesso ci imbattiamo in piattaforme operative che offrono una selva di strumenti, ecco come sfruttare in particolare il potere informativo di uno di essi.
Constatando la sovrabbondanza di offerta d’indicatori e oscillatori, il trader inesperto può confonderla con la capacita potenziale di riuscire a fare tante più misurazioni possibili e aumentare così la sua precisione nel determinare le evoluzioni dei prezzi. In realtà tutte questi indicatori e oscillatori, a patto di conoscerne gli algoritmi con cui sono costruiti possono diventare supporto alla nostra operatività ma anche motivo di falsi segnali a causa della ridondanza delle loro misurazioni.
A livello puramente tecnico sicuramente anche dai singoli indicatori che lo compongono, coordinati con razionalità in un’unica strategia, ma non bisogna pensare che il risultato finale di una strategia sia determinato dalla somma dell’efficacia dei suoi singoli componenti. È indispensabile diversificare gli strumenti e non utilizzare fonti di dati ridondanti, ovvero che traggono il loro funzionamento e i loro risultati dall’analisi degli stessi parametri modificando soltanto il modo con cui vengono misurati. Rischiamo così di ottenere un dato che viene confermato da più indicatori che appaiono dissimili tra loro, per darci l’illusione di fornirci conferme incrociate sulle dinamiche della price action tali da convincerci della bontà delle nostre aspettative.
Per tick, in finanza, si intende la quantità minima di variazione del prezzo consentita sullo strumento, ovvero sulla sua quotazione. Solitamente, per fare un esempio con le azioni, si tratta di un centesimo di dollaro o di euro a seconda della valuta di riferimento, sul mercato valutario invece un tick per esempio sull’ Euro Dollaro, che viene chiamato anche pip, equivale a un centesimo di centesimo. Quindi l’indicatore di volume tick misura la variazione minima intercorsa sul periodo di riferimento, per esempio nell’ultima ora di contrattazioni, evidenziando la differenza tra la volatilità del titolo e la sua variazione effettiva. Infatti ogni long può essere contrastato da volumi contrari che producono un tick short, facendo sostanzialmente rimanere il prezzo invariato nonostante l’indicatore di volume accresca il suo valore, in quanto sta sommando tutti i movimenti minimi effettivamente intercorsi.
Solitamente a mercato esistono due tipi di operatori e quindi di volumi, gli investimenti effettuati dal trader retail e dal trader istituzionale. Le transazioni di questi ultimi sono effettuate da operatori legati ad ambienti istituzionali o comunque investitori professionisti che detengono grossi capitali, e che per questo hanno un influenza sul prezzo molto maggiore rispetto a quelle effettuate dal trader retail.
Osservando il tick volume possiamo quindi notare la discrepanza che esiste fra il numero di transazioni e la sua variazione complessiva, o comunque una loro esemplificazione, come volume significativo atto a generare un’influenza sul prezzo pari al suo tick, da esse generati all’interno del time frame di osservazione. Questo ci segnalerà perciò la differenza tra i due tipi d’interessi. Se le transazioni sono minori rispetto alla variazione generata, rispetto alla variazione media relativa, significa che vi è probabilmente la presenza di singoli ordini con grossi quantitativi di denaro, viceversa avremmo tante piccole operazioni.
Fondamentalmente si prende atto che in un certo momento a un dato livello di prezzo, degli investitori con informazioni e sistemi non in possesso del trader medio, stanno acquistando o vendendo, dandoci un’informazione rappresentativa sia rispetto all’orientamento dell’interesse, long o short, sia a un livello di prezzo profittevole nel quale vi è probabilmente una discrepanza o incoerenza tra valore percepito e il suo prezzo. Quando questo fenomeno si verifica, si può ricavare la differenza qualitativa tra i due tipi di volumi e quindi se il mercato è guidato da interesse speculativo, con una variazione dei prezzi e dell’eventuale tendenza, sostenuta nel breve termine, oppure al contrario, guidato da quello fondamentale, sul lungo termine con importanti variazioni rispetto ai livelli attuali.
Abbiamo visto come vi sia una discrepanza di tipo informativo rispetto alla possibilità di conoscere il valore dell’asset. Questo significa che un valore risulta tanto più incoerente rispetto al prezzo tanto più la percezione dello stesso deriva da elementi non fondamentali o da quante discrepanze informative vi sono tra l’operatore e le realtà economiche di cui può venire a conoscenza. Sfruttare la conoscenza sull’eventuale composizione dei volumi e quindi del mercato può essere un ottimo filtro per interpretare correttamente la natura delle variazioni del prezzo o la forza della tendenza, per selezionare quei mercati che ottimizzare al meglio il nostro rapporto tra rischio e rendimento.
Il 2025 sarà l’anno di uno scoppio della bolla speculativa creatasi sull’AI? Alcuni studi mettono…
Se avete intenzione di affittare casa questi consigli potrebbero servirvi per risparmiare: ecco quando scegliere…
Nuovi aiuti per le famiglie con bambini, le istituzioni scendono ancora in campo offrendo un…
Per accedere all'Assegno di Inclusione anche nel 2025 si dovranno rispettare tutti questi nuovi requisiti.…
Tra i settori emergenti con opportunità di alto rendimento c’è il CCUS (Carbon Caputer, Utilization…
Quali sono i maggiori problemi che incontra chi deve cercare un lavoro a 50 anni?…