Quando un titolo come Amplifon crolla da quasi 47 euro a poco più di 16, è impossibile restare indifferenti. Ma qualcosa, proprio ora, sembra muoversi sotto la superficie.
Immagina di guardare un grafico che racconta una discesa senza freni, una parabola che curva verso il basso con decisione. Ma poi, ad un certo punto, la linea inizia a rallentare, come se qualcosa la stesse trattenendo. È lì che ci troviamo oggi con Amplifon, proprio intorno a quei 16,36 euro che hanno fatto da cuscinetto nelle ultime settimane.
La storia di questo titolo negli ultimi anni è stata intensa, piena di scossoni. Dopo il picco storico del gennaio 2022, il mercato ha voltato le spalle e da allora il prezzo è sceso in modo costante. Ma la finanza, si sa, non è mai solo discesa o salita. C’è sempre un momento in cui il mercato si ferma, riflette e decide se cambiare direzione. E spesso, quel momento arriva quando tutti guardano da un’altra parte.
In mezzo a questa lunga discesa, uno degli elementi tecnici più interessanti è che Amplifon ha raggiunto proprio in questi giorni la media mobile a 200 mesi (passa a 14,70 circa), un indicatore di lungo periodo che spesso rappresenta una sorta di “fondo del barile”. Non è un dettaglio da poco: questo stesso livello ha fatto da supporto anche a Stellantis, che sta vivendo una fase simile dopo essere scesa dai 25 euro agli 8,20. Coincidenze? Forse. Ma nei mercati, le coincidenze raramente lo sono davvero.
Guardando il grafico settimanale, si nota una trend line che parte dai massimi assoluti di 46,79 euro e arriva fino ai valori attuali, toccando più volte il prezzo come se lo stesse guidando. Anche l’Alligator Index, un indicatore che si basa su 3 medie mobili per individuare le fasi di trend, segnala che siamo ancora in una fase discendente. Ma attenzione: su base pluriannuale, il prezzo sta sfiorando le “labbra dell’alligatore”, segno che una fase di accumulazione potrebbe essere dietro l’angolo.
E se si guarda ancora più indietro, ci sono due livelli che emergono come potenziali ancore: i 14,49 euro toccati nel marzo 2020, nel pieno del panico pandemico, e i 13,01 euro del dicembre 2018. Zone che il mercato ha rispettato in passato e che ora potrebbero di nuovo fare la differenza.
Oltre all’analisi tecnica, c’è anche una narrativa più ottimista che arriva dagli analisti. Secondo Market Screener, ben 17 analisti seguono il titolo e la media delle loro raccomandazioni è “Accumulate”. Non solo: il target price medio è 27,04 euro, il che implica un potenziale rialzo del 61,40% rispetto ai valori attuali. Un margine che, seppur teorico, non può essere ignorato.
Il prossimo appuntamento importante per gli azionisti sarà il 19 maggio, quando Amplifon staccherà un dividendo di 0,29 euro. Un piccolo segnale di solidità che, in un periodo incerto, potrebbe convincere qualcuno a tenere duro.
Negli ultimi mesi, poi, la società non è rimasta ferma. Da gennaio 2025, Amplifon ha portato avanti un piano di rafforzamento della rete commerciale in Europa e ha avviato nuove partnership nel settore sanitario, mirando a consolidare la sua posizione sul mercato globale dell’audiologia. Non è solo una questione di prezzo, insomma. È anche una questione di strategia.
Ora, la domanda che resta è: questi segnali saranno abbastanza forti da invertire il trend? Oppure siamo solo in una fase di pausa prima di un nuovo scivolone? La risposta, come sempre, la darà il tempo. Ma una cosa è certa: il livello attuale merita attenzione, sia nel bene che nel male. Vedremo poi cosa accadrà.
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