Cosa nasconde davvero il mese di aprile? Una storia fatta di numeri, cicli e coincidenze che sfida il caso. Ogni investitore ha il suo “mese preferito”, ma pochi guardano a ciò che davvero conta: i dati storici. Cosa succede quando si intrecciano date, anni che finiscono per 5 e cicli presidenziali?
Una combinazione insolita, eppure tutt’altro che casuale. C’è chi ha deciso di andare a fondo e non si è fermato alla superficie delle apparenze. I risultati sono sorprendenti. C’è un pattern nel Dow Jones che pochi conoscono, e Federico ci aiuterà a capirlo meglio.

Ti sei mai chiesto se davvero i mercati si muovono a caso? Se basti un tweet o una notizia per far salire o crollare tutto? O se invece ci sia qualcosa di più profondo, una sorta di ritmo, di battito regolare che si ripete nei decenni? Federico, piccolo investitore con la testa dura e la passione per i numeri, si è posto questa domanda mentre si arrovellava su un grafico del Dow Jones. Non cercava previsioni magiche o indicatori misteriosi. Solo un filo da seguire, un’indicazione chiara per orientarsi in un mare che spesso sembra caotico.
Così ha iniziato a scavare. Ha preso carta, penna e dati storici dal 1898 a oggi, concentrandosi su un solo obiettivo: capire se aprile potesse davvero nascondere qualcosa. Perché proprio aprile? Perché ogni tanto, nelle discussioni nei forum o nei vecchi articoli, compariva quel mese come un potenziale punto di svolta. Il suo lavoro ha preso una piega ancora più interessante quando ha incrociato gli anni che finiscono per 5, e poi – colpo di scena – ci ha aggiunto anche i primi anni dei cicli presidenziali americani. A quel punto, i numeri hanno cominciato a parlare.
Quante volte aprile è stato un minimo annuale nel Dow Jones?
Federico ha analizzato ogni anno dal 1898 in cui aprile ha rappresentato il punto più basso del Dow Jones. Sai quante volte è successo? Solo 5 volte in oltre un secolo. Un numero che di per sé potrebbe sembrare trascurabile, ma che in realtà rivela molto. Quelle 5 volte non sono state distribuite casualmente, e tutte sono accadute in momenti storici molto specifici, spesso legati a grandi cambiamenti economici o eventi geopolitici.

La cosa interessante è che aprile viene spesso considerato un mese di “respiro” per i mercati. Non sempre si registrano crolli, ma quando accade che rappresenti il punto più basso, spesso è perché i primi tre mesi dell’anno sono stati molto deboli. In pratica, quando gennaio, febbraio e marzo non riescono a far decollare i prezzi, aprile può diventare un trampolino… oppure un buco nero.
Federico ha notato che nelle annate con alta incertezza economica e politica, aprile tende ad anticipare i minimi. Ma non sempre è così. Infatti, il mese mostra un comportamento “bifronte”: può essere tanto una falsa partenza quanto l’inizio di una ripresa. Il suo vero significato si capisce solo dopo. Ed è proprio qui che entra in gioco l’analisi ciclica.
Gli anni che finiscono per 5 e i cicli presidenziali americani
E qui viene il bello. Federico ha scoperto che negli anni che terminano con 5, come 1905, 1915, 1925, e così via fino al 2015, il minimo annuale del Dow Jones si è formato quasi sempre tra gennaio e febbraio. Su 13 “quinti anni” analizzati, ben 10 hanno avuto il minimo entro il primo bimestre. In pratica, i mercati hanno toccato il fondo molto presto, per poi salire nel resto dell’anno.

Questo pattern è ancora più interessante se si considera l’abbinamento con il primo anno del ciclo presidenziale USA, che è notoriamente un periodo “fiacco” per i mercati. Quando un quinto anno del decennio coincide anche con l’inizio di un nuovo mandato presidenziale, come nel 1935, 1975 o 2015, le cose si fanno ancora più prevedibili: gennaio risulta spesso il mese chiave.
Il motivo? Potrebbe essere una combinazione di nuova politica economica, aspettative ancora incerte e avversione al rischio. I grandi investitori aspettano di vedere “che aria tira” prima di muoversi. E intanto, i prezzi scendono, creando un minimo che diventa un’occasione. È quello che Federico ha voluto testare per il 2025, che guarda caso è proprio un anno che finisce per 5… e il primo di un nuovo mandato presidenziale.
Se i dati storici dicono qualcosa, il rischio di un nuovo minimo tra gennaio e aprile 2025 non è affatto da escludere. Anzi, potrebbe già essere alle spalle. Ma questo non è un invito a comprare: è un invito a guardare il mercato con un occhio diverso. Non tutto è caos.