Meloni ha intenzione di rilanciare il finanziamento per gli studenti universitari, conosciuto con il nome di prestito d’onore. È davvero conveniente?
In occasione del discorso di fiducia tenuti alla Camera, Giorgia Meloni ha parlato anche della volontà di reintrodurre il prestito d’onore. Ci stiamo riferendo ad una forma di finanziamento indirizzata in favore degli studenti universitari che, peròm potrebbe non essere particolarmente conveniente.
In occasione del discorso che Giorgia Meloni ha tenuto alla Camera, si è parlato di ciò che hai intenzione di fare il suo esecutivo. In particolare, la premier ha fatto riferimento a ciò che intende attivare o riattivare per quanto riguarda l’Università italiana e l’istruzione in generale.
Il neoeletto Presidente del Consiglio dei Ministri ha parlato anche dell’intenzione di introdurre nuove borse di studio e far crescere quelle già esistenti. Ma ciò che ha attirato l’attenzione ascoltatori è la volontà di rilanciare in prestito d’onore.
Dando un’occhiata al programma elettorale di centro-destra, si intuisce la chiara volontà di rinforzare e allargare la suddetta forma di finanziamento. Questa è indirizzata in favore degli studenti universitari, con lo scopo di permettergli di pagare rette, libri e laboratori nel percorso di studi che porta alla laurea.
Quest’iniziativa rappresenta un’abitudine anglosassone, ma i dati in merito parlano di una misura pericolosa che rischia di indebitare i giovani a vita.
Il prestito d’onore è una forma di finanziamento indirizzata in favore degli studenti universitari, per consentire loro di pagare rette, libri e laboratori nel periodo di studi che porta alla laurea.
Tramite questa forma di finanziamento, lo studente e la sua famiglia si impegnano a restituire, dopo il conseguimento del titolo di studio, la somma di denaro ricevuta in prestito.
Il prestito d’onore non richiede particolari garanzie e può essere pubblico, ovvero erogato da una Regione o dalla stessa università frequentata dallo studente. Tuttavia, esistono anche forme di finanziamento di prestito d’onore di tipo privato, ovvero concesse dagli Istituti bancari.
In ogni caso, lo scorso aprile il Ministero dell’Università ha pubblicato un documento in cui sottolinea, come nell’ambito degli interventi di diritto allo studio universitario, i prestiti rappresentino solo 0,03% del totale. Dopotutto, una buona fetta della torta è rappresentata dalle sole borse di studio.
Occorre poi ricordare che lo strumento esiste già dal 1991, introdotto per volontà di un altro governo di centro-destra, il governo Andreotti. Successivamente è stato sollecitato dalla Ministra Mariastella Gelmini e rilanciato dal ministro Marco Bussetti.
Nonostante tutti questi interventi, la misura ha sempre riscontrato uno scarso successo dello strumento pubblico.
Diverso è il discorso per il prestito d’onore privato. A quanto pare infatti sono oltre 890 mila gli italiani, che tra il primo gennaio e il 31 maggio 2017, hanno chiesto un prestito per un percorso di studi universitari. Negli stessi 5 mesi, le erogazioni effettuate ammontavano a 169 milioni di euro.
Nella maggior parte dei casi, si trattava di prestiti per corsi post-laurea. Ma, anche le cifre erogate in favore di studenti universitari erano notevoli.
Attualmente molti atenei hanno deciso di stipulare convenzioni con gli istituti di credito per i prestiti d’onore.
L’idea del prestito d’onore prende origine da un’abitudine anglosassone. Questo strumento, infatti, è particolarmente diffuso in Inghilterra e negli Stati Uniti dove, da decenni, è utilizzato con lo scopo di offrire un sostegno economico agli studenti universitari.
In base ai dati relativi agli Stati Uniti, pare che circa 42,4 milioni di cittadini, ovvero un settimo della popolazione, si affidi a queste forme di finanziamento per il proprio percorso di studi.
Tuttavia, circa 1 studente su 10 non riesce a restituire la cifra dopo la laurea.
Dunque, sorge spontanea una domanda: questo strumento è davvero conveniente per gli studenti? Non sarebbe il caso di potenziare le borse universitarie, per offrire un concreto aiuto ai giovani?
Per rispondere a queste domande ci avvaliamo delle dichiarazioni rilasciate da Virginia Mancarella, la coordinatrice dell’associazione studenti Link, che ha affermato:
“L’esperienza anglosassone ci mostra come questi non costituiscano un’agevolazione del percorso formativo, ma al contrario lo opprimono e disincentivano. L’indebitamento precoce, soprattutto nel contesto di crisi economica e lavorativa italiana, riproduce povertà e disuguaglianze: il tasso di disoccupazione all’interno del nostro Paese, in particolare quella giovanile, e la precarietà rendono impossibile ripagare il debito e costringe prematuramente a un indebitamento a vita. È quindi veramente giusto che uno studente o una studentessa debba indebitarsi per proseguire gli studi o piuttosto lo Stato dovrebbe garantire il diritto allo studio e la formazione a tutti?”
È dello stesso avviso anche Diego Vollaro, dell’esecutivo Nazionale dell’Unione degli universitari. Vollaro ha confermato che il prestito d’onore è una “figura illusoria” che si pone come forma di tutela del diritto allo studio, senza poi esserlo davvero.
Il prestito d’onore prevede, infatti, che lo studente debba restituire la somma di denaro dopo aver conseguito la laurea. L’importo viene detratto in busta paga, gravando notevolmente sui giovani privi di una stabilità economica familiare alle spalle.
Bollaro ha poi concluso affermando che:
“Le borse di studio sono la risposta per una completa tutela del diritto alla conoscenza: rappresentano un contributo dato agli studenti che possa consentire di studiare e concludere al meglio il proprio percorso. Sono un chiaro segno di quanto uno Stato voglia investire sull’istruzione delle nuove generazioni”.
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