Mercoledì 4 maggio, la Federal Reserve ha deciso un forte rialzo dei tassi di interesse di 50 centesimi di punto. Contestualmente salgono anche i mutui e i tassi sui prestiti alle imprese.
In poche settimane il tasso Eurirs a 20 anni, che è il riferimento per determinare la rata dei muti a tasso fisso, è salito dallo 0,85% all’1,3%.
Secondo il report Banking Monitor, a cura della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo emerge un quadro interessante riguardo la tendenza rilevante sul tasso di interesse per i mutui con un tasso fisso arrivato 1,5% ai massimi di agosto 2019.
Sembrano così scontarsi più marcatamente sui finanziamenti del settore immobiliare quelle che saranno le tendenze future circa nuovi aumenti dei tassi di interesse da parte della BCE.
Nuovi confini commerciali e limitazioni all’espansione economica amplificano la necessità di intervento statale nell’economia. Peserà nel medio periodo sui conti pubblici l’incapacità di sopperire alla domanda interna. L’adattamento a un nuovo sistema economico, non sembra transitorio ma anticipa eventi economici difficili da superare.
Consumi e accesso al credito ridotti entro l’inizio del 2023
In questo contesto le banche centrali hanno accumulato debiti nel tentativo di contrastare le perdite economiche. Per regolare l’aumento dell’inflazione si incide anche sui consumi, dato il minore accesso al credito causato dagli interessi più elevati. Per questo motivo per le famiglie italiane potrà presentarsi il problema dei tassi di interesse in aumento.
In Italia, è possibile un aumento di circa 55 punti base entro la fine del 2022 e l’inizio del 2023. Stando alle cifre dell’Euribor che riportano il tasso di interesse medio, i mutui a tasso variabile per i nuovi mutui dovrebbero essere più favorevoli sul lungo periodo di quelli a tasso fisso.
Se il 2022 vedrà probabilmente entro l’autunno la BCE intervenire per aumentare i tassi di interesse rimangono per ora stabili gli interessi sui nuovi prestiti. Quelli effettuati alle società non finanziarie sono fermi allo 0,75% per le operazioni oltre 1 milione di euro. Aumentano invece di 4 punti base per i finanziamenti fino a 1 milione arrivando all’1,77%. Aumentano invece i prestiti a breve termine per le famiglie. Per quanto riguarda i prestiti a famiglie e imprese secondo i dati riferiti dall’ABI, a marzo mostrano un aumento del 2,6%, rispetto al 2,4% registrato a febbraio.