Pressione alta? Se il lavoro causa malessere a livello patologico, c’è una soluzione che permette di dire addio alle fatiche… in anticipo!
Avere a che fare con la propria mansione, i clienti, e spesso anche con i colleghi, indipendentemente dal tipo di lavoro, è spesso fonte di pressione alta. Quest’ultima si rivela essere tra le matrici che portano all’insorgere di malattie cardiache e non solo, perché il panorama patologico in questione è abbastanza vasto. Se si ha a che fare con questa condizione, ecco la soluzione perfetta per chi desidera prendersi uno stop definitivo. Cos’è l’accompagnamento provvisorio? Soprattutto… quando arriva la pensione?
E’ proprio vero, di fumo si può morire, ma lo stress non è da meno! La pressione alta è causata da molteplici fattori che nel quotidiano aggravano le condizioni di salute anche della persona più sana. Preoccupazioni, tensioni, litigi e pressioni se vissute all’ordine del giorno nel quotidianità lavorativa, sono fonti di condizioni patologiche che poi devono esser gestite da specialisti del settore e in maniera clinica.
Scientificamente si parla di ipertensione, ed è quella condizione che oltre ad essere determinata da stress e fumo, può presentarsi per predisposizione genetica, età, dieta ricca di sale, e sedentarietà. Insomma, tutti aspetti che ricadono in uno stile di vita per niente sano. E’ bene evidenziare che però gli effetti della pressione alta non si vedono subito, ma quando con il lungo periodo si consolida lo stato di malessere. Quindi, un po’ di stress al giorno, altro che togliere il medico di torno… lo porta a far visita!
La massima “stai tranquillo che passa”, non vale più quando la pressione è alta e i valori sono fuori controllo. Così, quello che quasi nessuno sa, è che è possibile seguendo un iter specifico, fermarsi, ed ottenere quasi in anticipo la pensione. Ovviamente, bisogna però prima passare alcuni step fondamentali definiti per legge, oltre che avere tutta una serie di requisiti. Di quali si tratta?
Pressione alta, addio stress lavorativo: più bonus di salute di così… non c’è!
Come capire se si soffre di pressione alta? Non basta sentirsi un po’ agitati, ma misurando con lo sfigmomanometro la massima dovrebbe essere circa al valore di 200 mmHg, o la minima a 120 mmHg con palpitazioni ravvicinate. Se poi si suda freddo, ci si sente i uno stato confusionale, e la vista si sfoca, ebbene si è ben oltre un attacco di panico, o meglio forse questo insorge pure quando non si capisce cosa sta accadendo al proprio corpo. Ci sono situazioni e situazioni legate all’ipertensione. Non tutte le condizioni sono gestite ugualmente, ma quel che è vero e che viene confermato è che la pressione alta può essere causa di pensionamento anticipato.
Ci sono condizioni differenti legate all’ipertensione arteriosa. C’è quella definita “non complicata” che si attesta circa ad un 10% di invalidità, ancora la stessa ma che sale di livello poiché posta tra l’11 e il 20% al quale si aggiunge la caratterizzazione di “non essere controllata”. Si passa a condizioni di cardiopatia gravi la cui percentuale vola a valori più alti, fino a giungere a malesseri come l’aneurisma della aorta, o a vivere una patologia cardiopatica ipertensiva a tutti gli effetti.
Si tratta di situazioni che tenute sotto controllo da medici e specialisti, possono essere gestite. Ma è bene evidenziare che lo stress quotidiano, soprattutto a livello lavorativo, possono essere causa di peggioramenti importanti. Così, entra in gioco la strategia che permette di andare prima in pensione, ma soprattutto di trovare una condizione di giovamento per la propria salute. Ecco come si procede, basta davvero poco. Bisogna sapere le mosse giuste da attuare e l’iter da aspettare in relazione ai tempi clinici e legali, e che questi facciano il loro corso.
Si può procedere con accompagnamento provvisorio e poi il pensionamento, quando l’ipertensione arteriosa determini inabilità lavorativa pari ad un terzo. L’accompagnamento è predisposto da Legge n. 104/1992 e comporta l’ausilio di un caregiver alla persona che viene riconosciuta come tale. Quindi, la mossa fondamentale è accertarsi di ciò anche dal punto di vista legale, non basta soffrirne. Ma ottenere un certificato di invalidità a tutti gli effetti. Questo si chiama assegno ordinario di invalidità, il quale nel corso di 3 anni si converte in pensione di vecchiaia.