David, anzi due David, hanno sconfitto il Golia Poste Italiane. Infatti due risparmiatori si sono fatti pagare 98mila euro di interessi per Buoni Fruttiferi che l’azienda postale aveva all’inizio loro negato, Vi raccontiamo come è andata.
Una bella mazzata dal valore di 98mila euro. E’ quella che Poste Italiane ha ricevuto in versione di pagamento di interessi (sancita dell’Arbitro Bancario Finanziario) per una vicenda legata a dei buoni fruttiferi. Ma andiamo a vedere nel dettaglio di cosa si tratta.
Nel mondo del risparmio i buoni rappresentano un importante strumento da sempre molto apprezzato dagli italiani. A questo riguardo vale la pena ricordare che il Belpaese è uno dei primi stati al mondo nella speciale classifica di quella che viene definita come “propensione al risparmio”. Insomma siamo da sempre un popolo di previdenti formichine. Ma vediamo prima di tutto cosa sono i buoni fruttiferi postali per poi entrare nel dettaglio di questa vicenda.
I buoni fruttiferi postali sono dei prodotti di investimento finanziario italiani. Assieme ai libretti di risparmio postale, costituiscono il cosiddetto risparmio postale e si presentano sia nella forma tradizionale cartacea, rappresentati quindi da titoli cartacei, sia nella forma dematerializzata, ovvero come registrazioni contabili di un credito in favore del titolare nei confronti dell’emittente.
Questo prodotto molto apprezzato dai piccoli risparmiatori è emesso dalla Cassa Depositi e Prestiti Spa (CDP), una società controllata dallo Stato e lo stesso Stato Italiano che si fa garante diretto dei buoni emessi. Sono collocati sul mercato in esclusiva da Poste Italiane.
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La vicenda della multa nasce dalla protesta di due risparmiatori che vivono in provincia di Torino e di Imola che si sono accorti che gli erano stati conferiti meno soldi del previsto e per questo si sono fatti sentire e alla fine l’hanno spuntata. I protagonisti di questa storia erano in possesso di sei buoni della serie “O/Q/P” e “Q/P” emessi dal 22 novembre 1986 al 18 settembre 1989. Tali buoni avevano un valore che oscillava all’epoca tra un milione e cinque milioni delle vecchie care lire.
Recatisi agli sportelli delle Poste hanno chiesto gli interessi che erano indicati dietro al titolo. Ma dagli addetti dell’ufficio hanno ricevuto un netto rifiuto, in quanto il dirigente ha fatto riferimento al decreto ministeriale del giugno del 1986. Sui buoni vi erano apposti due timbri che ne cambiavano i rendimenti. Uno collocato sul davanti e l’altro di dietro. Quest’ultimo indicava i nuovi rendimenti per i primi venti anni, mentre niente era indicato per quelli successivi.
Proprio valutando questo punto il Collegio di Torino dell’Arbitro ha sancito il prevalere di quanto indicato dietro i buoni rispetto alle modifiche che sono state poi introdotte con il sopracitato decreto ministeriale. Poste Italiane si è dunque ritrovata costretta a pagare ai 2 richiedenti gli interessi previsti per gli ultimi dieci anni, pari appunto a 98 mila euro in più rispetto si voleva riconoscere all’inizio.
Come detto all’inizio per fortuna a volte David torna a vincere contro Golia…
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