Pensione e possibilità di cumulo dei contributi per questa categoria di lavoratori, la svolta migliorativa

Il Governo pensa ad una soluzione legislativa per la questione dei contributi silenti pagati da una determinata categoria di lavoratori.

La sottosegretaria al welfare Tiziana Nisini, in risposta ad una interrogazione parlamentare presso la Commissione Lavoro della Camera dei Deputati, ha spiegato che il Governo sta discutendo della possibilità di cumulo dei contributi silenti in Enasarco.

Pensione e cumulo
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Il dibattito su quale assetto dare al sistema pensionistico del futuro continua, senza aver ancora aver trovato un vero equilibrio su cui redigere una riforma previdenziale davvero strutturale. Intanto, si fanno strada varie idee e proposte e – tra esse – è allo studio anche la possibilità di cumulare i ‘contributi silenti’ in Enasarco.

Ricordiamo che con l’espressione ‘contributi silenti’ si fa riferimento ai versamenti, compiuti alle casse previdenziali nel corso della vita lavorativa, che non bastano a raggiungere i requisiti per la pensione. In altre parole, sono contributi pagati a vuoto: infatti, la legge non prevede che l’Inps dia indietro soldi per contribuzione versata e mai sfruttata, con il risultato che questi soldi finiscono con il restare all’istituto – senza andare a formare la pensione del lavoratore.

Evidenti sono i motivi di interesse dell’argomento. Vediamo dunque un po’ più da vicino la sopra accennata proposta, secondo quanto emerso dalle dichiarazioni della sottosegretaria al welfare Tiziana Nisini.

Il problema dei contributi silenti e la questione sollevata in ambito parlamentare

Ebbene, proprio la sottosegretaria – in risposta ad una interrogazione parlamentare presso la Commissione Lavoro della Camera dei Deputati – ha chiarito che il Governo intende rinviare ad una soluzione legislativa la questione dei contributi silenti versati da agenti e rappresentanti di commercio presso la Fondazione Enasarco.

Recentemente al Governo era stata infatti riproposta la questione dell’impossibilità per agenti e rappresentati di commercio di valorizzare ai fini pensionistici i contributi versati all’Ente Enasarco per la natura particolare dell’ente previdenziale (obbligatorio ma integrativo dell’assicurazione generale obbligatoria).

Il punto è sostanziale: infatti, nelle circostanze di mancato raggiungimento di 20 anni di contribuzione, gli iscritti:

  • non maturano né il diritto alla pensione di vecchiaia;
  • né il diritto alla restituzione delle somme versate.

Non solo. Essendo l’Enasarco un ente previdenziale che versa prestazioni integrative, non è possibile in alcun modo servirsi di detta contribuzione né con la ricongiunzione dei contributi nell’Inps, né fare riferimento al cumulo dei periodi assicurativi.

Agli iscritti Enasarco non resterebbe dunque che proseguire volontariamente l’assicurazione, oppure attendere la rendita contributiva. Urge insomma una soluzione nei tempi brevi, che possa salvare il futuro pensionistico di non pochi lavoratori.

La soluzione al problema dei contributi silenti e la necessità di conservare gli equilibri finanziari

Una situazione certamente delicata quella degli iscritti Enasarco che si trovano innanzi alla questione dei contributi silenti. Ecco spiegato il perché dell’interrogazione parlamentare sul tema, mirata peraltro a ottenere uno specifico intervento per consentire il cumulo della contribuzione Enasarco con quella versata nell’INPS al fine, almeno, di conseguire un maggior importo di pensione.

Ebbene, la sottosegretaria Nisini ha risposto che la questione è al momento oggetto di approfondimento, proprio allo scopo di considerare e ponderare una proposta normativa inerente agli iscritti cd. ‘silenti’ Enasarco. Ciò potrebbe dunque permettere di valorizzare a fini previdenziali la contribuzione versata da questi lavoratori.

Ma ovviamente ci sono di mezzo anche gli aspetti di tenuta finanziaria del sistema previdenziale. Ecco perché la Nisini ha precisato che “qualsiasi intervento dovrà necessariamente tener conto degli aspetti finanziari, non potendosi imporre o approvare modifiche regolamentari che possano mettere in discussione l’equilibrio finanziario dell’Ente”.

La risposta della sottosegretaria al Welfare non sembra tuttavia aver convinto del tutto, in considerazione del fatto che chi ha posto rilievo sulla questione dei contributi silenti, ha altresì rimarcato che il problema si trascina da diversi anni.

Secondo gli osservatori, alla questione servirebbe una soluzione di tipo politico. Sarebbe la prossima Manovra il luogo più adatto per porre un correttivo ad un’anomalia che danneggia molti futuri pensionati. C’è chi propone un intervento ad hoc, che potrebbe essere realizzato anche attraverso proposte emendative, un po’ come già accaduto per i cd. ‘esodati’. Staremo dunque a vedere come proseguirà il dibattito su questo tema, nella consapevolezza che le istituzioni sono chiamate a varare una riforma delle pensioni davvero strutturale ed articolata.

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