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Economia e Finanza

In pensione con pochi contributi: sono 4 meccanismi che permettono di incassarla è vero

Non hai sufficienti contributi oppure sono pochi rispetto all’obiettivo della pensione di vecchiaia? Sappi che le norme previdenziali indicano alcune alternative idonee ad incassare comunque il trattamento previdenziale. I dettagli.

Versare i contributi rappresenta talvolta un ostacolo non irrilevante, e non per la spesa in sé bensì per le occasioni di lavoro che latitano.

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Tra carriere frammentate, ‘buchi’ contributivi e periodi di disoccupazione più o meno ampi, non sono poche le persone che si domandano se con pochi contributi è possibile comunque accedere alla pensione.

D’altronde le norme in materia previdenziale non sempre sono di facile comprensione: la pensione, la sua decorrenza ordinaria o anticipata, il suo ammontare ed i metodi per calcolarlo e aumentarlo, sono temi complessi che portano ad avere vari dubbi, sia nei giovani che si affacciano al mondo del lavoro sia nei lavoratori senior e che ormai non sono così lontani dall’ambito traguardo della pensione.

Di seguito intendiamo chiarire alcuni aspetti delle pensioni che potrebbero sfuggire ai più, indicando come comportarsi qualora si abbiano pochi contributi previdenziali.

Vuoi accedere alla pensione con pochi contributi? Ecco come devi fare

Nel nostro paese l’attuale sistema previdenziale prevede precise regole di accesso alla pensione di vecchiaia, le quali includono come requisito l’anzianità contributiva di almeno 20 anni di contributi versati, e il compimento di 67 anni di età. Per chi non ha molti anni di contributi versati anche questo requisito potrebbe rappresentare un ostacolo insormontabile, ma è pur vero che la legge italiana contiene diverse formule che permettono di accedere alla pensione con un numero minimo di versamenti, derogando in pratica alla regola generale.

Pensiamo ad es. a chi non ha messo da parte nel proprio montante i 20 anni che servono all’accesso alla pensione di vecchiaia: egli può sperare comunque di avere una pensione ‘minima’, pagando di tasca propria i cosiddetti contributi volontari – ma con l’ok dell’istituto di previdenza.

Tuttavia non tutti possono chiedere ed ottenere di versare i contributi volontari, ma soltanto le persone che abbiano i requisiti che seguono:

  • almeno 5 anni di contributi previdenziali regolarmente versati, vale a dire 260 settimanali per i lavoratori dipendenti e domestici; 60 mensili per gli autonomi; 465 giornalieri per i lavoratori agricoli e 310 per le lavoratrici agricole;
  • almeno 3 anni di contributi previdenziali regolarmente versati nei 5 pre presentazione della domanda. Detto requisito è conseguito se vi sono 36 contributi mensili per gli autonomi, 279 giornalieri per i lavoratori agricoli, 186 giornalieri per le lavoratrici.

Per ulteriori informazioni sui contributi volontari Inps, rimandiamo alla pagina ad hoc sul sito web dell’istituto di previdenza.

La pensione per chi non ha versato contributi è possibile?

Se una persona non ha mai lavorato o lo ha fatto senza versare sufficienti contributi, ha tuttavia altre carte da giocarsi. Anzi, chiariamo che anche chi non ha versato affatto contributi può avere accesso al trattamento previdenziale.

Il riferimento va in primis all‘assegno sociale, vale a dire il trattamento introdotto dal legislatore per le persone che non hanno pagato i contributi, o non lo hanno fatto in modo proporzionato a vedersi assegnata una pensione. Tuttavia anche qui vi sono precisi requisiti da rispettare, che riportiamo di seguito:

  • residenza stabile e continuativa nel nostro paese da almeno dieci anni;
  • 67 anni di età;
  • reddito non al di sopra di 6.085,43 euro o, nell’ipotesi di persone sposate, 12.170,86.

Dunque si deve trattare di nuclei familiare con un disagio economico acclarato.

Una ulteriore alternativa è rappresentata dall’iscrizione al Fondo Casalinghe, cui possono accedere sia uomini che donne, a cui pagare in autonomia gli anni che servono ad ottenere la pensione casalinghe, versata dall’omonimo fondo Inps alle donne (e anche agli uomini), che non hanno contributi da lavoro. Non solo. Chi non ha contributi da lavoro potrebbe anche risultare beneficiario della cd. pensione ai superstiti, in caso di decesso dell’assicurato Inps (lavoratore o pensionato), che sia un proprio familiare.

Tipico il caso dei percettori quali la vedova e/o i figli minorenni del defunto. La pensione di reversibilità consiste in una percentuale del trattamento pensionistico che sarebbe spettato al soggetto deceduto se fosse rimasto in vita. Non vi sono requisiti contributivi per accedere a questo trattamento, che infatti prende anche il nome di pensione indiretta, a differenza dei casi di pensione diretta (ad esempio di vecchiaia).

Claudio Garau

Laureato in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Genova e con un background nel settore legale di vari enti e realtà locali. Ha altresì conseguito la qualifica di conciliatore civile. Da diversi anni ha scelto di svolgere a tempo pieno il lavoro di redattore web, coniugando la sua passione per la scrittura e la tecnologia con quella per l’informazione, specialmente in campo giuridico. Si pone l’obiettivo di spiegare concetti e rendere comprensibili argomenti delle leggi, che è utile conoscere nella vita di tutti i giorni. Tra le sue passioni nel tempo libero ci sono il mare, lo sport e i motori.

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