A incidere sui conti delle aziende non è solo l’inflazione, ma il quadro economico generale, ecco l’opinione di un campione delle PMI Italiane.
Ad alimentare i timori arrivano anche i dati Redfin, società di brokeraggio immobiliare che da una fotografia della crisi in atto rispetto a un settore pilastro e anticipatore delle recessioni.
Se negli Stati Uniti oggi il mutuo costa agli americani il 50% in più rispetto a un anno fa, e l’associazione nazionale degli operatori del settore, stima la richiesta di nuovi mutui ai livelli più bassi dal 2000 non c’è da essere tranquilli nemmeno in patria.
L’Italia condizionata dall’economia d’oltreoceano e dei mercati finanziari ha prospettive incerte che emergono anche dall’ultimo sondaggio condotto da Confesercenti. L’associazione ha intervistato un campione di imprese dell’artigianato, del turismo e del commercio con meno di 50 dipendenti.
Le piccole imprese italiane sono per il 90% concordi su un’aspettativa negativa per l’ultimo trimestre del 2022 prevedendo un calo del fatturato. I pessimisti contano il 37% degli intervistati che ritiene che l’ultima parte dell’anno possa essere addirittura peggiore rispetto a quello dello scorso anno.
PMI; Più urgenti gli interventi per ridurre a monte l’inflazione e l’aumento dei prezzi
Secondo quasi la metà dei titolari delle aziende sono necessari e più urgenti gli interventi per ridurre l’inflazione e l’aumento dei prezzi piuttosto che ridurre a valle gli importi delle bollette e i costi energetici. Per il 31% la priorità è invece più strutturale e l’aspettativa che collima anche con i risultati elettorali è legata alla pressione fiscale.
Almeno il 31% degli imprenditori titolari delle aziende ritiene che sia importante procedere con una riduzione del cuneo fiscale. Il taglio dell’Irpef è ritenuto indispensabile per il 13% degli intervistati. Intanto naturalmente lo Stato non rinuncia a intascare i soldi delle tasse. Le cartelle esattoriali sospese nel periodo della pandemia saranno infatti inviate ai contribuenti tra la fine del 2022 e l’inizio 2023. Saranno 13 milioni le notifiche fiscali che saranno aggiunte ai 7 milioni già inviate entro luglio di quest’anno.
Alla pressione dovuta ai rincari energetici si aggiungeranno una quantità di imposte fino a ora posticipate per l’emergenza dovuta ai lockdown. Non è difficile immaginare cosa accadrà in queste condizioni alle tante imprese già messe in difficoltà dall’attuale crisi.