La Pirelli, storia di successo made in Italy che è ora passata sotto il controllo di un colosso cinese
Molti la conoscono per la qualità dei suoi pneumatici, altri per essere stata a lungo lo sponsor quasi iconico della squadra di calcio dell’Inter. Stiamo parlando ovviamente della Pirelli & C. S.p.A. società per azioni multinazionale con sede in Italia, che opera nel settore automobilistico come produttore di pneumatici per automobili, moto e biciclette. L’azienda è stata quotata alla Borsa di Milano dal 1922 al 2015, per poi essere delistata e poi tornare di nuovo ad essere quotata nel 2017.
Da Milano alla conquista del mondo
L’origine dell’attività di Pirelli risale al 1872, anno in cui Giovanni Battista Pirelli fonda a Milano la società in accomandita semplice “G.B. Pirelli & C.”, destinata alla fabbricazione di articoli in gomma elastica. Nel 1883 diventa la Pirelli & C., società in accomandita per azioni. Nel 1873, viene costruito a Milano il primo stabilimento per la produzione di articoli in gomma. La produzione di pneumatici per vettura viene avviata nel 1901.
L’espansione geografica prende avvio nei primi anni del ‘900 con l’apertura di stabilimenti in Spagna, Inghilterra, Argentina. Negli stessi anni inizia anche l’impegno del Gruppo nel settore sportivo.
Nel 1922 viene quotata alla Borsa di Milano e poco dopo alla Borsa di New York divenendo il primo gruppo italiano con titoli negoziati sul mercato statunitense. Nel 1929 la società costituisce la prima delle sue fabbriche in Brasile, dando inizio all’espansione nel Paese e, a partire dagli ’40, anche nel resto del Sud America.
Durante gli anni ’60 e ’70 prosegue la strategia in termini di espansione geografica e di innovazione tecnologica. Sotto l’aspetto tecnologico, vengono concepiti e prodotti i pneumatici ribassati, mettendo a frutto l’esperienza maturata nelle competizioni.
Negli anni ’80 prosegue l’impegno nell’innovazione tecnologica con l’introduzione del primo pneumatico radiale per motociclette. In questo periodo si consolida l’espansione geografica con importanti acquisizioni in Brasile, Germania, Stati Uniti. I primi anni ’90 vedono Pirelli impegnata in un difficile processo di ristrutturazione che si conclude nel 1994, data a partire dalla quale riprende l’espansione geografica.
Due importanti ingressi: Telecom e poi i cinesi
Nel 2001 acquisisce una partecipazione in Telecom Italia divenendone l’azionista di riferimento sino al 2007. La costante attività di ricerca tecnologica consente di avviare, nel 2001, la produzione con tecnologia MIRS (Modular Integrated Robotized System), destinata a modificare sostanzialmente i processi di costruzione del pneumatico.
Pirelli implementa una strategia di sviluppo della capacità produttiva nei Paesi ad alto tasso di crescita (per esempio la Romania). Nel 2005 Pirelli inaugura il primo impianto per la produzione di pneumatici in Cina in quello che diventerà il polo produttivo del gruppo nel Paese.
Nel 2008 prende il via il progetto per realizzare il polo industriale di Settimo Torinese, Nel 2010 si completa la trasformazione in una “pure tyre company”. Nello stesso anno è inaugurata la sede della Fondazione Pirelli, costituita nel 2009.
Nel giugno 2010, dopo 19 anni di assenza, Pirelli torna alla Formula 1, di cui è fornitore esclusivo dal 2011. Nel 2011 Pirelli espande la propria presenza produttiva al mercato della Russia e rafforza quella in Argentina. Tocca poi a Indonesia e Messico.
Le uscite e le entrate nel mercato azionario
Nel marzo 2015 gli azionisti Camfin, LTI e Coinv siglano con ChemChina e le sua controllata CNRC una partership relativa a Pirelli. Attraverso Marco Polo Industrial Holding, successivamente (giugno 2016) fusa in Pirelli, i partner promuovono un’Opa sulla società che nel novembre 2015 porta al suo delisting dalla Borsa di Milano.
Tra il 2015 e il 2017 Pirelli si concentra nella realizzazione degli obiettivi alla base della partnership. Nel 2017 Marco Polo. diventa azionista unico di Pirelli e azionista di riferimento di Pirelli Industrial, ridenominata Prometeon Tyre Group s.r.l. il cui capitale risulta detenuto per il 52 per cento da Marco Polo (attraverso TP Industrial Holding S.p.A.), per il 38 per cento da High Grade Investment Management Limited e per il 10 per cento da Aeolus Tyre.
Pirelli è tornata in Borsa il 4 ottobre 2017, a seguito di un processo di riorganizzazione che ha portato alla separazione del business industrial e al focus sul business Consumer, arricchito di nuove competenze.
Una leadership che parla… mandarino
Il presidente è Ning Gaoning, che lo è anche della società cinese ChemChina, il maggior azionista di Pirelli. ll vicepresidente esecutivo e CEO è Marco Tronchetti Provera, in rappresentanza di Camfin, che è il secondo azionista, dove ricopre il ruolo di presidente e amministratore delegato.
Al Presidente del Consiglio di Amministrazione è stato attribuito un compenso per la carica pari a euro 400.000 annui lordi per gli anni 2020, 2021 e 2022 e sino alla cessazione dalla carica con l’approvazione del bilancio al 31 dicembre 2022.
Il fatturato supera i 4 miliardi di euro
E ora qualche numero: la sede principale è a Milano, il fatturato nel 2020 è stato di 4.300 milioni di euro con un utile netto di 42,7 milioni di euro. Il gruppo di maggioranza è la ChemChina. I dipendenti nel 2019 erano 31.575.
Il board di Pirelli proporrà all’assemblea degli azionisti la distribuzione di un dividendo, anche mediante prelievo di parte degli utili accantonati in precedenti esercizi, di 0,08 euro
Per il biennio 2021-2022, la società prevede una crescita del fatturato compresa tra circa 800 milioni di euro e circa 1 miliardo di euro, con ricavi di gruppo a fine 2022 compresi nella fascia tra i 5,1 e i 5,3 miliardi di euro. La redditività è attesa in progresso.