Pignoramento per prestito o mutuo non pagato: incredibile, l’istituto di credito può rifarsi sul conto corrente e sulla prima casa.
Quando si sottoscrive un mutuo o un finanziamento, il debitore si impegna a restituire la somma di denaro ricevuto in prestito attraverso il pagamento di rate mensili. In caso di insolvenza, ovvero di mancato pagamento di una o più rate, l’istituto di credito ha la possibilità di chiedere il pignoramento dei beni del debitore. Ma su quali beni può rifarsi la banca?
In caso di ritardo o mancato pagamento di una o più rate di un debito, la banca può far scattare il pignoramento. Questa fattispecie si configura quando la banca eroga un prestito o un mutuo, che non viene onorato dal debitore.
Infatti, nel caso in cui il debitore non paghi le rate previste dall’accordo contrattuale, può andare incontro a pignoramento. Questa procedura può interessare il conto corrente, le quote di fondi di investimento, la prima casa, la macchina e la pensione
Pignoramento per prestito o mutuo non pagato: di cosa si tratta
Il pignoramento è un procedimento di espropriazione forzata chi arriva al culmine di una serie di tentativi finalizzati al recupero dei crediti. Nel caso in cui i suddetti tentativi non vadano a buon fine e il debitore non regolarizzi la propria posizione nei confronti della banca, scatta il pignoramento.
L’atto di espropriazione forzata può essere disposto dall’Agenzia delle Entrate, quando si tratta di debiti fiscali, o dalla banca, quando i debiti sono di natura finanziaria o nei confronti di altri creditori.
Il pignoramento può essere di due tipi:
- immobiliare, quando l’espropriazione interessa i beni che fanno parte del patrimonio immobiliare, come case e terreni;
- mobiliare, nel caso in cui l’espropriazione si rifaccia ai conti correnti, ai depositi bancari o postali, etc.
Quali sono i beni che una banca può pignorare?
Secondo le normative attualmente in vigore, la banca ha la possibilità di effettuare il pignoramento di determinati beni, in base alla tipologia di debiti accumulati dal debitore.
In caso di credito vantato dalla banca nei confronti di un debitore, l’istituto ha la possibilità di rifarsi sul conto corrente di quest’ultimo. Nello specifico, la banca ha la facoltà di congelare le somme di denaro contenute sul deposito bancario, in modo totale o parziale (se sul conto avviene l’accredito dello stipendio del debitore).
Inoltre la banca ha la facoltà di attivare il pignoramento sulle quote di fondi comuni di investimento, sui beni immobiliari, compresa la prima casa, che generalmente è protetta dal principio di impignorabilità che, tuttavia, non vale per le banche.
Mentre l’Agenzia delle Entrate non ha la possibilità di attivare un procedimento di espropriazione forzata nei confronti della prima casa non di lusso, la banca ha questa facoltà.
Nello specifico, l’istituto bancario può pignorare qualsiasi immobile di proprietà del debitore, anche in presenza di ipoteca. In quest’ultimo caso, la presenza di ipoteca rappresenta addirittura una garanzia per l’istituto bancario che ha erogato il prestito o il mutuo.
Altri beni che non possono essere pignorati
Infine, la banca ha la possibilità di pignorare anche la pensione purché rispetti i limiti previsti dalla legge.
Non sono esonerati dall’espropriazione la macchina, fatta eccezione per il caso in cui l’auto di proprietà si è indispensabile all’attività commerciale del debitore.
Tra gli altri beni che sono considerati impignorabili, la legge include tutti quelli che sono considerati essenziali allo svolgimento della vita quotidiana del debitore. In particolare non possono essere pignorati gli oggetti che appartengono alla sfera privata o hanno un valore affettivo per il debitore e per la tua famiglia.
Tra gli oggetti che non possono essere pignorati anche dalla banca abbiamo:
- La fede nuziale
- I vestiti e la biancheria
- Gli oggetti sacri per l’esercizio del culto
- Gli arredamenti degli elettrodomestici
- Le armi e gli oggetti che il debitore ha l’obbligo di conservare per l’adempimento di un pubblico servizio.
Inoltre la legge stabilisce il divieto di pignorare oggetti indispensabili allo svolgimento dell’attività lavorativa, oltre un quinto del loro valore.