Pignoramento, nessuno tra i debitori si senta troppo al sicuro. Cambiano le soglie e i creditori si fanno sempre più agguerriti.
Il pignoramento è la più estrema e dolorosa azione che un debitore può subire se non è riuscito – o non ha voluto – onorare i pagamenti dovuti. Non c’entra solo il Fisco, è bene saperlo, i debiti possono essere di varia natura e non per forza di grosse entità. Ma i creditori non ci stanno a perdere i propri soldi.
Il pignoramento è un atto esecutivo attraverso il quale un creditore può recuperare il proprio credito chiedendo la vendita dei beni del debitore. Può riguardare beni mobili, immobili, conti correnti e stipendi. Quando un debitore non riesce a far fronte ai propri obblighi finanziari, il creditore può richiedere al tribunale di emettere un’ordinanza di pignoramento che scatta non prima di 10 giorni dal ricevimento, da parte del debitore, dell’atto di precetto e non oltre 90 giorni dallo stesso. Di quale entità deve essere il debito per il pignoramento?
Il creditore può avviare l’esecuzione forzata anche per crediti di valore modesto. Può pignorare i beni del debitore anche se ha un credito di soli mille euro. Diverso il discorso se parliamo di cartelle esattoriali.
Pignoramento anche per piccole somme: chi rischia di più
Per quanto riguarda le cartelle esattoriali, il debito deve essere superiore ai 20 mila euro per l’ipoteca degli immobili, per il pignoramento immobiliare, il credito deve essere superiore a 120 mila euro e il valore del patrimonio complessivo del debitore deve superare 120 mila euro. Non si può pignorare tuttavia l’unica abitazione di residenza del debitore.
Ma quanto conviene al creditore fare un pignoramento per una somma bassa? Come anticipato l’esecuzione forzata può essere fatta anche per somme irrisorie, il problema piuttosto sta nei costi dell’iter per arrivare all’estremo tentativo di riavere i propri soldi. Avviare questa procedura prevede dei costi che devono essere anticipati dal creditore. E se il debitore non ha una pensione o un conto in attivo, in tutti gli altri casi c’è sempre un alto rischio di non riuscire ad avere nulla indietro.
Un pignoramento immobiliare richiede non meno di 5 mila euro di spese vive, oltre alle spese per l’avvocato. Tale spesa aumenta con l’aumentare del valore del bene pignorato e del debito. Quindi va da sé che il creditore dovrebbe spendere molto di più di quanto andrebbe a recuperare con il pignoramento e a meno che non sia animato da uno spirito di rivalsa nei confronti del debitore, molto probabilmente rinuncerà ad avere indietro i suoi soldi.
Ricordiamo, per finire, che nel 2024 la soglia di pignoramento è stata aggiornata per tenere conto dell’inflazione e delle esigenze di protezione dei debitori. La nuova soglia è stata innalzata a 1.603,23 euro, rispetto ai 1.509,81 euro del 2023. A conti fatti, se un lavoratore ha un conto corrente con 2.000 euro, l’importo pignorabile sarà di 396,77.