La chiusura della seduta odierna della Borsa di Milano, titoli migliori e titoli peggiori di giornata. Uno sguardo anche all’andamento di Wall Street e degli altri principali mercati finanziari, preoccupati dall’inflazione in aumento e dalle conseguenti decisioni delle banche centrali.
La Borsa di Milano chiude la seduta odierna in ribasso di oltre un punto percentuale, in una giornata caratterizzata dalle vendite in tutti i principali mercati azionari. Il Ftse Mib, dopo il rialzo osservato ieri ed innescato dall’ottima performance del settore bancario, ha aperto gli scambi questa mattina in territorio negativo, fino a raggiungere un picco di ribasso superiore al 2% in tarda mattinata, dopodiché il listino principale di Piazza Affari ha rimbalzato e, quindi, dimezzato le perdite subite nella prima parte della sessione europea.
Stessa dinamica per gli altri principali indici azionari europei, trascinati al ribasso dall’intensificarsi dei timori legati alla crescente inflazione, a causa del continuo aumento del prezzo delle materie prime. Fattore, quest’ultimo, che induce gli investitori a pensare che queste pressioni inflazionistiche non siano soltanto transitorie, come affermato per mesi dai principali banchieri centrali, ma destinate a permanere ancora per lungo tempo. Di conseguenza, gli operatori temono che le banche centrali possano decidere di restringere la propria politica monetaria prima del previsto (con un tapering più aggressivo ed un rialzo dei tassi anticipato), rallentando ulteriormente la crescita economica, già prevista in calo tra fine 2021 e inizio 2022.
Intanto, a proposito di politiche monetarie restrittive, come anticipato nel calendario economico, questa notte la Banca Centrale neozelandese ha annunciato un rialzo dei tassi di interesse di un quarto di punto percentuale (dal precedente +0,25% a +0,50%). Si tratta della seconda banca centrale che decide di inasprire la politica monetaria dallo scoppio della pandemia, preceduta soltanto dalla Banca Centrale norvegese, che qualche settimana fa ha portato i tassi da 0 a 0,25%. La Reserve Bank of New Zealand ha spiegato, nel comunicato, che “è opportuno ridurre il livello di stimolo monetario in modo da mantenere bassa l’inflazione e sostenere la massima occupazione sostenibile”, tenendo in considerazione anche “pressioni sui costi che stanno diventando più persistenti e che stanno spingendo alcune banche centrali ad avviare il processo di riduzione degli stimoli di politica monetaria”.
La chiusura dei mercati azionari europei: il peggiore è Madrid
Queste le performance registrate, in chiusura di seduta, dai principali indici azionari europei:
- IBEX 35 (Madrid): -1,71%
- DAX (Francoforte): -1,46%
- FTSE MIB (Milano): -1,35% a quota 25.605,73 punti indice
- CAC 40 (Parigi): -1,27%
- FTSE 100 (Londra): -1,15%
- SMI (Zurigo): -0,15%
L’Euro Stoxx 50, indice composto dalle 50 società europee con maggiore capitalizzazione di mercato, chiude la seduta in ribasso dell’1,30%, a quota 4.012,65 punti.
Titoli migliori del Ftse Mib
Hanno terminato la seduta in rialzo, tra i titoli inclusi nel listino principale della Borsa di Milano, soltanto i seguenti:
- Nexi: +0,72%
- Moncler: +0,43%
- Amplifon: +0,41%
- Finecobank: +0,13%
- Banco Bpm: +0,11%
Titoli peggiori del Ftse Mib
I titoli azionari più colpiti da vendite, invece, sono stati:
- Tenaris: -4,28%
- Saipem: -4,20%
- Cnh Industrial: -3,80%
- Stellantis: -3,56%
- Mediobanca: -3,49%
- Exor: -2,84%
- Prysmian: -2,43%
- Pirelli: -2,39%
- Atlantia: -2,33%
- Leonardo: -2,08%
Wall Street: oltre alla questione del debito spaventa anche l’inflazione
Avvio di seduta complicato anche per Wall Street, dove i principali indici azionari sembrano, però, in grado di rimbalzare dai minimi registrati nelle prime fasi di negoziazione. Queste le performance registrate, alle 18:50 ora italiana:
- Nasdaq 100: -0,50%
- Dow Jones: -0,76%
- S&P 500: -0,70%
Le aspettative di crescita dell’inflazione, che stanno frenando i mercati azionari, vengono evidenziate dall’aumento dei rendimenti dei titoli di Stato, ai massimi dallo scorso mese di giugno sia negli Usa che in Europa. Per quanto riguarda gli Stati Uniti, il rendimento dei titoli con scadenza a 30 anni è salito di 30 punti base in meno di due settimane, attestandosi intorno al 2,10%.
In questo contesto macroeconomico, è inevitabile che vi sia del nervosismo nei mercati azionari, a maggior ragione se si considera la situazione del mercato delle materie prime, dove si registra un eccesso di domanda che sta continuando a far salire i prezzi su livelli che non si vedevano da anni. Il Bloomberg Commodity Spot Index, indice calcolato in base all’andamento del prezzo di 23 contratti future di energia, metalli e colture, ha raggiunto il livello più elevato dal 2011, dopo che la decisione dell’OPEC di non modificare il ritmo giornaliero di incremento della produzione (+400.000 barili) ha portato i prezzi del petrolio greggio ai massimi degli ultimi 7 anni.
Per quanto riguarda i dati macro, è stato rilasciato oggi il dato ADP, riguardante la variazione dell’occupazione non agricola, limitatamente al settore privato. L’Automatic Data Processor ha rilevato 568.000 nuove buste paga nel mese di settembre, in netto aumento rispetto alle 340.000 unità registrate nel mese precedente e ben al di sopra delle stime degli analisti (428.000). Il dato più importante sull’occupazione statunitense sarà, però, quello relativo ai Non Farm Payrolls, che verrà rilasciato nella giornata di venerdì.
Altre notizie dai principali mercati finanziari: Bitcoin verso nuovi massimi storici?
Nel mercato obbligazionario, lo spread Btp/Bund, ovvero il differenziale di rendimento tra il titolo di Stato italiano e quello tedesco con scadenza decennale, sale a quota 107 punti base: il rendimento del Btp sale a +0,89%, mentre il rendimento del Bund si attesta a -0,18%. Stabile il rendimento del Treasury Note decennale (titolo di Stato Usa), pari a +1,52%, poco mosso rispetto ai livelli della vigilia.
Ancora in forte rialzo il prezzo del Bitcoin, che nel corso di questa seduta ha ampiamente superato area 53.200 dollari, individuata nei giorni scorsi come zona da recuperare per ottenere un ulteriore segnale di forza, in quanto rappresenta il completo recupero delle forti perdite registrate nella giornata del 7 settembre, quando la criptovaluta più famosa perse oltre l’11%. A questo punto, l’unico ostacolo sulla strada che porta ai massimi storici (in area 64.900) sembra essere costituito dalla resistenza in area 58.000 dollari. Il Bitcoin quota attualmente 54.600 dollari, corrispondenti ad una performance su base giornaliera di +6,00%.
Nel mercato valutario, non si arresta la discesa del cambio Euro/Dollaro Usa, che resta sui minimi da luglio 2020. Il cambio principale del Forex viene scambiato attualmente a 1,1547 dollari, corrispondenti ad una performance di -0,43% rispetto al livello di chiusura della scorsa seduta.
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Per quanto riguarda il mercato delle materie prime, in leggero rialzo il prezzo dell’oro, che quota 1.762,50 dollari l’oncia, corrispondenti ad una performance di +0,13% rispetto all’ultimo valore di chiusura. In calo le quotazioni del petrolio, che rifiatano dopo 5 sedute consecutive di intenso rialzo. Si tratta di prese di profitto degli operatori esposti al rialzo, che non intaccano la tendenza fortemente rialzista del mercato. Profit-taking innescato dal dato deludente sulla variazione settimanale delle scorte di petrolio greggio, in giacenza presso le aziende statunitensi, da cui è emerso un aumento pari a 2.346.000 barili, mentre gli analisti stimavano una diminuzione delle scorte pari a 418.000 barili. Il WTI (West Texas Intermediate, prodotto negli Stati Uniti) quota 77,60 dollari al barile, corrispondenti ad una performance di -2,00% su base giornaliera, mentre il Brent (prodotto in Europa) quota 81,00 dollari al barile, con una variazione di -1,85% rispetto al prezzo di chiusura di ieri.