La chiusura della seduta odierna della Borsa di Milano, titoli migliori e titoli peggiori di giornata. Uno sguardo anche all’andamento di Wall Street e degli altri principali mercati finanziari.
La Borsa di Milano chiude leggermente al di sopra dei livelli della vigilia una sessione borsistica priva di particolari novità, dal punto di vista dei fondamentali, e nella quale il Ftse Mib ha oscillato lateralmente in un range giornaliero di circa 100 punti, molto inferiore rispetto alla media.
Come già raccontato nella seduta precedente, regna ancora l’incertezza nelle principali borse europee, sia a causa del contesto macroeconomico caratterizzato da una fase di transizione da una politica monetaria accomodante ad una policy gradualmente più restrittiva, da parte della BCE, a causa dell’inflazione attesa in ulteriore aumento nei prossimi mesi, sia per la preoccupante impennata dei contagi da Covid-19 a livello globale. Preoccupa, nelle ultime ore, soprattutto la Germania, che ha toccato ieri un nuovo record di casi. Angela Merkel ha definito la situazione tedesca come “drammatica”, aggiungendo che il numero delle vittime ha raggiunto ieri livelli “spaventosi”. L’associazione federale tedesca degli anestesisti, in una lettera indirizzata al ministero della Salute, ha affermato che “il sistema sanitario tedesco si sta avviando verso una catastrofe”.
A Piazza Affari, in una giornata con pochi spunti, spicca la performance di Ferrari, che sale del 3,24%, beneficiando delle prospettive ottimistiche di Morgan Stanley, che ha fissato un prezzo obiettivo per il titolo della casa di Maranello ad un valore pari a 350 dollari, in aumento rispetto ai precedenti 260 dollari.
Il dato definitivo dell’indice dei prezzi (IPC) al consumo dell’Eurozona, ad ottobre, ha confermato l’aumento su base annua del 4,1%, già rilevato nel rilascio preliminare, mentre l’IPC core è aumentato del 2,0%, rispetto al 2,1% rilevato nel rilascio preliminare del dato (comunque in aumento rispetto all’1,9% di settembre). Inflazione su livelli che non si vedevano da dieci anni in Europa, ma che rimane più facilmente gestibile rispetto agli Stati Uniti, dove l’ultima lettura dell’IPC core ha evidenziato un +4.6%.
Indice dei prezzi in rialzo anche in Gran Bretagna, dove ad ottobre il tasso di inflazione è risultato pari al 4,2%, in netto rialzo rispetto al +3,1% registrato a settembre e al di sopra del +3,9% stimato dagli analisti. Alla luce di questo dato, è molto probabile che la Bank of England proceda al primo rialzo dei tassi di interesse post-pandemia nel prossimo meeting, come già ci si aspettava durante l’ultima riunione della banca centrale inglese.
Di seguito, le performance registrate, su base giornaliera, dai principali indici azionari europei:
L’Euro Stoxx 50, a conferma della scarsa attività osservata oggi nelle borse europee, chiude la seduta sui livelli della vigilia, a quota 4.400,81 punti (-0,02%).
Andamento incerto anche a Wall Street dove, pur restando vicini alla chiusura della seduta precedente, senza evidenziare strappi di particolare rilevanza, gli indici azionari registrano performance contrastanti. Alle 18:20 ora italiana, infatti, si muovono in territorio negativo S&P 500 (-0,20%) e Dow Jones (-0,48%), mentre il Nasdaq 100, indice composto dalle 10o principali società del settore tecnologico statunitense, sale dello 0,40%.
Sul fronte dei dati macroeconomici, segnali positivi dal settore immobiliare. Nel mese di ottobre, infatti, sono stati rilasciati 1.650.000 nuovi permessi di costruzione negli Stati Uniti, in aumento rispetto a settembre (1.586.000) e al di sopra anche delle attese degli analisti (1.638.000).
Nel mercato obbligazionario, lo spread Btp/Bund, ovvero il differenziale di rendimento tra il titolo di Stato italiano e quello tedesco con scadenza decennale, sale a 121 punti base, in aumento di due punti rispetto alla chiusura della scorsa seduta. Il rendimento del Btp sale a+0,93%; stabile, invece il rendimento del Bund, fermo a -0,28%. Poco mosso anche il rendimento del Treasury Note decennale (titolo di Stato Usa), pari a +1,61%, in calo di due punti rispetto all’ultimo valore di chiusura.
Bassa volatilità, oggi, anche nel mercato del Bitcoin che, dopo il netto ribasso da profit-taking avvenuto ieri, rimane nei pressi del valore di chiusura della scorsa seduta. Allo scopo di mantenere intatta la forte tendenza rialzista che ha caratterizzato la criptovaluta più famosa, a partire dal mese di luglio, è fondamentale la tenuta dell’importante supporto in area 58.000 dollari. La criptovaluta più famosa quota attualmente 60.270 dollari, corrispondenti ad una performance su base giornaliera di +0,20%.
Nel mercato valutario, stabile il cambio Euro/Dollaro Usa, che quota 1,1320 dollari, invariato rispetto all’ultimo valore di chiusura. Si ferma, dunque, almeno momentaneamente, la discesa del cambio principale del Forex, ai minimi da luglio 2020, causata dalla divergenza nell’orientamento di politica monetaria tra Bce e Fed. L’aumento dell’inflazione molto più accentuato negli Usa che in Europa determinerà, infatti, un incremento dei tassi di interesse più rapido negli Stati Uniti, di conseguenza la valuta statunitense sta diventando sempre più appetibile rispetto all’euro, agli occhi degli investitori.
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Per quanto riguarda il mercato delle materie prime, sale con decisione il prezzo dell’oro, che quota 1.867 dollari l’oncia, corrispondenti ad una performance di +0,90% rispetto alla chiusura della seduta precedente. In ribasso, invece, il prezzo del petrolio, in quanto l’inaspettata riduzione delle scorte di greggio detenute in magazzino dalle aziende statunitensi (-2.100.00 barili, a fronte di una stima pari a +1.398.000), emersa oggi dal consueto rilascio settimanale del dato, ha aumentato la probabilità che le autorità statunitensi decidano di mettere sul mercato parte delle riserve di emergenza, allo scopo di frenare l’aumento delle quotazioni. Il WTI (West Texas Intermediate, prodotto negli Stati Uniti) quota 79,00 dollari al barile, corrispondenti ad una performance di -2,25% su base giornaliera, mentre il Brent (prodotto in Europa) quota 80,85 dollari al barile, corrispondenti ad una performance di -1,92% rispetto all’ultimo valore di chiusura.
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