Gli ultimi meeting dell’anno delle banche centrali e l’aumento dei contagi da Covid-19 suggeriscono prudenza ai mercati azionari. Deboli, infatti, sia i listini europei che Wall Street, trascinata al ribasso dal comparto tecnologico.
Intonazione negativa per le borse europee nella prima seduta di una settimana caratterizzata dai meeting delle principali banche centrali. Gli investitori sono apparsi, oggi, molto prudenti e poco propensi al rischio, in vista degli appuntamenti dei prossimi giorni, durante i quali Federal Reserve e Banca Centrale Europea dovrebbero fornire maggiori dettagli sui piani di politica monetaria che intendono seguire nel corso del primo anno.
In nessun caso sono previste modifiche al livello dei tassi di interesse durante le riunioni di questa settimana, neanche da parte della banca centrale giapponese, svizzera, norvegese e della BoE (Bank of England). L’attenzione sarà focalizzata sulle scelte della banche centrali in tema di tapering, quindi sulle modalità con le quali intendono gestire la fase di graduale rimozione degli stimoli monetari, in una situazione delicata, nella quale il Covid-19 torna a minacciare tutto il mondo sia dal punto di vista sanitario che economico. Per quanto riguarda la Bce, gli analisti si aspettano novità sul programma Pepp, destinato a concludersi nel prossimo mese di marzo, seppur un vero e proprio tapering non sia ancora iniziato. Attesa anche per la diffusione delle nuove stime, fino al 2024, di crescita del PIL e di inflazione: queste ultime sono previste in rialzo, aspetto che non può far piacere ai mercati. Per ulteriori dettagli sugli eventi e i dati macroeconomici più attesi di questa settimana, densa di appuntamenti importanti, è possibile consultare il calendario economico.
Continua a generare nervosismo sui mercati anche la situazione legata alla nuova ondata pandemica che, in considerazione del rally avvenuto in avvio della scorsa settimana, sembrava preoccupare meno gli operatori rispetto agli ultimi giorni di novembre, quando l’avvento della variante Omicron aveva generato dei forti sell-off nei mercati azionari. A spaventare gli investitori sono soprattutto le news provenienti dal Regno Unito, dove si registra il primo decesso causato da Omicron e dove già nelle prossime ore ci si attende che tale variante diventi predominante rispetto alle altre. Due nuovi casi di variante Omicron sono stati rilevati anche in provincia di Venezia: si tratta di una coppia di coniugi di ritorno dal Sudafrica. Durante un’apparizione televisiva, inoltre, il virologo Fabrizio Pregliasco ha affermato che, secondo le proiezioni, in Italia si dovrebbero raggiungere i 30.000 casi al giorno già entro Natale e, di conseguenza, alcune regioni potrebbero presto diventare arancioni.
Queste le performance registrate, in chiusura di seduta, dai principali indici azionari europei:
L’Euro Stoxx 50, indice composto dalle 50 principali società europee per capitalizzazione di mercato, chiude la seduta in ribasso dello 0,38%, a quota 4.183,04 punti indice.
Chiudono in rialzo, tra i titoli inclusi nell’indice principale di Piazza Affari:
I titoli più colpiti da vendite, invece, sono stati i seguenti:
Cautela anche a Wall Street, dove gli indici si muovono in territorio negativo, nonostante il rialzo dei futures nelle prime ore del mattino (secondo l’orario italiano). Dopo aver aperto nei pressi del livello di chiusura di venerdì scorso, gli indici statunitensi si sono indirizzati al ribasso. Negativa soprattutto la performance dei titoli tecnologici, penalizzati dall’intensificarsi delle preoccupazioni legate all’emergenza pandemica.
Di seguito, l’andamento evidenziato dai principali indici di Wall Street, alle 18:25 ora italiana:
Comincia domani la due giorni di meeting della Federal Reserve, che si concluderà mercoledì sera, alle 20:30, con la tradizionale conferenza stampa del governatore, Jerome Powell. Molto probabilmente, la banca centrale degli Stati Uniti annuncerà un ulteriore taglio degli acquisti di titoli obbligazionari. L’ammontare complessivo dei titoli acquistati dovrebbe scendere a 90 miliardi di dollari mensili, rispetto agli iniziali 120 miliardi, già ridotti a 105 nel mese di novembre.
L’inflazione ai massimi dal 1982 (+6,8% il dato generale, +4,9% la componente “core”) spinge, infatti, la Fed verso un tapering più aggressivo. Mossa che non piace ai mercati azionari, a maggiore ragione se preoccupati, come lo sono attualmente, per le ricadute che la nuova ondata pandemica potrà determinare sul sistema economico, soprattutto se dovesse essere necessario ricorrere a nuove restrizioni e lockdown.
In riguardo al mercato obbligazionario, lo spread Btp/Bund, ovvero il differenziale di rendimento tra il titolo di Stato italiano e quello tedesco con scadenza decennale, risulta pari a 129 punti base, poco mosso rispetto alla chiusura della seduta precedente (-1 punto). Il rendimento del Btp scende a +0,91%; in ribasso anche il rendimento del Bund, pari a -0,38%. Stessa dinamica per il rendimento del Treasury Note decennale (titolo di Stato Usa), pari a +1,42%, in ribasso di circa 7 punti base rispetto all’ultimo valore di chiusura.
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