La chiusura della seduta odierna della Borsa di Milano, titoli migliori e titoli peggiori di giornata. Uno sguardo anche all’andamento di Wall Street e degli altri principali mercati finanziari.
La Borsa di Milano rimane impostata al rialzo anche nella prima seduta post-Fed. Stesso discorso per le altre borse europee, che evidenziano anche oggi performance positive, grazie al clima di fiducia che si è diffuso ieri a Wall Street, durante e dopo la conferenza di Jerome Powell. La Federal Reserve, infatti, dopo aver confermato l’inizio del tapering, ovvero la riduzione degli acquisti mensili di bond per un ammontare pari a 15 miliardi di dollari, a partire da fine novembre, non ha modificato i propri piani di politica monetaria. L’acquisto di titoli obbligazionari dovrebbe concludersi, in seguito ad un graduale ridimensionamento, a giugno 2022, dopodiché, nella seconda metà dell’anno, dovrebbe avvenire un solo rialzo dei tassi, come indicato dalle proiezioni diffuse nel corso del precedente meeting. Ad oggi, quindi, è stato smentito lo scenario che i mercati temevano prima di questo appuntamento, ovvero un programma di incremento dei tassi di interesse più aggressivo, che avrebbe portato il costo del denaro a salire per due o tre volte nel corso del 2022. Powell ha, infatti, specificato che l’inizio del tapering non implica un rialzo dei tassi nel breve termine.
Ha tranquillizzato gli investitori anche la banca centrale inglese (BoE: Bank of England), che ha deciso, nel meeting odierno, di lasciare i tassi invariati sull’attuale livello di +0,10%, corrispondente al minimo storico della BoE. Quest’ultima ha comunque dichiarato che un restringimento della politica monetaria potrebbe avvenire presto, affermando che “un aumento dei tassi potrà arrivare nei prossimi mesi, se l’economia continuerà ad evidenziare progressi, come da previsioni”. Nel mercato del Forex, gli investitori hanno reagito alla scelta di non alzare i tassi vendendo la sterlina, che ha toccato, in giornata, i minimi dell’ultimo mese contro il dollaro.
In evidenza, a Piazza Affari, il titolo Telecom Italia, in conseguenza delle indiscrezioni (non confermate dalla società) secondo cui l’amministratore delegato Luigi Gubitosi sarebbe disposto a rinunciare al controllo del progetto rete unica, pur di trovare un accordo con Open Fiber che consenta la realizzazione del progetto, dopo le resistenze manifestate dal governo Draghi nei confronti del piano presentato in precedenza.
La chiusura dei mercati azionari europei: guidano Parigi e Milano
- FTSE MIB (Milano): +0,53% a quota 27.522,05 punti indice
- CAC 40 (Parigi): +0,53%
- DAX (Francoforte): +0,44%
- FTSE 100 (Londra): +0,43%
- SMI (Zurigo): +0,16%
- IBEX 35 (Madrid): +0,10%
L’Euro Stoxx 50 conclude la seduta con una performance di +0,55%, a quota 4.333,34 punti indice, confermando l’intonazione rialzista manifestata oggi dalle borse europee.
Titoli migliori del Ftse Mib
- Tenaris: +6,26%
- Telecom Italia: +4,49%
- Moncler: +4,08%
- Interpump Group: +2,79%
- STMicroeletronics: +2,36%
- A2a: +1,80%
- Italgas: +1,64%
- Hera: +1,59%
- Nexi: +1,55%
- Eni: +1,45%
Titoli peggiori del Ftse Mib
- Intesa San Paolo: -1,89%
- Banco Bpm: -1,29%
- Bper Banca: -1,17%
- Unipol: -1,13%
- Diasorin: -0,87%
- Poste Italiane: -0,72%
- Buzzi Unicem: -0,54%
- Finecobank: -0,50%
- Generali: -0,42%
- Azimut Holding: -0,27%
Wall Street aggiorna i record, dimostrando apprezzamento per la politica della Fed
Confortati dalle dichiarazioni della Federal Reserve, che si avvicina alla fase di restringimento della politica monetaria ma mantenendo un atteggiamento prudente, gli investitori hanno acquistato azioni con decisione nelle ultime due ore della scorsa seduta, spingendo i mercati azionari statunitensi ad aggiornare nuovamente i massimi storici, sia ieri che nelle prime ore della sessione odierna.
Dopodiché, gli indici più importanti hanno ritracciato ed evidenziano attualmente performance contrastanti (ore 18:40):
- Nasdaq 100: +1,10%
- S&P 500: +0,26%
- Dow Jones: -0,30%
Jerome Powell, nella tradizionale conferenza stampa di chiusura del meeting della Fed, ha ribadito che le pressioni inflazionistiche, pur rivelandosi più persistenti del previsto, sono determinate da fattori transitori legati alla ripresa post Covid-19, ovvero dallo sbilanciamento tra domanda e offerta legato, da un lato, alla ripresa dei consumi e, dall’altro, alla carenza di materie prime che sta determinando difficoltà di approvvigionamento per le aziende. Di conseguenza, secondo quanto affermato da Powell, l’inflazione calerà soltanto quando domanda e offerta saranno tornate in equilibrio: il governatore, pur ammettendo le difficoltà nel prevedere i tempi necessari perché ciò accada, ha affermato che la banca centrale, ad oggi, ritiene che l’inflazione possa tornare intorno al target del 2% verso il secondo/terzo trimestre del 2022.
In tema di tapering, Powell ha sottolineato che è ormai opportuno cominciare a ridurre la portata degli stimoli monetari, visti i progressi evidenziati dall’economia, con gli acquisti di bond che scendono da 120 miliardi di dollari a 105 miliardi mensili, ma ha precisato anche che la Federal Reserve rimane vigile sull’economia e che l’entità degli acquisti potrà essere modificata in un senso o nell’altro, sulla base delle necessità. Per quanto riguarda i tassi di interesse, invece, Powell ha escluso la possibilità che nel 2022 possano esserci due rialzi: ad oggi, dunque, i tassi dovrebbero essere aumentati nella seconda metà del 2022 di un quarto di punto percentuale.
Sul fronte dei dati macro, ancora indicazioni positive dal dato sulle richieste iniziali di sussidi di disoccupazione: nella settimana che si è conclusa sabato 30 ottobre, sono state effettuate 269.000 nuove richieste di sussidio (contro le attese di 275.000 nuove richieste), nuovo minimo dall’inizio della pandemia.
Ritracciano i rendimenti obbligazionari, mercato del petrolio deluso dalle decisioni dell’OPEC+
Nel mercato obbligazionario, lo spread Btp/Bund, ovvero il differenziale di rendimento tra il titolo di Stato italiano e quello tedesco con scadenza decennale, scende a quota 115 punti base, in ribasso di cinque punti rispetto alla chiusura dell’ultima seduta. Il rendimento del Btp scende a+0,89%; in calo anche il rendimento del Bund, che si attesta a -0,26%. Stessa dinamica per il rendimento del Treasury Note decennale (titolo di Stato Usa), pari a +1,52%, in calo di sei punti rispetto alla chiusura della scorsa seduta.
In calo il prezzo del Bitcoin, che evidenzia un andamento laterale da circa due settimane. La valuta digitale sta consolidando le quotazioni raggiunte in prossimità dei massimi storici, in attesa di nuove prese di posizione degli operatori. Un fattore decisivo, ai fini del mantenimento di un sentiment rialzista con probabile nuovo aggiornamento dei massimi, è la tenuta del supporto posizionato in area 58.000 dollari. La criptovaluta più diffusa quota 61.150 dollari, corrispondenti ad una performance su base giornaliera di -2,83%.
Nel mercato valutario, prosegue la discesa del cambio Euro/Dollaro Usa, che quota 1,1550 dollari, corrispondenti ad una performance di -0,50% rispetto alla chiusura della scorsa seduta.
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Per quanto riguarda il mercato delle materie prime, sale il prezzo dell’oro, che quota 1.793 dollari l’oncia, corrispondenti ad una performance di +1,30% rispetto alla chiusura della seduta precedente. Scende il prezzo del petrolio, che ha vissuto una giornata particolarmente volatile, a causa del meeting dell’OPEC+, che ha deciso di confermare, per il mese di dicembre, l’incremento giornaliero della produzione a quota 400.000 barili, lasciando insoddisfatti i consumatori e gli importatori, primi tra tutti gli Stati Uniti, che avevano richiesto un aumento della produzione pari al doppio di quello approvato dall’OPEC+, per soddisfare l’elevata domanda presente nel mercato del greggio e per tenere a bada i prezzi, in un periodo delicato di ripresa post pandemia. Il WTI (West Texas Intermediate, prodotto negli Stati Uniti) quota 79,02 dollari al barile, corrispondenti ad una performance di -1,75% su base giornaliera, mentre il Brent (prodotto in Europa) quota 80,43 dollari al barile, corrispondenti ad una performance di -1,90% rispetto alla chiusura di venerdì scorso.