Borsa di Milano: la situazione dopo la chiusura del 25 novembre

La chiusura della seduta odierna della Borsa di Milano e delle principali piazze europee, titoli migliori e titoli peggiori di giornata. Tiene banco la situazione legata all’offerta del fondo Kkr per l’acquisto del 100% di Telecom Italia.

In una giornata caratterizzata dall’ “assenza” di Wall Street, chiusa in occasione del Giorno del Ringraziamento, la Borsa di Milano chiude gli scambi nei pressi della parità. Poco mossi tutti i principali indici azionari europei che, a differenza del Ftse Mib (in leggero ribasso), chiudono in territorio positivo, nonostante i timori legati alla nuova ondata di contagi da Covid-19, che spaventa il vecchio continente. Ha pesato sulla performance di Piazza Affari il calo dei titoli bancari, con l’indice settoriale Ftse Italia Banche in perdita dell’1,11%.

Dopo che l’Austria ha indetto un nuovo lockdown generale di 20 giorni e il raggiungimento di un numero di contagi giornalieri da record in Germania e Olanda, esprime serie preoccupazioni anche la Francia, dove il governo ha reso obbligatorio l’utilizzo di mascherine nei luoghi pubblici e per la partecipazione ad eventi. La somministrazione della terza dose del vaccino, disponibile per i maggiorenni dal prossimo sabato, sarà obbligatoria a partire dal 15 gennaio. Questa ondata della pandemia, secondo il ministro della Salute francese Olivier Véran, sarà “più lunga e faticosa” rispetto alla precedente.

Telecom Italia: veto del governo sull’offerta del fondo Kkr?

A Piazza Affari, si continua a riscontrare elevata volatilità sul titolo Telecom Italia, in calo di quasi il 3% in chiusura, dopo essere salito di oltre il 15% nella seduta precedente in virtù delle indiscrezioni, non confermate, secondo cui il fondo statunitense Kkr sia disposto ad offrire un prezzo ben più elevato di quello indicato nella manifestazione di interesse (0,505 euro per azione).

La situazione è ancora in divenire, anche perché il Governo potrebbe esercitare il “golden power”, ovvero il potere, attribuitogli dalla legge, di porre specifiche condizioni o di opporsi all’acquisto di partecipazioni societarie, allo scopo di salvaguardare gli assetti proprietari di società operanti in settori ritenuti di interesse nazionale, come nel caso di Telecom.

C’è attesa per il Consiglio di Amministrazione in programma domani, soprattutto per comprendere meglio la posizione dell’amministratore delegato di Telecom, Luigi Gubitosi, il quale, secondo l’azionista principale Vivendi, potrebbe essere la mente dietro questa operazione, allo scopo di determinare uno stravolgimento nel controllo del gruppo italiano del settore telecomunicazioni.

La chiusura dei mercati azionari europei: il migliore è Madrid

Queste le performance evidenziate, in chiusura di seduta, dai principali indici azionari europei:

IBEX 35 (Madrid): +0,56%
CAC 40 (Parigi): +0,48%
SMI (Zurigo): +0,44%
FTSE 100 (Londra): +0,33%
DAX (Francoforte): +0,25%
FTSE MIB (Milano): -0,04% a quota 27.098,83 punti indice

L’Euro Stoxx 50 chiude in rialzo dello 0,40%, a quota 4.293,24 punti, evidenziando una leggera tendenza rialzista delle borse europee durante la seduta odierna.

Titoli migliori del Ftse Mib

I titoli più acquistati di giornata, tra quelli appartenenti al listino principale di Piazza Affari, sono stati i seguenti:

Campari: +2,51%
Enel: +1,48%
Amplifon: +1,31%
Prysmian: +1,30%
Mediobanca: +1,25%
Cnh Industrial: +1,22%
Nexi: +0,93%
Atlantia: +0,92%
Leonardo: +0,76%
Recordati: +0,76%

Titoli peggiori del Ftse Mib

I titoli più colpiti da vendite, invece, sono stati:

Telecom Italia: -2,65%
Pirelli: -1,81%
Inwit: -1,70%
Banco Bpm: -1,56%
Unicredit: -1,55%
Unipol: -1,53%
Poste Italiane: -1,49%
Finecobank: -1,48%
Banca Generali: -1,31%
Banca Mediolanum: -1,29%

Federal Reserve: maggioranza dei membri favorevole ad un tapering più aggressivo

Ieri sera, alle 20 ora italiana, sono stati rilasciati i verbali relativi all’ultima riunione del Fomc, organo della Fed incaricato di definire gli indirizzi di politica monetaria, da cui è emerso che molti membri della banca centrale statunitense ritengono che la riduzione degli acquisti di titoli obbligazionari dovrebbe essere più ampia, rispetto ai piani attuali, che prevedono acquisti complessivi di importo pari a 105 miliardi mensili, rispetto ai 120 miliardi previsti inizialmente.

Questo perché gli attuali livelli di inflazione, e la continuità che ne ha caratterizzato la salita negli ultimi mesi, stanno portando la Fed a cambiare idea al riguardo della natura delle pressioni inflazionistiche, inizialmente ritenute transitorie e legate soltanto alle riaperture della scorsa primavera ma che, in realtà, si stanno rivelando durature e destinate a permanere almeno fino alla metà del prossimo anno.

Di conseguenza, gli analisti si attendono che, oltre ad un tapering più incisivo, i rialzi dei tassi di interesse nel 2022 siano due, piuttosto che soltanto uno, come da proiezioni effettuate dalla Fed nell’ultimo meeting.

Notizie dagli altri mercati: segnali di ripartenza del Bitcoin, l’Euro cerca di interrompere la discesa

Nel mercato obbligazionario, lo spread Btp/Bund, ovvero il differenziale di rendimento tra il titolo di Stato italiano e quello tedesco con scadenza decennale, sale leggermente a 129 punti base, in aumento di un solo punto rispetto alla chiusura della precedente seduta. Il rendimento del Btp scende a +1,01%; in calo anche il rendimento del Bund, che si attesta a -0,28%. Invariato il rendimento del Treasury Note decennale (titolo di Stato Usa), pari a +1,64%, essendo chiusi i mercati finanziari statunitensi.

Nel mercato valutario, in leggero rialzo il cambio Euro/Dollaro Usa, che torna sopra la soglia di 1,12. L’Euro quota attualmente 1,1213 Dollari Usa, in rialzo dello 0,14% rispetto alla chiusura della scorsa seduta. La tendenza, però, dovrebbe rimanere ribassista ancora per diverso tempo, in considerazione dell’atteggiamento più accomodante della Banca Centrale Europea rispetto ad una Federal Reserve che, come detto, dovrebbe adottare una politica monetaria sempre più restrittiva nei prossimi mesi, per cercare di contrastare l’inflazione statunitense che, ad ottobre, ha raggiunto i massimi degli ultimi trent’anni.

Per quanto riguarda il mercato delle materie prime, stabile il prezzo dell’oro, che quota 1.789 dollari l’oncia, corrispondenti ad una performance di +0,02% rispetto alla chiusura della seduta precedente. In leggero ribasso il prezzo del petrolio: il WTI (West Texas Intermediate, prodotto negli Stati Uniti) quota 78,85 dollari al barile, corrispondenti ad una performance di -0,42% su base giornaliera, mentre il Brent (prodotto in Europa) quota 82,20 dollari al barile, corrispondenti ad una performance di -0,05% rispetto all’ultimo valore di chiusura.