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Piazza Affari, giovedì 23 settembre: chiusura positiva, salgono le banche

La chiusura della seduta odierna della Borsa di Milano, titoli migliori e titoli peggiori di giornata. Uno sguardo anche all’andamento di Wall Street e degli altri principali mercati finanziari. 

Palazzo Mezzanotte, sede della Borsa di Milano (Gettyimages)

Piazza Affari conclude la seduta odierna in deciso rialzo, affermandosi come la migliore tra le principali piazze europee, che chiudono tutte in territorio positivo. ad eccezione di Londra. Per la Borsa di Milano è la terza chiusura consecutiva con un guadagno giornaliero superiore all’1%: questa serie di rialzi ha consentito al Ftse Mib di invertire la performance settimanale, diventata positiva nonostante la pessima partenza dello scorso lunedì, quando le borse mondiali sono state travolte da un’ondata di vendite a causa dei timori legati al possibile default di Evergrande.

Il gigante immobiliare cinese, durante la seduta asiatica, è stato protagonista di un forte rimbalzo, facendo registrare una performance di +17,62%, che ha attenuato i timori sui rischi di crollo a breve termine del secondo gruppo immobiliare della Cina e del diffondersi di un pericoloso effetto a catena, che potrebbe trasmettere la crisi anche nel mondo occidentale. Questo fattore ha determinato un sentiment positivo anche nella sessione europea e in quella americana, attualmente in corso. Hanno alimentato un clima di fiducia anche le parole di Jerome Powell, durante la conferenza stampa che, ieri sera, ha concluso il meeting della Fed: pur essendo vicino l’inizio del tapering, il governatore della Fed ha confermato l’orientamento molto prudente della Fed, le cui mosse saranno sempre guidate dall’andamento dell’economia. Non vi saranno, dunque, passi azzardati da parte della Federal Reserve nella gestione della propria politica monetaria e questo viene molto apprezzato dagli investitori.

Va specificato che il caso Evergrande é ancora lontano dal potersi considerare definitivamente risolto. Secondo quanto riporta il Wall Street Journal, infatti, il governo cinese avrebbe avvertito le amministrazioni locali di mantenersi pronte ad affrontare lo scenario peggiore, ovvero un crollo del colosso immobiliare e di prepararsi ad intervenire per prevenire dei possibili disordini sociali e per ridurre gli effetti negativi, di un eventuale default, a carico degli acquirenti di abitazioni che hanno già versato una cauzione a favore di Evergrande. Il quotidiano statunitense racconta, inoltre, che il governo centrale di Pechino sarebbe disposto ad intervenire solo qualora Evergrande non fosse in grado di garantire un’uscita ordinata dalla crisi.

La chiusura dei mercati azionari europei: il migliore è Milano

Ecco le performance evidenziate, in chiusura di seduta, dai principali indici azionari europei:

  • FTSE MIB (Milano): +1,41% a quota 26.081 punti indice
  • CAC 40 (Parigi): +0,98%
  • DAX (Francoforte): +0,88%
  • SMI (Zurigo): +0,85%
  • IBEX 35 (Madrid): +0,78%
  • FTSE 100 (Londra): -0,07%

L’Euro Stoxx 50 conclude la seduta odierna in rialzo dell’1,08%, a quota 4.194,92 punti indice, evidenziando la prevalenza dei compratori nei mercati azionari europei.

Titoli migliori del Ftse Mib

  • Unicredit: +3,33%
  • Banca Mediolanum: +3,21%
  • Amplifon: +2,65%
  • Banco Bpm: +2,55%
  • Cnh Industrial: +2,48%
  • Intesa San Paolo: +2,30%
  • Unipol: +2,15%
  • Enel: +2,00%
  • Banca Generali: +1,91%
  • Finecobank: +1,79%

Ancora brillanti i titoli bancari, con l’indice settoriale Ftse Italia Banche in guadagno del 2,46%. Molto importanti saranno, per le prospettive future del comparto, gli sviluppi del caso Evergrande e soprattutto il diffondersi o meno di effetti a catena di un eventuale default nel settore finanziario occidentale.

Titoli peggiori del Ftse Mib

Concludono la seduta in ribasso soltanto i seguenti titoli, tra quelli facenti parte del paniere azionario del Ftse Mib:

  • Inwit: -0,75%
  • Diasorin: -0,54%
  • Campari: -0,16%

Stati Uniti: gli investitori gradiscono la prudenza della Fed

Continua a salire anche Wall Street, che ha concluso la scorsa seduta nei pressi dei massimi di giornata, manifestando così un certo gradimento verso le decisioni della Fed, annunciate ieri sera.

Queste le performance evidenziate dai principali indici statunitensi, alle 18:55 ora italiana:

  • Dow Jones: +1,65%
  • S&P 500: +1,40%
  • Nasdaq 100: +0,95%

La banca centrale statunitense, come previsto, ha mantenuto invariati i tassi di interesse, anche se si rileva una novità sull’orientamento per il prossimo anno: la maggior parte dei membri della Fed ritiene, infatti, che potrebbe essere opportuno procedere con un primo rialzo dei tassi già nel 2022, piuttosto che nel 2023, come emerso nel precedente meeting.

Nel comunicato rilasciato dalla banca centrale, si legge anche che i tassi sui fondi federali rimarranno sui livelli attuali, ovvero un range compreso tra 0 e 0,25%, finché “le condizioni del mercato del lavoro non avranno raggiunto il livello di piena occupazione e l’inflazione non sarà stabilmente pari al 2%, ma anche in grado superare moderatamente il 2% per brevi periodi di tempo”.

Confermata, per il momento, anche l’entità del quantitative easing, che rimane sui 120 miliardi mensili. Jerome Powell ha, però, confermato l’intenzione di procedere ad una riduzione degli acquisti di asset entro la fine dell’anno, molto probabilmente dopo il meeting di novembre, come molti analisti avevano anticipato nei giorni scorsi. La conclusione del tapering, quindi l’azzeramento degli acquisti, è prevista per la metà del 2022, dopodiché si potrà cominciare a discutere di un rialzo dei tassi.

Nella nota pubblicata dalla Fed si afferma, al riguardo, che “l’economia ha compiuto progressi importanti e se i progressi continueranno, rispettando le previsioni, presto potrebbe essere giustificata una moderazione nel ritmo degli acquisti di attività”. Jerome Powell ha, comunque, ribadito che il ritiro degli stimoli monetari sarà ispirato a principi di gradualità e prudenza e che il ritmo del tapering sarà coerente con l’andamento dell’economia. La Fed, dunque, manterrà un atteggiamento reattivo: ciò significa che gli interventi saranno finalizzati a calibrare la propria politica monetaria in base ai progressi evidenziati dall’economia statunitense.

Altre notizie dai principali mercati finanziari: continua il rimbalzo del Bitcoin

Nel mercato obbligazionario, lo spread Btp/Bundovvero il differenziale di rendimento tra il titolo di Stato italiano e quello tedesco con scadenza decennale, scende leggermente a quota 98 punti base, in calo di un solo punto rispetto all’ultimo valore di chiusura: il rendimento del Btp sale a +0,72%, stessa dinamica per il rendimento del Bund che si attesta a -0,26%. In netto rialzo anche il rendimento del Treasury Note decennale (titolo di Stato Usa), che risulta pari a +1,40%, in aumento di 7 punti base rispetto all’ultimo valore di chiusura.

Ancora impostato al rialzo il prezzo del Bitcoin che, grazie alla tenuta dell’importante area di supporto (precedentemente resistenza) compresa tra i 40.000 e i 41.000 dollari, ha scongiurato la partenza di un nuovo trend ribassista, scenario probabile in caso di breakdown dello stesso. Attualmente, il Bitcoin quota 44.600 dollari, corrispondenti ad una performance su base giornaliera di +2,32%.

Nel mercato valutario, in rialzo il cambio Euro/Dollaro Usa, dopo quanto emerso ieri dall’appuntamento con la Fed. Il cambio più utilizzato dai traders del Forex quota attualmente 1,1745 dollari, corrispondenti ad una performance di +0,51% rispetto al livello di chiusura della scorsa seduta.

LEGGI ANCHE >> Prelievi sopra i mille euro: non si potrebbe ma forse una soluzione c’è

Per quanto riguarda il mercato delle materie prime, in ribasso il prezzo dell’oro, che quota attualmente 1.750 dollari l’oncia, corrispondenti ad una performance di -1.03% rispetto all’ultimo valore di chiusura. Sale nuovamente con decisione il prezzo del petrolio: il WTI (West Texas Intermediate, prodotto negli Stati Uniti) quota 73,62 dollari al barile, corrispondenti ad una performance di +1,97% su base giornaliera, mentre il Brent (prodotto in Europa) quota 77,15 dollari al barile, con una variazione di +1,30% rispetto all’ultimo valore di chiusura.

Donato Mancini

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