Piazza Affari, giovedì 17 giugno: chiusura negativa, bene Ferrari

La chiusura della seduta odierna della Borsa di Milano, titoli migliori e titoli peggiori di giornata. Uno sguardo anche all’andamento di Wall Street e degli altri principali mercati finanziari. Una sintesi dei temi più importanti della giornata. 

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Palazzo Mezzanotte, sede della Borsa di Milano (Adobe stock)

La Borsa di Milano termina la seduta odierna in leggero ribasso, in un contesto caratterizzato da andamenti contrastanti tra i principali indici azionari, considerando sia l’Europa che gli Stati Uniti. Il post-Fed non sta, quindi, portando i mercati a muoversi in modo univoco verso una direzione ben precisa, probabilmente perché le novità emerse dalla riunione mensile della banca centrale statunitense, conclusasi ieri, sono poche e lo scenario per gli investitori, di conseguenza, non è cambiato molto.

Come prevedibile, i tassi di interesse sono rimasti invariati e il governatore Powell ha precisato che è ancora presto per attuare il tapering, ovvero un ridimensionamento del piano di acquisto titoli dalle banche. L’unica novità è rappresentata dalla tempistica dei prossimi rialzi dei tassi di interesse: risulta, infatti, sempre più probabile, analizzando l’orientamento di ogni membro del FOMC, un rialzo dei tassi durante il 2023 e, soprattutto, potrebbero esserci due rialzi durante lo stesso anno, piuttosto che uno, come si pensava prima di questo meeting. E’ stata questa la causa dei forti ribassi osservati ieri nell’azionario statunitense, in concomitanza con l’evento. Ribassi che poi, prima della chiusura, sono stati riassorbiti e gli indici hanno chiuso non distanti dai livelli della vigilia.

Nonostante i mercati non si siano indirizzati, finora, verso una direzione ben precisa, rimanendo piuttosto laterali, a livello intraday è possibile rilevare un incremento della volatilità, soprattutto a Wall Street, situazione sicuramente gradita ai trader di breve termine. Sarà interessante vedere, nei prossimi giorni, se questo aumento di volatilità arriverà anche nei mercati europei e se sta anticipando, come spesso accade, una correzione ribassista degli azionari.

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La chiusura dei mercati azionari europei: il migliore è Zurigo

Di seguito, le performance registrate, in chiusura di seduta, dai principali indici azionari europei:

  • SMI (Zurigo): +0,24%
  • CAC 40 (Parigi): +0,21%
  • DAX (Francoforte): +0,11%
  • IBEX 35 (Madrid): -0,07%
  • FTSE MIB (Milano): -0,21% a quota 25.713,60 punti indice
  • FTSE 100 (Londra): -0,44%

L’Euro Stoxx 50, indice composto dalle più grandi società europee, chiude in rialzo dello 0,15%, a quota 4.158,14, ovvero non distante dai livelli della vigilia.

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Titoli migliori del Ftse Mib

I titoli azionari che hanno evidenziato i maggiori rialzi, durante la seduta odierna, sono i seguenti:

  • Ferrari: +1,92%
  • Amplifon: +1,82%
  • STMicroelectronics: +1,19%
  • Nexi: +1,04%
  • Moncler: +0,48%
  • Azimut Holding: +0,44%
  • Generali: +0,44%
  • Stellantis: +0,34%
  • Unicredit: +0,27%
  • Banca Mediolanum: +0,22%

Titoli peggiori del Ftse Mib

I titoli più venduti di giornata, sempre tra quelli inclusi nel listino principale della Borsa di Milano, sono stati:

  • Tenaris: -2,24%
  • Saipem: -1,88%
  • Prysmian: -1,82%
  • Enel: -1,63%
  • Cnh Industrial: -1,40%
  • Buzzi Unicem: -1,21%
  • Interpump Group: -1,08%
  • Unipol: -1,05%
  • Eni: -1,04%
  • Hera: -0,81%

Stati Uniti: cosa è emerso dal meeting Fed

Il FOMC (Federal Open Market Committee), organo della Federal Reserve incaricato di definire gli indirizzi di politica monetaria della banca centrale, ha alzato le stime di inflazione, prevista al 3,4% nel 2021, in rialzo rispetto al 2,4% stimato durante la riunione di marzo. Il tasso di inflazione viene, inoltre, stimato sul livello di 2,1% nel 2022 e del 2,3% nel 2023. Inoltre, durante la conferenza stampa, il governatore della Fed, Jerome Powell, ha ribadito come, secondo la Fed, le recenti pressioni inflazionistiche siano soltanto temporanee e legate soprattutto al forte rialzo dei prezzi delle materie prime. Infatti, come risulta evidente dalle stime riportate per i prossimi due anni, il tasso di inflazione dovrebbe ritornare vicino al target del 2%.

Le ulteriori rassicurazioni di Powell sulla temporaneità dell’inflazione e sull’intenzione della banca centrale di lasciare invariato il quantitative easing ancora a lungo hanno consentito a Wall Street di recuperare le perdite registrate in precedenza, chiudendo non distante dai livelli della vigilia. Le vendite registrate prima della conferenza di Powell, tra le 20 e le 20:40 circa (ora italiana), erano state innescate dal dot plot, ovvero il grafico nel quale vengono riportate, ogni tre mesi, le previsioni di ciascun funzionario della Fed sul livello dei tassi di interesse negli anni a venire, risultate molto più tendenti verso un inasprimento della politica monetaria, rispetto agli scorsi mesi. Nel dot plot pubblicato ieri, infatti, 7 componenti su 18 prevedono aumenti dei tassi d’interesse già nel 2022; a marzo erano quattro e a dicembre solo uno. Ma soprattutto, 13 membri su 18 prevedono almeno un aumento dei tassi nel 2023, mentre a marzo erano sette e a dicembre solo cinque. E non solo, la maggioranza di questo gruppo prevede due rialzi nel corso dello stesso anno.

Oggi gli indici statunitensi evidenziano performance contrastanti, in linea con quanto osservato nelle borse europee, ma non si vede ancora la correzione ribassista degli azionari attesa già dai primi di maggio e che ci si aspettava potesse partire subito dopo il meeting Fed. Torna a vedersi, invece, della volatilità a livello intraday. Dow Jones e S&P 500 oscillano in territorio negativo, mentre il Nasdaq 100 ha addirittura aggiornato il massimo storico in area 14.200 punti:

  • Nasdaq 100: +1,50%
  • S&P 500: -0,05%
  • Dow Jones: -0,71%

Sul fronte dei dati macroeconomici, si segnala un incremento delle nuove richieste di sussidi di disoccupazione, le quali avevano raggiunto i minimi dall’inizio della pandemia durante la scorsa settimana. L’ultima lettura ha evidenziato 412.000 nuove richieste, al di sopra delle stime degli analisti (359.000) e del dato precedente (375.000). Per informazioni circa i dati macro che saranno rilasciati nella giornata di domani, è possibile consultare il calendario economico.

Altre notizie dai principali mercati finanziari: dollaro forte dopo il meeting Fed

Per quanto riguarda il mercato obbligazionario, lo spread Btp/Bund, ovvero il differenziale di rendimento tra il titolo di Stato italiano e quello tedesco con scadenza decennale, torna a salire e si attesta a quota 101 punti base (+3 rispetto al valore di chiusura di ieri): il rendimento del Btp risulta pari a +0,77%, mentre il rendimento del Bund è di -0,24%. Scende il rendimento del Treasury Note decennale (titolo di Stato USA), che risulta pari a +1,51%, in calo di 6 punti base rispetto all’1,57% registrato ieri in chiusura.

Ancora in calo il Bitcoin, che si allontana ulteriormente dal livello di resistenza dei 40.800 dollari, dopo aver tentato il breakout che avrebbe potuto avviare l’inversione rialzista, nella giornata di martedì. Dopo questo tentativo, però, la criptovaluta più famosa non è riuscita ad effettuare una chiusura di seduta superiore a tale livello. Attualmente il Bitcoin ha un prezzo di 37.700 dollari circa, con una performance su base giornaliera di -1,70%.

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Nel mercato valutario, forte ribasso del cambio Euro/Dollaro USA, che segue il deciso calo già osservato ieri in conseguenza dell’apprezzamento del dollaro, determinato dalla Fed e, in particolare, dalle risultanze del dot plot, descritte in precedenza. Il cambio più utilizzato dai traders del Forex viene scambiato attualmente ad un tasso di 1,1907, corrispondente ad una variazione su base giornaliera di -0,73%. Si tratta dei minimi degli ultimi due mesi, infatti l’Eur/Usd non toccava livelli vicini ad area 1,19 da metà aprile.

Per quanto riguarda le materie prime, deciso ribasso dell’oro, dovuto alla forza del dollaro: attualmente quota 1.778 dollari l’oncia, in calo dell’1,90% rispetto alla chiusura di ieri. Scende anche il prezzo del petrolio: il WTI (West Texas Intermediate, prodotto negli Stati Uniti) quota 71,19 dollari al barile, con una performance di -0,61% su base giornaliera, mentre il Brent (prodotto in Europa) quota 72,50 dollari al barile, con una variazione di -1,05% rispetto al valore di chiusura di ieri.

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