Gli italiani sono alle prese con gli aumenti del costo della vita. Il petrolio è uno di questi e sono diversi i lavoratori a rischio per il caro carburante.
Pesano gravemente sulle tasche degli italiani gli sviluppi legati al conflitto in corso tra Russia e Ucraina. Ciò che era la natura passeggera dell’inflazione dovuta agli stimoli monetari e fiscali sembra oggi destinata a scontarsi sui prezzi a lungo termine.
Benzina e gas in particolare sono oggi tra i prodotti di largo consumo che più incidono sull’aumento del costo della vita. Se i prezzi di questi beni aumentano migliaia di lavoratori e di imprenditori vedono aumentare i costi fissi delle loro attività.
In Italia sono poco più di 717 mila i piccoli imprenditori, la gran parte artigiani, che stanno avendo difficoltà a seguito dell’aumento del prezzo del diesel. L’incremento del 22% aumenta i costi di attività come autonoleggiatori, taxisti, trasportatori, ma anche idraulici, elettricisti e falegnami. Tutti coloro che hanno necessità di fare più spostamenti per ragioni di lavoro usando mezzi propri andranno in grande difficoltà diminuendo la portata complessiva della crescita economica.
Sono circa 5 milioni gli autocarri e oltre 4,2 milioni i veicoli commerciali leggeri a cui i lavoratori italiani hanno affidato una parte importante del loro reddito e con cui si fatica oggi a far quadrare i bilanci. Una voce, quella del carburante, che mediamente rappresenta il 30 per cento circa dei costi totali di gestione delle imprese dei settori appena citati.
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Petrolio sempre più caro: chi ha diritto al credito di imposta sul carburante
Se nel medio periodo i prezzi alla pompa di benzina non diminuiranno, gli idraulici e gli elettricisti, saranno quasi sicuramente costretti a scaricare l’aumento dei costi fissi sul cliente finale alimentando l’inflazione. Per questi motivi la CGIA chiede di ridurre il peso delle accise che incide sul prezzo del carburante. Nel trasporto su strada solo i mezzi pesanti oltre le 7,5 tonnellate e con classe di inquinamento che sia almeno Euro 5 possono richiedere il credito di imposta per il rimborso delle accise. Praticamente solo circa il 10% di tutti quelli presenti in Italia.
Da quasi una settimana l’Europa è piombata pur non volendo in un baratro chiamato guerra, che soprattutto dopo le difficoltà appena superate sta lasciando tutti sgomenti. Il conflitto tra Russia e Ucraina è arrivato direttamente a noi tramite la globalizzazione riportato in primo piano anche il grande tema della dipendenza energetica.
La dipendenza da gas e petrolio dell’Europa
L’Europa e l’Italia, infatti, dipendono dalle fonti fossili, Fino al 40% del gas naturale necessario al continente è fornito dalla Russia. Questo desta timori sul potenziale della risposta che l’Europa è in grado di dare se Mosca dovesse tagliare la sua fornitura.
La politica energetica del continente è infatti uno strumento fondamentale per avvicinarsi al sogno europeo, nato proprio dalle due guerre mondiali. Nella prima furono contese le fonti energetiche come i bacini carboniferi della Ruhr fra Germania e Francia, nella seconda i pozzi petroliferi del mar Caspio. Non è strano quindi che la prima forma di cooperazione europea immaginata dai Padri Fondatori sia stata proprio la CECA, ovvero Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio costituita con il trattato di Parigi nel 1951. Sei anni più tardi viene fondata la Comunità Europea dell’Energia Atomica, meglio conosciuta come Euratom.
Quanto pesano le accise sul costo finale del carburante
Alla luce della straordinarietà del momento e del peso economico che il settore dell’autotrasporto ha in Europa, non dovrebbe essere difficile trovare l’appoggio dei principali Paesi per concordare comunemente un sostegno al settore. Proprio sul fronte delle accise queste incidono sul prezzo al dettaglio della benzina per circa 62 centesimi. Gli automobilisti italiani subiscono una tassazione abnorme sui carburanti, con IVA e accise che oggi pesano per il 64,5% sulla benzina e per il 61% sul diesel.
Secondo l’Ufficio studi della Cgia il credito di imposta per il rimborso delle accise che gravano sui carburanti è previsto per i taxisti, per il trasporto pubblico locale, per quello scolastico e per gli autonoleggiatori con conducente. Non è previsto, invece, per tutte le altre categorie artigiane, per gli agenti di commercio e per i bus turistici.
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Petrolio sempre più caro: evitare le conseguenze accelerando l’approvvigionamento delle rinnovabili
La situazione in via di sviluppo non consente di trarre conclusioni sui suoi esiti economici. È forse proprio questo un’ottima occasione per accelerare sull’approvvigionamento di fonti rinnovabili.
Queste sono le due priorità su cui il nostro Esecutivo deve lavorare. In particolare è urgente snellire le procedure per i nuovi progetti di eolico a terra e a mare nonché per l’ammodernamento degli impianti esistenti. Solo così sarà possibile frenare la dipendenza dal gas, ridurre i costi in bolletta di famiglie e imprese e soprattutto accelerare la transizione energetica senza dare il via a una nuova e insensata corsa al carbone.
L’acquisto di petrolio russo è già decisamente diminuito e c’è un rischio oggettivo che i gasdotti sul territorio ucraino vengano danneggiati nei combattimenti. Sebbene l’Ucraina abbia un ruolo marginale nell’approvvigionamento energetico dell’Europa, rispetto alla Russia, lo shock energetico dei prezzi potrebbe peggiorare. A fronte di un maggiore prolungamento delle sanzioni e dell’intervento dell’Unione Europea la Russia potrebbe chiudere completamente le esportazioni di gas verso l’Europa.