Pesante stangata sulla busta paga: diminuisce molto ma si può correre ai ripari

La busta paga diminuisce? Attenzione ai dettagli, si può risolvere, ma bisogna porre in essere queste accortezze. Guida pratica e veloce.

Se c’è qualcosa che non dovrebbe mai subire un calo in questo momento, è proprio la retribuzione. Se la busta paga diminuisce sono guai irreparabili in questa fase economica. La crisi è fortemente percepita dai contribuenti. Non ci sono vincenti in questa situazione, ma la maggior parte dei cittadini sta vivendo una dura condizione di crisi. Riuscire a far fronte a tutto è praticamente impossibile. Ma se ci si accorge in tempo dei guai in atto, si potrebbe davvero in maniera pratica e semplice, ovviare a problematiche del genere. Guida per non perdere un soldo, soprattutto per tutelarsi dai problemi che affliggono la tasca del risparmio.

Cosa fare se la busta paga diminuisce
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La tasca del risparmio è la principale vittima del momento. A questa segue quella del potere d’acquisto, che a quanto pare sembra tutto, meno che “potente”. I contribuenti sono sempre più deboli, e non lo sono nell’acquisto di una Lamborghini o una Ferrari di ultima generazione, ma nella vita di tutti i giorni. Dall’adempimento delle spese dell’affitto, fino al semplice fare le spesa, o far fronte a situazioni che concernono la cura e il benessere del singolo. Così, se c’è questo campanello d’allarme, cioè se la busta paga diminuisce a vista d’occhio, bisogna aver chiaro “il perché” si esaurisca una situazione del genere.

All’inflazione galoppante che porta ad un aumento costante e continuo del livello dei prezzi non si può dire altro se non “attendere tempi migliori”. Il costo della vita è diventato pressoché insostenibile, ma con qualche accortezza si può far fronte ad una situazione che nel tempo può essere tranquillamente ripristinata, ecco come.

Se la busta paga diminuisce, agire così: guida per non perdere soldi!

Cosa fa diminuire il cash in busta paga? Se la retribuzione diminuisce c’è sicuramente qualcosa che non va. Proprio per questo è bene che ogni mensilità venga posta al giusto vaglio, specie se significa dover poi subire una condizione del genere. Non ci sono regole assolute, ma piccole voci che puntualmente bisogna visionare per confermare o meno una condizione di codice rosso o meno. Ecco quali sono le voci da controllare, e perché di conseguenza c’è un netto calo a fine mese.

Assenze ingiustificate, permessi non retribuiti, o quelli che lo sono solo parzialmente, questi termini sono i tre punti chiave della situazione. Nel primo caso, si fa riferimento a quella situazione in cui il dipendente non ha informato in tempo, cioè quello prestabilito nel contratto, della sua assenza. Di conseguenza, la condotta potrebbe risultare ancora più grave nel momento in cui nei giorni successivi quando rientra nelle proprie mansioni, non ha modo e prove per giustificare la sua mancata presenza.

Tra tutti gli inadempimenti, è il più grave, perché comporta la possibilità di reiterarsi nel tempo, cioè ripetersi, e privare lo stesso lavoratore di una condotta responsabile. La questione è così grave perché si va ben oltre la riduzione della busta paga a livello mensile, dato che potrebbe non venire posta più nessuna retribuzione. Si può procedere con il licenziamento, addirittura il Parlamento ha predisposto che la quinta assenza ingiustificata può essere considerata come un atto di dimissioni.

Perché la busta paga diminuisce
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Per quest’ultimo provvedimento però si aspettano conferme. Segue la questione dei permessi non retribuiti o parzialmente, è chiaro che più ce ne sono, maggior è la possibilità di veder ridotto lo stipendio. Nonostante ciò, non sono possibile “fonte di licenziamento” come il caso precedentemente analizzato. Tra i permessi non retribuiti ci sono quelli per la malattia del figlio, per problematiche familiari, e per lo svolgimento di altre attività.

Nel primo caso, si può assentare senza limiti nei primi 3 anni di vita del bambino, mentre tra i 3 e gli 8 anni ci sono 5 giorni per genitore. Nel secondo, sono i CCNL a parlare, cioè i singoli Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro che predispongono che ad esempio, in caso di malattia del coniuge ci si assenta. Ci si può assentare continuativamente, ma non più di 2 anni. Oltre c’è il rischio del licenziamento. Se il permesso fosse per la realizzazione di altre attività, come il partecipare ad un corso di formazione, ci si può assentare per massimo 11 mesi per chi è in azienda da almeno 5 anni.

Infine, ci sono i permessi parzialmente retribuiti a far diminuire la busta paga. Questi sono quelli di congedo parentale, malattia e maternità. Chiaramente per quest’ultima si tratta di una riduzione minore, si percepisce l’80%, ma è disciplinata come l’indennità di malattia. Ogni posto di lavoro ha le sue condizioni specifiche che fanno variare la portata dell riduzione. Generalmente per il congedo parentale le assenze sono pagate al 30%, ma i giorni che vi eccedono, non sono retribuiti. Infine, per la malattia la questione è disciplinata con l’indennità INPS al 50% tra il 4° e il 20° giorno della malattia, per poi salire al 66,6% tra il 21° e 180° giorno.

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