Permessi Legge 104: puoi davvero usare i giorni retribuiti per una gita o un viaggio? La verità che nessuno ti dice!

Ti sei mai chiesto se i permessi della Legge 104 possono essere utilizzati per una gita o un viaggio con un familiare disabile?

Ecco come Samuele e Asia hanno trasformato una semplice iniziativa in un momento di benessere e felicità, rispettando la normativa e senza rischiare sanzioni.

disabile con cane
permessi Legge 104: puoi davvero usare i giorni retribuiti per una gita o un viaggio? -trading.it

Samuele è un giovane padre che lavora a tempo pieno. Sua figlia, Asia, è una bambina di otto anni affetta da una disabilità grave che richiede assistenza costante. Nonostante le sfide quotidiane, Samuele desidera offrire all’Asia momenti di svago e normalità, come una gita al mare o una passeggiata in montagna. Tuttavia, si chiede se sia possibile utilizzare i permessi retribuiti previsti dalla Legge 104 per queste attività senza incorrere in problemi legali o disciplinari.

La Legge 104 del 1992 è una normativa italiana che tutela i diritti delle persone con disabilità e dei loro familiari. Tra le agevolazioni previste, ci sono permessi retribuiti che consentono ai lavoratori di assentarsi dal lavoro per assistere un familiare con disabilità grave. Ma fino a che punto è possibile utilizzare questi permessi per attività come gite o viaggi? E quali sono i limiti da rispettare per evitare abusi?

Permessi Legge 104 e gite: cosa dice la normativa?

La Legge 104 non specifica esattamente quali attività siano consentite durante i permessi retribuiti, ma la giurisprudenza ha chiarito che l’assistenza al familiare disabile non deve essere necessariamente continua e ininterrotta per tutta la durata del permesso. Questo significa che il lavoratore può svolgere altre attività, purché siano compatibili con l’assistenza e finalizzate al benessere del disabile.

Disabili in sedia a rotelle
Permessi Legge 104 e gite: cosa dice la normativa?-ytrading.it

Nel caso di Samuele e Asia, organizzare una gita potrebbe essere non solo un momento di svago, ma anche un’opportunità per migliorare l’umore e la qualità della vita di Asia. Secondo la Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 12679 del 2024, accompagnare il familiare disabile in una località turistica, se finalizzato al suo benessere, non costituisce abuso dei permessi .

Questo significa che una breve vacanza, un’escursione o una semplice giornata al mare possono essere considerate attività compatibili con la normativa, purché il lavoratore non utilizzi il tempo del permesso per scopi estranei all’assistenza.

Tuttavia, è fondamentale prestare attenzione ad alcuni aspetti:

Il lavoratore deve essere sempre reperibile e disponibile in caso di bisogno del familiare disabile.

L’attività deve avere un legame diretto con il benessere dell’assistito, e non essere un semplice pretesto per un viaggio di piacere.

È consigliabile documentare l’attività svolta per evitare contestazioni.

Quando un viaggio con il familiare disabile può essere considerato abuso?

L’utilizzo improprio dei permessi della Legge 104 può portare a sanzioni disciplinari, incluso il licenziamento. Ad esempio, un lavoratore che usa i permessi per viaggiare da solo, svolgere un secondo lavoro o dedicarsi ad attività ricreative senza il coinvolgimento del familiare disabile commette un abuso.

Tuttavia, la giurisprudenza ha stabilito che se l’attività svolta durante il permesso è effettivamente finalizzata al benessere del familiare con disabilità, allora non si configura alcun illecito. Un caso emblematico è quello di un dipendente che accompagnò la moglie affetta da una patologia respiratoria in una località di mare per permetterle di beneficiare dell’aria salubre: il suo licenziamento fu dichiarato illegittimo.

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